Chi sono i giornalisti 'embedded'? Semplice: sono i cronisti che, invece di recarsi nei luoghi di guerra (i cosiddetti 'teatri di crisi') per conto loro, si aggregano al contingente militare e raccontano la prima linea da un punto di vista, se così si può dire, privilegiato.
Sono penne di serie 'b' come sostengono, maliziosamente, certi loro colleghi? Sono reporter soggetti alla censura o, peggio ancora, all'autocensura per via dello stretto rapporto con l'esercito? Sono inviati che rischiano di meno perché di diretta responsabilità delle forze armate?
A queste e ad altre domande si è cercato di rispondere questa mattina nella splendida cornice delle Terme Tettuccio di Montecatini - un vero e proprio paradiso terrestre - in occasione del corso di giornalismo organizzato dall'ordine professionale della Toscana: quattro ore di analisi e testimonianze su come i mass-media raccontano il mondo di oggi.
A moderare l'incontro, il generale - e giornalista pure lui - Valter Cassar.
Il primo relatore a prendere la parola è stato Carlo Romeo, giornalista, scrittore e manager Rai, il quale ha ripercorso la sua esperienza sui teatri operativi: da Beirut, nel settembre del 1983, al Kosovo, dopo la caduta del muro di Berlino. "Ora che si avvicinano i 70 anni - ha dichiarato -, capisco che molta della mia vita l'ho passata nei posti 'caldi' del globo. Non capisco però la mentalità di chi pensa che fare l'inviato di guerra dia una sorta di prestigio: ogni tipo di giornalismo ha il suo fascino se fatto bene".
Per Clara Sampietro, blogger e giornalista di inchiesta, sarebbe una 'vocazione' che, come la collega Carlotta Ricci, giornalista Rai, una si porta nel sangue fin dalla culla - anche se, a volte, si capisce a posteriori. Sampietro e Ricci sono state le prime ad aver frequentato - e vinto - un corso per giornaliste 'embedded': la loro passione per le forze armate le ha portate, l'una a passare un Natale a Nassyria nel 2004, l'altra a fare un 'viaggio' in Afghanistan nel 2005.
Entrambe sono comunque la testimonianza di come il mondo delle forze armate, indicativamente dal 2010 in poi, si sia aperto a quello della stampa dopo aver viaggiato, per troppo tempo, su binari opposti e paralleli. Un'apertura confermata dal colonnello ufficiale dell'aeronautica militare Stefano Cosci, giornalista e già direttore responsabile della “Rivista Aeronautica”, il quale ha vissuto sulla sua pelle questo passaggio.
Per il generale Vincenzo Camporini, ex capo della difesa, un rapporto dagli effetti benefici per entrambe le parti: "Sapere di avere un giornalista che mi segue nei teatri di crisi - ha affermato - mi impone una certa condotta professionale. Il modo di comportarmi è influenzato in positivo dalla sua presenza. Credo comunque che questo rapporto debba, necessariamente, maturare".
Non poteva mancare, infine, un commento su quanto sta succedendo in Ucraina. Per il giornalista Carlo Romeo si tratterebbe di un'invasione a tutti gli effetti: "Mai avrei creduto, dal crollo del muro in poi, che un conflitto nucleare potesse essere uno scenario possibile. Oggi mi devo, purtroppo, ricredere. Non sono in grado di fare previsioni. Posso dire che l'Onu si è dimostrato inadeguato ad affrontare il problema, la Cina è in forte difficoltà, la questione Taiwan è aperta, l'Iran e l'atomica preoccupano, poi c'è Israele... Insomma, si dice che sarà una guerra lunga, ma siamo sicuri che rimarrà nei confini?"
Domande 'bollenti' che tengono col fiato sospeso l'intero pianeta. Nemmeno il generale Camporini ha chiare le intenzioni del Cremlino: "La domanda che si fanno tutti è: dov'è l'aeronautica russa? Io posso solo fare un paio di osservazioni: da una parte, il dominio dell'aria non è mai stato una priorità della dottrina militare russa; dall'altra, forse Putin pensava che l'operazione in Donbass sarebbe stata una passeggiata".
Infine, un monito ai giornalisti: "Attenzione all'informazione: non creiamo tifoserie nell'opinione pubblica come se si trattasse di una partita di calcio. In questa guerra - come in tutte le guerre - non ci sono vincitori, ma solo sconfitti. E' l'intera umanità che perde".