Vent'anni e un giorno. No, non il titolo del libro di un altro personaggio che fece, più o meno, bene o male, la storia d'Italia, prima fascistissimo sempre critico così si dice, e poi finito nella Legione Straniera per purgarsi degli errori e delle colpe passate, Giuseppe Bottai. Vent'anni e un giorno sono quelli trascorsi da quel maledettissimo 14 aprile 2004 quando un macellaio islamico, in Iraq, mise fine alla vita di un eroe italiano, quello si, Fabrizio Quattrocchi, addetto alla sicurezza piombato a quelle latitudini per guadagnarsi da vivere. Su di lui la Sinistra, i giornalisti eunuchi e svenduti all'Ideologia, gli pseudo intellettuali invertebrati che pullulano, soprattutto, in questo (s)fasciato Stivale, hanno scritto e vomitato di tutto, arrivando persino a giustificare il suo omicidio e il suo assassino che, adesso, probabilmente, se la sta godendo, si fa per dire, da qualche parte. Se, invece, fosse morto nel frattempo - magari! - una prece di gioia.
Alcuni mesi dopo la morte di Quattrocchi, ci recammo a casa della sorella Graziella per chiederle e proporle la collaborazione a scrivere un libro sulla vicenda perché ci eravamo resi subito conto che in un Paese diviso tra fascisti (idioti) e antifascisti (dementi) per i quali la realtà era ancora ferma a 60 anni prima, la sua tragedia avrebbe potuto rappresentare un ideale seppur tragico momento di ritrovata unità. Graziella Quattrocchi ci spiegò che era ancora troppo presto e che non se la sentiva. Da allora sono trascorsi, appunto, due decenni o quattro lustri e, finalmente, a fine aprile 2024 uscirà un libro che racconterà la storia di Fabrizio Quattrocchi. Si intitolerà Vi faccio vedere, esattamente come quelle poche parole che pronunciò prima di essere trucidato: Vi faccio vedere come muore un italiano. Gli autori sono un giornalista freelancer, Raffaele Panizza e Graziella Quattrocchi. Il libro è edito da Eclettica.
Per l'anniversario della scomparsa di Fabrizio Quattrocchi, ucciso con un colpo di pistola dai tagliagole dell'Islam che la Sinistra importa in Europa nella speranza e nella convinzione che possano costituire le avanguardie dell'esercito non più rosso, ma che abbatterà, ugualmente, il capitalismo, abbiamo parlato con Graziella Quattrocchi per ricordare insieme una figura di italiano che l'Anpi, l'associazione nazionale partigiani... ideologizzati, ha più volte criticato e liquidato nel peggiore dei modi. Graziella Quattrocchi, oggi, ha 68 anni e abita sempre a Genova con gli altri due fratelli di Fabrizio, Domenico di 73 anni e Davide di 58 anni. Quando morì Fabrizio aveva 36 anni, oggi ne avrebbe avuti 56: era il più piccolo della famiglia, tutti nati a Catania, ma piovuti in Liguria a seguito del padre che lavorava come commerciante. Una famiglia che amava profondamente l'Italia come avviene nella stragrande maggioranza delle famiglie del sud.
Graziella Quattrocchi, sono passati 20 anni da quel 14 aprile 2004. Vent'anni e un giorno, quel giorno e che giorno. Come sta?
Come sto? Sto. Sono stati vent'anni duri, sofferti ed è sempre una ferita aperta. Non passa giorno senza che io non ricordi mio fratello perché Fabrizio e Davide li ho, letteralmente, cresciuti io e, a pensarci bene, sono venuti su insieme alle mie figlie vista la grande differenza di età che c'era tra me e loro. Era un rapporto molto stretto, molto intimo, proprio come dei figli. E' stato, del resto, come se mi fosse morto un figlio. L'amore che avevamo l'uno per l'altra e tra noi tutti fratelli, era fortissimo. Siamo sempre stati una famiglia molto unita, papà e mamma dalla Sicilia da Catania, ma noi genovesi cresciuti qua sin da bambini.
Venti anniversari, uno dietro l'altro come le ciliege, ma molto, molto più amari. Come sarà questo?
Sarà senza dubbio molto più particolare anche se come tutti gli anni terremo una piccola cerimonia al cimitero monumentale Staglieno di Genova. Quest'anno ci sarà sicuramente molta più gente, ci saranno ospiti particolari, tante persone mi hanno scritto per dire che verranno per ricordare Fabrizio e l'affetto della gente in tutti questi anni è stato tantissimo e, per me, fonte di gioia. Sarà una giornata sofferta, ma bella.
Ci sono state persone che le hanno fatto del male all'epoca. Le ha perdonate?
Il perdono viene da sé, piano piano, noi le so dire chi ha ucciso mio fratello, so che è stato un barbaro. E io non ci posso fare nulla, convivo con questa cosa da tutto questo tempo.
Noi ci riferivamo più che all'assassino, che ci auguriamo sia morto, a quello che hanno detto o scritto subito dopo la morte e negli anni successivi su Fabrizio.
Vero. E' stato scritto di tutto e di peggio su mio fratello e questo mi ha fatto molto male, non solo a me ovviamente, ma anche ai miei fratelli. Abbiamo sofferto tantissimo per questa cosa. I media ci hanno trattato malissimo, infangato. Ci hanno rivoltato come un calzino e, alla fine e come era prevedibile, non hanno trovato nulla, ma proprio per questo ci hanno fatto ancora più male, perché niente c'era da trovare e noi lo sapevamo dall'inizio. Per questo, per difendere la sua memoria abbiamo lottato tutti questi anni.
Cosa intende aver lottato per suo fratello?
Per la sua figura, per la sua integrità, per quelli che ancora dicono che è stato un mercenario. Lui non lo è mai stato invece, Era un addetto alla sicurezza privata, non ha mai ammazzato né fatto del male a qualcuno. Anzi ha fatto del bene e persone che ho conosciuto e sono venute da me a raccontarmelo dopo lo hanno confermato. Era un uomo generoso, una persona piena di entusiasmo, di vita e, purtroppo, lo hanno trattato come se fosse un delinquente.
C'è qualcuno, tra i tanti che ci sono sforzati, riuscendovi, che le ha fatto particolarmente male?
Il male più grande è stato quando un giornalista del Secolo, lo stesso giorno della scomparsa di mio fratello e con noi che non sapevamo nulla, ha fermato mia mamma per strada sotto casa e le ha chiesto se aveva qualcosa da dire visto il rapimento del figlio in Iraq. Mia mamma restò sconvolta.
Quanti hanno vomitato di tutto contro Fabrizio Quattrocchi?
Tantissimi. Non li conto nemmeno più. Sul web ancora adesso scrivono tantissime bugie e quando viene inaugurata una strada in suo nome e in occasione delle inaugurazioni passate, qualche leone da tastiera scrive ancora che era un mercenario. Dicono anche che fosse un fascista e che sia morto dicendo Vi faccio vedere come muore un camerata. Falso e il video arrivato due anni dopo la morte in Italia e fatto vedere da tutti, lo ha confermato. Lui disse Vi faccio vedere come muore un italiano.
Che effetto le fece, all'epoca, due anni dopo la sua morte, vedere quel filmato, breve, ma tremendamente lungo, in cui suo fratello veniva ucciso a bruciapelo?
No ho formito per anni e ce l'ho tutt'ora e tutto davanti ai miei occhi. Io lo sapevo sin dall'inizio che Fabrizio non poteva aver detto quello che hanno scritto i giornali. Per me è la verità, quando poi è stato pubblicato dalle televisioni il video, è stato, finalmente, poter pensare che il mondo, adesso, capirà quello che veramente ha detto.
Non ha avuto più nessuna notizia dell'assassino di suo fratello?
No, non so che fine abbia fatto.
C'è stato qualcuno, tra coloro che le fecero del male a colpi di penna o anche verbalmente, che a distanza di tempo le ha chiesto scusa?
No, nessuno mai.
Qual è il messaggio che, oggi a vent'anni di distanza, può ancora avere la morte di suo fratello?
Un messaggio forte, quello della sua italianità. Lui amava il suo paese e, quindi, il suo doveva e poteva essere un messaggio che forse in tanti non hanno capito o non hanno voluto capire. Lui ha veramente spiazzato i suoi terroristi nel momento stesso in cui lo hanno ucciso: non ha pianto, non ha chiesto nulla, era tranquillo, sereno, eppure sapeva che l'avrebbero ammazzato.
Perché proprio lui e non gli altri due suoi colleghi?
Me lo chiedo sempre, ma non lo so. Non ne ho idea.
I due colleghi che erano stati rapiti con Fabrizio si sono fatti vivi con lei negli anni seguenti?
Sono venuti per il decennale e poi non li ho più sentiti. Forse i primi anni qualcuno, ma poi più nessuno.
Le raccontarono che cosa era, esattamente, successo a suo fratello in quei drammatici momenti?
Non mi hanno mai raccontato niente, mi dissero che glielo avevano proibito.
E tra i politici l'ha mai più chiamata nessuno?
No, mai chiamato. Nel 2007, per l'anniversario della morte di Fabrizio, avevo preso la sala comunale, tra l'altro me la fecero pagare. Avevamo invitato le scuole. Ne vennero solo tre, ma non tutti i ragazzi. Mi fu detto che c'erano delle difficoltà.
E' vero che lei ha una sorpresa in serbo?
Si, a fine aprile uscirà il libro sulla storia di Fabrizio Quattrocchi. Si intitolerà, semplicemente, Ti faccio vedere.