Donatella Cinelli Colombini, quella appena terminata è stata la prima stagione dell'era post-Covid dopo due anni di pandemia o quasi. Lei che oltre ad essere una delle più conosciute produttrici di Brunello e non solo, è anche imprenditrice del turismo di alto livello, può tracciare un bilancio di questo 2022?
Molto meglio del previsto. Commercializzavamo un'annata difficile di Brunello, la 2017, nata in un'estate torrida. Questo generalmente non aiuta le vendite soprattutto nei mercati esteri. Invece il 2017 si è rivelato un Brunello straordinariamente performante perché più facile da bere e soprattutto da servire al ristorante: lo apri ed è subito pronto per essere versato nel calice. Come sempre il successo del Brunello ha trascinato tutti i vini delle nostre cantine.
Ottima da un punto di vista qualitativo scarsissima da un punto di vista quantitativo.
C'è stata una ripresa dal punto di vista delle vendite e, se sì, quali Paesi ha interessato oltre all'Italia?
Sull'Italia posso dire poco perché assorbe solo il 9,7% del nostro fatturato. All'estero stanno crescendo mercati come la Corea, il Vietnam che prima erano lontani dai nostri interessi. Molto bene USA e Canada, bene anche l'Europa con la sola UK che sembra in una congiuntura economica complicata. Ovviamente il mercato russo è fermo e quello cinese quasi fermo.
Lei è sempre stata una donna particolarmente attenta a tutto ciò che ruota intorno all'universo vinicolo. Che cosa hanno significato questi due anni di Covid e che effetto hanno avuto sull'economia del vino?
Nei due anni Covid, noi produttori di Brunello abbiamo avuto la fortuna di vendere due annate cinque stelle di Brunello - 2015 e 2016 - che hanno avuto un successo strepitoso soprattutto in USA e in Canada. Per altre denominazioni come l'Orcia DOC le cose sono state più complicate. L'Orcia ha in suo mercato principale nella splendida Valdorcia patrimonio Unesco, dove arrivano ogni anno circa un milione di turisti (quelli che pernottano) e altrettanti escursionisti (visitatori giornalieri). Questi visitatori bevono e comprano le bottiglie Orcia. A causa del Covid, nel 2020 il crollo turistico ha causato quello commerciale, nel 2021 c'è stato un bel recupero, mentre il 2022 è stata la migliore annata di sempre
Agriturismo: la sua azienda di Colle Trequanda è un fiore all'occhiello. Come è andata la stagione?
Benissimo se guardiamo il numero e la qualità dei turisti. I problemi sono stati nel trovare personale per il ristorante. Un'impresa al limite dell'impossibile.
Spesso ci viene chiesto, da alcuni lettori, perché il Brunello di Montalcino sia tra i vini più famosi al mondo. Francamente facciamo fatica a rispondere, Lei potrebbe aiutarci?
Eppure non è difficile, è un vino appagante con un sorso vellutato e potente, è poco, quindi, esclusivo (7-9 milioni di bottiglie all'anno), nasce in un territorio bellissimo e incontaminato, appartiene a una categoria d'eccellenza: quella dei rossi da lungo invecchiamento. E' difficile da produrre come tutti i grandi vini ottenuti da una sola varietà e costringe noi produttori a impegnarsi al massimo soprattutto in vigna. E' il vino più conosciuto in Italia, due persone su tre lo conoscono. Infine viene bevuto in momenti belli della vita e in posti belli, circostanze che ne amplificano il piacere.
Potrebbe farci una panoramica dei vini che le sue aziende producono con caratteristiche e accoppiamenti gastronomici?
I Brunello come la Doc Orcia Cenerentola sono vini da arrosti, formaggi stagionati, piatti saporiti non grassi. Il Supertuscan Il Drago e le 8 colombe è il più versatile si sposa bene anche con piatti indiani, cinesi anche piccanti. Lo spumante Brut rosè metodo classico è nato per accompagnare il tartufo bianco. Rosso di Montalcino, Orcia DOC Leone Rosso e Chianti Superiore sono vini da tutto pasto, adatti anche a brunch e spuntini.
C'è una bottiglia che ci ha 'impressionato' e incuriosito quando ce la siamo trovata davanti: si tratta di Io sono Donatella, Brunello di Montalcino Docg 2013. Cos'ha di particolare e perché ha impresso il suo nome sull'etichetta?
Sono io, nello stile del vino che è un Brunello classico molto elegante e nel packaging che racconta la mia storia di storica d'arte esperta di oreficeria medioevale diventata vignaiola. Ne produco pochissimo dalle 200 alle 600 bottiglie solo nelle migliori vendemmie.
Lei è una donna impegnata a molti livelli ed è stata anche amministratrice della città di Siena. In più è una strenua sostenitrice del ruolo femminile nelle cose della vita al punto che al Casato Prime Donne sono tutte del gentil sesso. Sia sincera: ha una così cattiva opinione del genere maschile da escluderlo o quasi dalla sua attività professionale?
Assolutamente no, sono sposata da 46 anni e amo mio marito. La scelta di uno staff femminile per tutto il settore vino – cantina, wine hospitality e commerciale – deriva dal desiderio di contrastare una discriminazione verso le donne che, per fortuna, sta calando. La decisione nacque, infatti, nel momento in cui cercavo un cantiniere e dalla scuola di enologia di Siena mi dissero che gli studenti maschi erano prenotati e le studentesse donne no perché le buone cantine non le volevano.
Gestire una tenuta di oltre 350 ettari e un'altra di 45 non deve essere facile e deve richiedere una presenza costante. Qual è la sua giornata tipo?
Mamma mia, sono le 23.33 e sono ancora davanti alla tastiera. La mia vita è un mix di viaggi, incontri con i collaboratori, telefono, studio e tantissime ore a scrivere lettere, relazioni, progetti... Anche libri.
E' vero che nell'azienda a Colle Trequanda lei si prende cura di un 'orto' molto, ma molto speciale che contiene primizie e delizie che impiega nella cucina riservata ai suoi ospiti?
Si mi ha aiutato una giovane botanica Caterina Cardia che ci ha dato l'erbario commestibile della Toscana. Fiori ed erbe che spontaneamente nascono nei prati e nei boschi da epoca immemorabile. Io li ho piantati in tonneau tagliati a metà, quasi una "second life" delle piccole botti.
Le sue camere conservano arredi originali d'epoca e, una stanza in particolare, ha ricevuto la visita, secoli fa, di un personaggio storico molto famoso e potente. Ci può raccontare la storia?
E' la camera usata dal Granduca Pietro Leopoldo d'Asburgo e dalla sua amante Isabella. Il Granduca si era invaghito della Contessa di Montelifrè, un castello poco distante dalla Fattoria del Colle e per vederla, durante le sue ispezioni alla bonifica della Valdichiana, correva anche dei rischi. Quando la notizia dette origine a un libello intitolato "La Pellegrina" che raccontava le avventure galanti del sovrano, la corte granducale decise di correre ai ripari e trovare un nido d'amore che era appunto alla Fattoria del Colle. La camera del Granduca ha un panorama incantevole e un soffitto dipinto anche se l'arredo originario è andato distrutto e io l'ho dovuto sostituire con la camera, in noce intagliato, di mia nonna.