Vogliamo iniziare questo articolo in un modo desueto. Con un attacco dello stesso come se fosse scritto da un collega giornalista di altri tempi.
Il viandante che si avventura in questi giorni sulle nostre strade vallive è colpito dalla presenza di tante vele a lato che riportano le effigi di altrettanti condottieri politici che si candidano alla guida della nostra nazione. Abbiamo scritto che il viandante si avventura, perché realmente le due principali vie di comunicazione vallive, entrambe affidate nella gestione ordinaria e straordinaria all’amministrazione provinciale, si trovano in condizione manutentorie disastrose. Erba alta, zanelle e caditoie piene di sterpi, piantumazioni cadenti sulle strade e non andiamo oltre. Questo grazie a una classe politica che fino ad oggi, amministrando la cosa pubblica, non ha preso a cuore le nostre strade, a cominciare dalla mancanza di fondi sufficienti che dovrebbero arrivare da Roma.
Ma torniamo alle nostre elezioni, le cosiddette “vele pubblicitarie” riportano immagini di altrettanti personaggi politici che intendono candidarsi a ruoli parlamentari, alcuni per la prima volta, altri chiedendo conferma per una seconda esperienza. Per par condicio non faremo nomi né cognomi, anche perché spesso quando li abbiamo fatti siamo stati tacciati dal quel sistema “pud” per il quale si può scrivere o dire solo quello che piace al padrone del vapore ovvero alla classe politica dominante. Politici di lungo corso quasi tutti. Alcuni che, a ragione, hanno preferito veleggiare nel territorio di appartenenza, altri che cercano il vento in poppa della nostra valle per essere riconfermati anche se provengono da zone litoranee, altri invece più “liberali” che hanno abbandonato più o meno liberamente la valle del Serchio alla ricerca dei litorali livornesi nella speranza di avere più vento in poppa rispetto a quello delle ultime elezioni politiche.
Insomma una serie di barche a vela spinte dal vento del consenso elettorale che approderanno al porto della capitale per riuscire a cambiare qualche cosa. Ma alcuni presidenti dei partiti politici non la intendono, vedono il cambiamento in modo catastrofico sbandierando lo spettro del disastro assoluto per la nostra bella nazione. Tanto per non fare nomi il neo presidente del Pd, dopo il suo rientro dalla Francia dove aveva una cattedra universitaria, se ci rimaneva forse per il partito era meglio, ha pensato bene di fare una certa epurazione di presidenti dei gruppi alla camera e al senato sostituendoli in modo rancoroso con quelli che nelle precedenti elezioni erano lontani dall’amico che gli assicurò di “stare sereno”.
Ma a giudicare dai danni che ha fatto e che sistematicamente sta facendo al suo partito, tanto sereno non può stare. E allora si agita lo spettro fascista, si va a chiedere “endorsment” agli amici tedeschi che però ci negano, anche in un momento difficile come questo, un price cup. Ma è chiaro, loro il gas lo pagano meno di noi e interessa poco che le nostre aziende chiudano per i costi energetici insopportabili.
Insomma, tutti i sistemi sono buoni per screditare un consenso sempre più ampio per la nuova coalizione che si sta affacciando alla ribalta di queste elezioni. Mai però abbassare al guardia o dire l’ultima parola. Forse un cambiamento deve esserci, forse sarebbe giusto e fisiologico, forse dopo anni di gestione di quel “potere che logora chi non ce l’ha” (o lo sta inesorabilmente perdendo), sarebbe il caso che qualche cosa cambiasse. Ma non hanno insegnato a questi politici che una sana “alternanza democratica” fa bene alla democrazia? Ritorniamo ai nostri politici marinai che, sospinti dal vento politico o brezza in alcuni casi, si accingono a contare i voti che hanno preso. A tutti auguriamo naturalmente e indistintamente un successo personale. E per noi, elettori di provincia, ci auguriamo che tutte le promesse fatte in campagna elettorale vengano mantenute, non quelle impossibili ma quelle possibili, quelle più banali, quelle per le quali basterebbe veramente poco per realizzarle. Un ultimo suggerimento che vale per tutti, andiamo a votare ricordando che nel segreto dell’urna non ti vede nessuno tranne chi sta sopra di noi.