In primo piano ieri sera il bar osteria “Lo Stellario” di Lucca che ha ospitato la famosissima degustatrice Carlotta Salvini, miglior sommelier d'Italia per Fisar nel 2019. Una “wine lover” conosciuta in tutta Italia e non solo. Presente sui social media, ha condotto una serata all’insegna della degustazione di vini provenienti da una parte dell’Italia a cui è particolarmente affezionata, quella dove di produce il Chianti classico.
Laureata in agraria e in viticoltura ed enologia, ha raccolto ieri sera la sua sfida spesso manifestata nelle interviste; quella di riuscire a diffondere la cultura del vino tra i più giovani che rappresentano le generazioni in cui ancora il mondo del vino è percepito come qualcosa di chiuso e poco accessibile.
Il locale infatti era pieno di giovani interessati si alla degustazione, ma anche all’illustrazione squisitamente tecnica delle aree del Chianti oggetto della presentazione.
Chianti classico di Castelnuovo Barardenga, un’area geografica ben delimitata dagli esperti avente una forma di farfalla e dove sono presenti otto aziende produttrici di altrettanti vini. La Fattoria Carpineta Fontalpino, Fèlsina, Podere Lecci e Brocchi, Terra di Seta, La Lama, Losi Querciavalle, Tenuta di Arceno e Tolainiche producono vini importanti che sono stati oggetto di degustazione e di illustrazione da parte dell’esperta.
Dopo una panoramica del territorio di produzione, costituito da masse litologiche diversificate costituite da pietre arenarie come alberese, macigno e l’altra come il galestro che è una scisto argilloso, rocce presenti nell’ala est ed ovest dei versanti dell’area del Chianti classico, Carlotta Salvini ha iniziato la presentazione delle varie produzioni con grande professionalità e competenza.
Il primo vino presentato è stato il Chianti classico annata 2020 della tenuta di Arceno, una tenuta importante anche in termini di superficie rispetto al territorio su cui insiste. Un ritorno al vitigno Sangiovese caratterizza il vino di questi ultimi anni della tenuta di Arceno. La caratteristica del vitigno è la sua mutevolezza a seconda del terreno, marca infatti molto l’aspetto territoriale.
Gran parte delle aziende del territorio di Castelnuovo Berardenga sono condotte in modo biologico, essendo presenti su un territorio dove non c’è la monocoltura. Essendo intercalate le aree delle aziende con aree a bosco, aree coltivate e aree a prato, tutte poste a un’altezza di circa 450 metri sul livello del mare. Inizia il primo assaggio Carlotta Salvini: “un vino che ha un suo impatto, molto succoso con note dominanti boschive e del sottobosco con parti dominanti della frutta scura, bacche di ginepro. Un vino con buona sapidità con buona struttura.”
Altro vino presentato è stato quello dell’azienda Tolaini, un Vallenuova 2020 Chianti classico. Si cambia versante nell’ala ovest dell’area geografica, con una percentuale del 95 per cento Sangiiovese e 5 per cento Canaiolo. Siamo sul versante della località Pievasciata, una zona di altopiano con buona presenza di parte boschiva e colline dolci. Un’azienda di recente fondazione degli anni ‘90 che vede il padre con la figlia di origini canadesi gestire questa nuova realtà aziendale chiantigiana. Esordisce Carlotta Senesi: “la centralità del vitigno Sangiovese per questa azienda è una caratteristica predominante. L’affinamento è classico per questo vino con botti di legno grandi, un vino tradizionale e canonico. La fruttosità del vino evidenzia di fatto gusti di frutta più fresca tipo ciliegia con elementi floreali e spezie di macchia mediterranea. Un gusto dominato però dalla frutta ma diverso di costruzione dal precedente assaggio. La natura del tannino è più leggera, un vino più arioso. Un bel vino.”
Continua ancora nella sua esposizione Carlotta Salvini avvicinando ai palati per la degustazione un Chianti classico Fontalpino 2020 della omonima ditta Carpineta Fontalpino, abbinato a formaggi primo sale di pecora con latte crudo accompagnati da buon pane e da un tagliere di salumi. Il vino più a sud dell’area in questione, un’azienda che si trova a Montaperti, teatro dalla famosa battaglia tra Guelfi e Ghibellini narrata nella Divina Commedia dall’eterno poeta. “Un vino giovane - esordisce Carlotta- ma ben strutturato che si modella in bocca, un vino fondente utilizzando una definizione francese. Vino che pur non perdendo la tensione, rilassa. Un vino piacevole al palato che ti avvolge sul finale con aromi alle spezie, ginepro, pepe. Nel tempo poi la parte speziata prende molta predominanza.”
Si è passati poi al Chianti classico Terra di Seta anch’esso 2020. Era presente al simposio il produttore che ha illustrato la sua tenuta : “è un’azienda bio dal 2001. La caratteristica dell’azienda è quella di stare sulla sommità di un cucuzzolo costituito da macigno e con buona esposizione dei terreni con una escursione termica eccellente. Il Chianti 2020 è quasi esclusivamente composto da vitigni di Sangiovese con una piccola percentuale di Sauvignon. La fermentazione viene fatta in contenitori in acciaio.”
A seguire Carlotta che ha precisato: “questo Chianti classico non è un vino semplice, ma un vino complesso quest’ultimo con elementi del terreno che incidono particolarmente sul gusto; è un vino che viene da una zona fresca. Ha necessità di tempo per esprimersi con gusto dinamico e al naso.”
Atro Chianti classico è stato poi quello un po’ più datato di Poggio Bonelli del 2019, un’azienda posta sulla parte est del comprensorio produttivo, vicino a Castelnuovo Berardenga. “Una buona invenzione aziendale - riferisce Carlotta - siamo al cento per cento di vitigno Sangiovese. Sul naso si manifesta con qualche elemento di maturità anche essendo del 2019, con elementi sulla ciliegia e di dolcezza su una spezia più dolce, con note di tabacco e cannella. Il gusto è quello dato dal tempo che fa bene al tannino, un vino modellato e più disteso con una morbidezza più godibile. Insomma una modellazione soffice in bocca per abbinamenti tradizionali. Un vino rilasciato per scelta dopo qualche anno.”
A seguire un vino sempre del 2019, un Chianti classico Rancia della tenuta Felsina. Pian di Rancia è la zona di produzione, sul confine meridionale del Chianti classico a pochii metri l’inizio dei colli senesi. Zona caratterizzata da arenarie di compattazione principalmente di alberese, roccia sedimenetaria originata da compattazione di materiale marino. Una roccia biancastra che si ritrova in molte zone di Castelnuovo Barardenga. “Più di affinamento lo caratterizza sostiene Carlotta nella sua descrizione - utilizzando barrique, Un’azienda con altitudine di 350 metri sul livello del mare, nella media come zona. Un vino che presente eleganza, finezza e note di frutta in dominanza con spezie, non ancora molto fuse a livello di sapidità. Con note classiche di ciliegia ed elementi floreali e di sottobosco. Un aroma definibile a nuvola. Lascia la bocca piacevole dopo la deglutizione. Un bel vino insomma.”
Querciavalle del 2017, altro Chianti classico questa volta un po’ più datato ha fatto poi il suo ingresso alla degustazione, per il piacere dei palati. Un vino che compete con gli altri del 2020 in modo esemplare. Esordisce Carlotta: “è poi questa un’annata abbastanza consolidata che è stata caratterizzata da grossi momenti di caldo. La parte a ovest di quest’are è quella di Querciavalle. Un vino fatto di vitigni cento per cento Sangiovese con affinamento in botti di legno grandi di rovere austriaco. Nel naso è più maturo rispetto agli altri. Profumi di susina, prugna, frutta più succosa lo carattrizzano. Si rilevano poi momenti di calore con elementi di spezia dolce e una nota di liquirizia. Non scoda però in alcuna deviazione, un vino molto disteso, va ad allargarsi in bocca con un tannino che rafforza. Un impatto molto diffuso ma poi al finale il tannino tende ad allargarsi. Un vino appunto disteso e facile, accogliente. La scelta stilistica di uscire più tardi gli gioca una atteggiamento più morbido e disteso, un vino “free style” insomma, un vino verace e artigianale. scelta che gli gioca a favore con una forte prevalenza balsamica.”
Altro vino dell’Azienda La Lama del 2017 è quello Sottol’aia, presentato dalla giovane produttrice di un’azienda posta nell’ala est dell’area di produzione. “Appena 7000 bottiglie – esordisce la giovane produttrice- quelle prodotte dalla terza generazione della piccola azienda che ha solo tre ettari di terreno. Molto vicini a Castelnuovo Berardenga, a circa 350 metri di altitudine. Sottol’aia è un Chianti del 2017. Una scelta questa per fare proprio il vino che piace a noi, con 5 anni di invecchiamento. Fermentazione naturale in acciaio poi ancora acciaio per un anno. Il Sangiovese ci rappresenta e rappresenta noi toscani. Insomma un Sangiovese addomesticato ci caratterizza.” -Carlotta evidenzia:- il colore presenta i segni derivati dal tempo. Un naso compatto che da maturità e solarità del vino. Un vino che è maturato su se stesso. Un gusto fruttato di ciliegia e amarena, accogliente derivato dal lungo tempo che ha fatto in cantina il prodotto. Note dolci di cannella meno balsamico, un vino meno complesso. Un vitigno importante che matura sulle sue caratteristiche e su quelle del terreno a cui appartiene. Vino succoso, molto sulla frutta, uno speziato gentile con corpo generoso e molto morbido. Un ottimo vino.”
Una bella condivisione quella dei ieri sera, condivisione di sensazioni, di storie, di sapori, di odori ma soprattutto di interesse ad una produzione, quella del Chianti classico di Castelnuovo Berardenga, che eleva la nostra bella Toscana ai massimi livelli.
Un viaggio nel vino sempre più rosa quello con Carlotta Salvini che ci ha fatto scoprire quello che forse tutti non sanno, il vino è poesia per il palato.
Foto Ciprian Gheorghita