È una chiusura d’autore quella scelta dai “Giovedì al Museo” per salutare la stagione di eventi iniziata a ottobre dello scorso anno. Con un nutrito numero di spettatori presenti al Museo italiano dell’immaginario folklorico di Piazza al Serchio e altrettanti collegati online, i “Giovedì” hanno accolto per l’ultimo appuntamento di maggio una coppia di personalità tanto diverse tra di loro quanto intimamente legate nello spirito, nella terra e, soprattutto, nell’amore per la letteratura e per la poesia. Rolando Alberti, pastore della montagna apuana massese, ed Enrico Medda, anche lui massese ma di tutt’altra professione, essendo professore di letteratura greca all’Università di Pisa e prima ancora alla Scuola Normale della stessa città. Se non si considera la provincia di provenienza, i due sembrano appartenere a due mondi diversi, eppure, c’è un elemento che li ha portati non solo a conoscersi, ma a instaurare una forte amicizia e una collaborazione lavorativa.
Rolando, infatti, non è “solo” un pastore che ha deciso di rifuggire all’allevamento intensivo per proseguire gli antichi mestieri, con rispetto verso il territorio e gli animali, ma è anche un incredibile poeta, forgiato da un’innata e precoce passione per la scrittura e dai brulli pendii delle montagne in cui ha vissuto tutto la vita, a cavallo tra l’azzurro del Mar Ligure e le sagome, in lontananza, dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Sono tutti e due presenti nelle sala “Della Narrazione” del museo piazzino, con Alberti che resta in silenzio, mentre è il professore a raccontare la storia del poeta e a recitare parecchi suoi componimenti.
È una storia strana quella di Rolando, quasi un racconto d’altri tempi, così come del resto la sua poesia, per niente affascinata da quei vuoti astrattismi del mondo moderno e rivolta, invece, alla potenza della concretezza, all’incredibile profondità dello spirito umano di fronte alle meraviglie della natura, a quei significati eterni che accompagnano ogni essere umano lungo il suo percorso lungo l’esistenza.
Una raccolta privata, intima, che proprio grazie a Medda è riuscita a vedere la luce e a superare persino i confini nazionali: “L’estremamente magico”, questo il nome dato al primo corpus poetico di Alberti datato 2013, a cui potrebbe, a breve, seguire una nuova raccolta, questa volta composta da versi composti tra il 2014 e il 2024.
Il pubblico resta in religioso silenzio mentre Medda racconta le prime poesie del “pastore”, composte sin dalla più tenera età – e quando ne recita i versi. Al termine dell’incontro, con una comprensibile emozione, è partito un applauso: la chiusura perfetta del sipario sulla serata e sull’intera stagione dei “Giovedì”.
Giovedì al Museo, i versi “apuani” Rolando Alberti chiudono la stagione ’23-‘24
Scritto da andrea pedri
Garfagnana
01 Giugno 2024
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