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Scritto da andrea cosimini
fornovolasco
23 Settembre 2024

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Nietzsche scriveva: "Se scruti a lungo un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te". Gigi Casati - Luigi all'anagrafe, 60 anni, lombardo - di abissi, nel corso della sua carriera, ne ha scrutati tanti sott'acqua. E proprio laggiù in profondità, solo con se stesso, ha imparato a guardare in faccia le sue paure più profonde. E a vincerle.

Speleologo sub-acqueo, massimo esperto del settore, ieri sera si è trovato nella rosa dei relatori per il 60° anniversario dall'inaugurazione che ha portato alla valorizzazione della Grotta del Vento di Fornovolasco - una delle grotte più complete d'Europa, caratterizzata da stalagmiti e laghetti ricoperti di cristalli, incastonata nel cuore del Parco naturale delle Alpi Apuane - quasi per caso.

Mentre in grotta si teneva un ciclo di tre incontri per celebrare l'importante ricorrenza - inaugurato con una serata dedicata alla storia delle esplorazioni e della valorizzazione, proseguito con un evento incentrato sui sensi e le sensazioni ed infine concluso con una lezione del più autorevole rappresentante della speleologia scientifica italiana, il prof. Jo de Waele - Gigi Casati era infatti impegnato in un'interessantissima esplorazione nella vicina sorgente de "La Pollaccia".

È stato naturale quindi - per Vittorio Verole-Bozzello e il figlio Mario - organizzare per lui un 'fuori-programma' - al quale ha partecipato anche l'assessore esterno del comune di Fabbriche di Vergemoli Cesare Passigni - che poi, vista la numerosa affluenza riscontrata fin qui (merito anche della suggestiva cornice che si presta a questo tipo di eventi), sarà probabilmente il primo di una lunga serie.

Casati ha parlato della sua esperienza a "La Pollaccia": "Ho iniziato a frequentarla nel 1993 - ha esordito -. Ero stato invitato dagli speleo-sub che, in quel momento, la stavano esplorando ed erano fermi a 60 metri di profondità. Nel tempo ho saltato qualche anno di esplorazioni, un po' per le condizioni metereologiche avverse e un po' per altre vicissitudini legate al mestiere, però avendo sempre il tarlo di ritornare in questa grotta. Quest'anno si sono verificate delle situazioni favorevoli che ci hanno agevolato".

Ma la Garfagnana, dal punto di vista speleo-subacqueo, è una terra interessante? "Ni. Ci sono delle sorgenti percorribili, ma non sono tantissime - spiega Casati -. Ma è una delle zone d'Italia che ha un qualcosina di più. Creare un turismo intorno a queste sorgenti è molto difficile, da noi, perché l'immersione in grotta è abbastanza complessa. E, soprattutto, le sorgenti carsiche nel nord dello Stivale sono molto soggette al meteo".  

Ma come si supera la paura di immergersi? "Tutti hanno paura fondamentalmente - dichiara -. Quando si gioca con la vita, tutti hanno paura. Chi non ce l'ha è un folle. La paura serve per capire quando è il momento di smettere e di tornare indietro. Ma durante l'attività, si vince. La paura, infatti, non deve paralizzarci ma assumere un valore positivo se ci troviamo nel luogo in cui abbiamo piacere di starci".

Come ci si prepara per un'immersione sub-acquea? "La preparazione oggi, rispetto a quando ho iniziato, è diversa - sottolinea -. Una volta le attrezzature ce le auto-costruivamo e le tecniche venivano tramandate da persona a persona. Adesso ci sono corsi di tutti i tipi. Purtroppo l'Europa è andata dietro agli americani condividendone tecniche che, personalmente, non condivido perché adatte per certi ambienti ma non per altri".

Tipo? "Ad esempio l'immersione in presenza sempre di un compagno - specifica Casati -. Io preferisco immergermi in solitaria. Sono auto-sufficiente, so gestirmi. Un compagno non potrebbe far nulla per me. La differenza sta nel fatto che, quando mi immergo da solo, io sono concentrato esclusivamente su me stesso. Se si è in coppia, il pensiero è sempre rivolto all'altro. Avere una compagnia può essere utile magari per le riprese, ma per le esplorazioni preferisco sempre essere da solo perché non si sa mai cosa si trova".

Con Vittorio Verole-Bozzello, Casati condivide l'età con la quale si è approcciato a questa appassionante, seppur - per certi versi - pericolosa, attività: "Ho iniziato a 14 anni - riporta Verole -. Da presidente del Gruppo Speleologico Lucchese avevo già sperimentato la difficoltà di comunicare la grotta agli altri. Perché non è facile. Essa non ha termini di paragone con qualcosa di noto. Ricordo che abbiamo iniziato con le speleo-gite, ovvero portando le persone in grotta facilitandole nei percorsi con consigli e attrezzature, ma poi ci siamo resi conto che poteva essere pericoloso sia per loro che per le grotte stesse. Così è nata l'idea di attrezzare la grotta turisticamente. Si tratta di una delle poche grotte turistiche italiane gestita da speleologi. Quando ho cominciato questo lavoro, infatti, volevo evitare accuratamente quello che avevo visto in altri luoghi. Volevo presentare la grotta per quello che è".

60 anni sono tanti. Una vita. Eppure certe passioni non si spengono tanto facilmente. Negli occhi di Gigi Casati e di Vittorio Verole-Bozzello, così come in quelle del figlio, brilla ancora quel 'sacro fuoco' che, da sempre, guida l'umanità nelle esplorazioni. La curiosità di sondare l'insondabile, di conoscere l'ignoto.  

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