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Scritto da Redazione
Ce n'è anche per Cecco a cena
26 Ottobre 2020

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Lo abbiamo sempre detto. Da anni stiamo predicando, invano, che andando avanti di questo passo, con frontiere aperte a cani e porci e italiani considerati alla stregua di ospiti indesiderati in casa propria, con misure coercitive degne di una repubblica sudamericana e sistematicamente destinate a mettere in croce le classi medie e lavoratrici in proprio e dipendenti, si sarebbe andati a passo di carica verso la guerra civile. Non ci hanno ascoltato ed era inevitabile. La Gazzetta del Serchio è un quotidiano on line perso, probabilmente, nel buco di culo del mondo. E Aldo Grandi, il suo (ir)responsabile direttore non è il profeta del gol né, tantomeno, un profeta tout court. Tuttavia, siamo convinti che se qualcuno avesse perso qualche minuto a leggere quel che andiamo scrivendo da tempo, forse a questo punto di non ritorno non ci saremmo arrivati. Sì, cari lettori, siamo giunti al momento in cui un Governo di parassiti sta portando avanti misure omicide nei confronti degli operatori commerciali e delle partite Iva, ma, soprattutto, non ha alcuna intenzione di fare retromarcia. Anzi. E' diventata una questione di principio quindi, attendiamoci uno stato fortemente repressivo che si avvarrà, come ha sempre fatto, di carabinieri e polizia oltre alle altre forze militari, esercito compreso, per schiacciare ogni forma di ribellione. E' chiaro che l'urto repressivo dello Stato falsamente democratico non lo possono reggere, da soli, commercianti, ristoratori, gestori di pubblici esercizi, imprenditori, partite Iva.

Essi hanno bisogno dell'aiuto, concreto, del sostegno coraggioso delle associazioni di categoria. Abbiamo letto che Confesercenti ha annunciato una forma di protesta simbolica contro il Dpcm Conte del 25 ottobre: luce accesa nei ristoranti e nei bar, ma niente servizio. Cos'è?, una presa per il culo?, o, magari, un modo per aumentare il costo delle bollette inutilmente?

Altro che lumini accesi, qui c'è bisogno di gente determinata, di rappresentanti che siano disposti a metterci non solo la faccia, ma anche qualcosa di più. Il Governo, sicuramente, farà come  il buon vecchio Giolitti, convinto che far sfogare i manifestanti sia un modo per annullarne la pericolosità. Ma non illudiamoci. Qualora la protesta dovesse - e deve - continuare, interverranno direttamente gli agenti e i militari in tenuta antisommossa o cilena o argentina che dir si voglia. Solo che davanti non avranno i centri sociali o i black-block, bensì la gente comune, padri e madri di famiglia che non sanno dove sbattere la testa e che sono ridotti allo stremo. Spareranno o picchieranno anche questi? Conoscendo la storia a menadito, non abbiamo dubbi. 

In realtà all'interno della polizia e dei carabinieri esiste un forte malcontento non solo per gli stipendi altissimi e le poltrone sotto il sedere dei vertici, ma, in particolare, perché c'è la forte convinzione di essere soltanto buoni per il lavoro 'sporco', ossia per essere sbattuti in mezzo alla strada a far da barriera e da cane da guardia nei confronti di chiunque non sia d'accordo con il Sistema Unico Dominante. Ciò che tiene ancora ligi al dovere e agli ordini anche quando essi sono palesemente inumani, è, prosaicamente parlando, una cosa sola: lo stipendio. Fisso e garantito, Covid o non Covid. Il resto sono solo chiacchiere.

Noi ci siamo beccati, da un comandante provinciale dell'Arma, una doppia denuncia per vilipendio delle forze armate a proposito di un articolo che, al contrario, pur essendo provocatorio nel titolo, era di totale e incondizionata difesa del lavoro che svolgono polizia e carabinieri in mezzo alla strada. Ci hanno sequestrato due pagine di giornale, in tribunale a Lucca c'è un fascicolo alto più di sette dita, ancora meglio di una bistecca alla fiorentina, pieno zeppo di documenti senza senso che testimoniano soltanto l'accanimento nei nostri confronti per un reato che non ci siamo mai sognati di commettere. E, infatti, il tribunale del riesame ha bocciato il sequestro e accolto il nostro ricorso. E quanto all'inchiesta nella quale eravamo indagati per il reato di vilipendio, non ne abbiamo saputo più nulla. Di sicuro avevamo avvisato che in caso di processo, avremmo chiamato a testimoniare carabinieri, sottufficiali, ufficiali e  dirigenti  della questura nonché agenti e sottufficiali, per dimostrare che in 30 anni e pur senza ossequiare chicchessia, abbiamo sempre difeso e apprezzato il lavoro delle forze dell'ordine.

Ma, appunto, c'è un ma: questa congiunzione è tutt'altro che irrilevante e interviene quando non si è certi  della affermazione e si rileva un dubbio. In questo caso esso è rappresentato dalla domanda che ci facciamo su quale sia la reale autonomia di pensiero e indipendenza di giudizio di un appartenente alla polizia o ai carabinieri di fronte a un ordine non condiviso o manifestamente persecutorio e repressivo delle libertà. 

Noi vogliamo sperare che la lungimiranza, l'intelligenza, l'onestà intellettuale di quei dirigenti e di quei comandanti che abbiamo incontrato siano tutt'altro che rare e che prima di attaccare e pestare chi è stato privato dell'unico, vero, fondamentale e inattaccabile diritto, quello del lavoro, ci pensino non una, ma mille volte. Noi, lo diciamo senza esitazioni, faremmo pochi discorsi e molti fatti, come fecero i borghesi durante l'Ancien Regime o i patrioti durante la rivoluzione americana contro il dominio inglese: no taxation without representation.

Questo Governo, ma ci infiliamo anche l'opposizione, appartengono ad una classe digerente che ama troppo digerire quel che mangia. E mangia a sbafo mentre il popolo soffre. Il Covid non uccide se non a certe condizioni e a una certa età: i provvedimenti restrittivi delle libertà emessi dal Governo, al contrario, uccidono lentamente, ma senza alcuna possibilità di fuga. Togliere ad un uomo - o a una donna - il diritto di lavorare e la concreta possibilità di farlo, significa distruggerne l'identità e affossarne l'autostima. Il 28 ottobre siamo chiamati a rispondere dell'accusa di aver definito assassini i nostri governanti. Ci difenderemo come sempre convinti e fedeli al nostro motto: recte agere nihil timere, agisci rettamente e non temere nulla.

 

 

 

 

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