Avrebbero dovuto seminare fiducia e speranza, invece sono stati solo capaci di diffondere, a piene mani, paura se non, addirittura, terrore. Avrebbero potuto infondere coraggio e voglia di reagire, al contrario hanno soltanto speso parole di divisione, intolleranza, odio. E qualcuno, il cosiddetto papa Francesco, aveva anche parlato di occasione per sviluppare la solidarietà. Ma quale?, ma quando?, ma, soprattutto, ma quanta? Siamo arrivati ad un punto in cui la gente non si sopporta più, le persone sono in guardia le une rispetto alle altre, la rabbia ha preso il posto della comprensione, la malvagità quello del rispetto. Non c'è più un dio, né una chiesa, tutti presi dietro alle loro disquisizioni tecnico-scientifiche neoglobaliste. Siamo rimasti soli, ognuno alle prese con la necessità di ricorrere ad una consapevolezza superiore ed interiore che aiuti a superare questo momento. Grazie al Covid i poteri più o meno occulti, in realtà ben palesi, hanno potuto mettere mano ad una ricomposizione sociale - o di classe come direbbero gli operaisti di un tempo - che ha come obiettivo la distruzione di tutto ciò che non può tenere il passo con i nuovi diktat imposti dai colossi multinazionali. Piccolo e anche medio vuol dire, oggi, maggiori possibilità di morte. Altro che pandemia, la vera morte si gioca sul tavolo della capacità di resistenza alle decisioni assassine con cui stanno piano piano distruggendo un intero sistema produttivo e una intera categoria produttiva. Da due anni tutto quello che doveva andare bene è, al contrario, andato male e anche i padroni del vapore non sanno più cosa fare e marciano in direzione ostinata e contraria ad ogni direttiva di buonsenso e di intelligenza emotiva.
Complimenti agli intellettuali e ai giornalisti di regime, quelli che si sono vaccinati due e anche tre volte - a proposito, in Israele c'è l'invito a vaccinarsi anche una quarta volta - e che hanno diramato messaggi di soccorso che non sono serviti ad altro che a produrre il caos e a stroncare ogni tentativo di resistenza naturale da parte della gente. Hanno mandato al macero e al macello decine di migliaia di persone colpevoli soltanto di non volersi inoculare - giusto o sbagliato non sta a noi decidere - una sostanza più o meno conosciuta devastando professionalità, famiglie, affetti, diritti e tutto per correre dietro ai nuovi Sciamani della scienza che continuano a gridarci di scappare piuttosto che fermarsi, ragionare, riprendere la vita nelle proprie mani e andarle incontro senza averne paura.
Questo nuovo anno appena cominciato e che, per molti - circa sei milioni di persone - dal 10 gennaio diventerà una sorta di anticamera dell'inferno e si tratta di persone né migliori né peggiori delle restanti, ha confermato quel che già scrivevamo senza timore di essere smentiti in piena estate: a ottobre ripartirà tutto daccapo e così è stato. Non serve essere complottisti per arrivare a comprendere che qualcosa, evidentemente, è andato storto. Pipistrello o non pipistrello, errore militare o civile che dir si voglia, fatto sta che da due anni a questa parte il mondo non è più lo stesso e tutti a dirci che si tratta di una opportunità. Certo, per la Pfizer, per Big Pharma, per le multinazionali digitali e per i grandi gruppi speculativi economico-finanziari sparsi per il globo, ma concentrati solamente in alcune zone, non solo è una opportunità, ma l'opportunità. Mai come in questi mesi coloro che hanno un minimo di autonomia di pensiero e indipendenza di giudizio, si sono resi conto della solitudine dei numeri ultimi.
Che fare, quindi, di fronte all'impotenza cui siamo stati relegati nostro malgrado?
Diventare acrobati della vita ha detto la nostra insuperabile e inseparabile Manuela Giuliani, psicologa e psicoterapeuta, da due anni impegnata sul fronte della malattia ad affrontare ansie, angosce e chi più ne ha più ne metta. In fondo, a pensarci bene, ha ragione. Covid o non Covid, la vita, senza voler fare per questo della filosofia spicciola, non è mai una linea retta e piatta. Tutt'altro. E', a volte e, prima o poi, per tutti, un percorso dove gli ostacoli si presentano all'improvviso e a ben poco serve spiegare e spiegarsi di non essere allenati e pronti a superarli o, peggio ancora, a saltarli. Essere acrobati della vita, quindi, nel senso di essere in grado di sapersi adeguare e adattare a ogni cambiamento, non per subirlo, ma per essere capaci, poi, di fuoriuscirne più forti e migliori di prima. O, alla peggio, di uscirne e basta.
Quando intorno a noi tutto o molto di quel tutto che fino a ieri ha rappresentato per noi un'ancora di salvezza viene a mancare o ad essere minacciato, è inutile piangere o rassegnarsi. Occorre togliersi i panni del comprimario o della comparsa e indossare gli abiti necessari a diventare, ancora una volta o anche la prima volta, gli unici protagonisti del palcoscenico senza pubblico che è quello rappresentato dalla nostra stessa esistenza. Ognuno per sé, dio per nessuno.