Era la prima delle due serate da tutto esaurito che Francesco Gabbani, cantautore carrarino, ha portato alla Fortezza di Mont’Alfonso, splendido e caratteristico scenario che sta ospitando la prima edizione del “Festival Mont’Alfonso”. Un po' la location, che offre ampie garanzie organizzative e logistiche per questo genere di eventi in questo periodo critico, un po' il coraggio e la voglia di dare un segnale di una comunità (e di un’amministrazione comunale) e (soprattutto) una grossa squadra di volontari che ha messo in piedi una macchina di gestione dell’emergenza quasi unica: gli ingredienti che hanno contribuito ad una serie di serate di assoluto livello artistico.
Tutto esaurito, come detto, con un pubblico trasversale di tutte le età, in coda per Gabbani fin dalle 14 del pomeriggio. L’artista vincitore di due Festival di Sanremo e secondo classificato all’ultima edizione della stessa kermesse, si è presentato sul palco attorno alle 21:30 intraprendendo un dialogo con la voce della coscienza (nella realtà David De Filippi), in una narrazione della storia dell’amico Fritz, creando così un filo conduttore tra tutti i brani che ha interpretato.
Un Gabbani che ha portato a Castelnuovo una serata creata ad hoc, facente parte di un tour acustico, d’atmosfera e per un pubblico “limitato” e raccolto, evitando ovviamente le masse e gli assembramenti. Una scaletta che ha spaziato dal primo album “Greitist Iz” a “Eternamente ora”, fino ai grandi successi da hit parade contenuti in “Magellano” e “ Viceversa”. Via con “L’amico Fritz”, “Clandestino”, “Immenso”, “Amen”, “Foglie al gelo”, il clima si è riscaldato con l’inedita e affascinante versione acustica della famosissima “Occidentali’s karma”, seguita da “Tra le granite e le granate”, la struggente “La mia versione dei ricordi”, fino all’ultima “Viveversa” cantata all’unisono da tutto il pubblico; tra una battuta con il pubblico, un saluto a Castelnuovo e un ringraziamento al comune di Castelnuovo, Gabbani ha suonato alcuni brani dell’ultimo album, “Cinesi”, “Einstein”, per chiudere con “Il sudore ci appiccica”.