Un concentrato di umanità, sentimento e fantasia: ecco cos’è un concerto del Banco del Mutuo Soccorso; se poi ci si aggiunge una cornice splendida, come il Teatro Alfieri di Castelnuovo, e una doppia ricorrenza importante (i 50 anni dal primo disco del gruppo e i 500 dall’arrivo di Ludovico Ariosto in Garfagnana), ai tre elementi si deve necessariamente sommare pure la magia.
“Il Salvadanaio”, l’album d’esordio di questo storico complesso (allora) d’avanguardia, uscì nel 1972: dentro c’erano brani iconici come “R.I.P. (Requiescant in pace)”, “Il giardino del mago” e “Metamorfosi”. Per i 50 anni dall’uscita, il Banco ha pensato bene di riproporli, uno ad uno, in rigoroso ordine di scaletta. Di più: ha voluto eseguirli come, forse, mai li aveva suonati prima; ovvero con una forza ed una poeticità uniche. Testuali le parole, sul palco, del tastierista – vero leader della band – Vittorio Nocenzi: “Stasera “R.I.P.” è stata una delle più belle e poetiche degli ultimi anni. Lo dico pubblicamente. In 50 anni è la prima volta che la facciamo due volte”. E giù applausi.
Vittorio lo definiscono un ‘agitatore sociale’, ma lui preferisce di più ‘partigiano del terzo millennio’: “L’uomo deve ritornare centrale – predica dal palco -. Dalle masse dobbiamo tornare all’individuo. Questo sarà il nuovo rinascimento”. Un vero reazionario, insomma: “Basta dire che uno è uguale a uno – si sfoga, tra una canzone e l’altra -. La competenza, ormai, non va più di moda”. E stavolta l’applauso c’è, ma è un po’ più timido…
Riflettori puntati su di lui, ma anche sugli altri membri della band: Tony D’Alessio (potente voce), Marco Capozi (basso ipnotico), Michelangelo Nocenzi (abile tastierista), Filippo Marcheggiani (chitarrista di razza), Fabio Moresco (un metronomo alla batteria) e Nicola Di Già (valido chitarrista di supporto). Passano con scioltezza da Bach al rock, come se fosse la cosa più semplice (e naturale) del mondo. Attenzione quando parlo di ‘rock’: non intendo quello dei tre accordi messi in croce, no; dico quello serio, dalla partitura complessa; quello che anche un direttore d’orchestra, alle volte, può succedere che sbagli a dirigere...
La serata garfagnina ha avuto un nonsoché di speciale: sarà che l’ultimo album del gruppo si intitola “Orlando: le forme dell’amore” in omaggio proprio al grande poeta che in Garfagnana venne a soggiornare (ma, soprattutto, a governare) tra i “lupi e i briganti”; oppure che all’”Orlando Furioso” sono dedicati i primissimi versi della prima canzone incisa dal Banco nel disco di debutto di 50 anni fa… Sarà tutto l’insieme.
Il concerto, comunque, aveva tutte le carte in regola per emozionare e il gruppo non ha disatteso le aspettative. Il pubblico – numeroso e partecipe – ha risposto alla grande, incoronando definitivamente questa longeva band italiana nell’olimpo del rock progressivo.
Orlando suona… ‘rock’ all’Alfieri: tripudio per il Banco del Mutuo Soccorso
Scritto da andrea cosimini
Castelnuovo
03 Febbraio 2023
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