Ognuno di noi ha, o dovrebbe avere, un giardino segreto. Una stanza tutta per sé, per dirla con Virginia Woolf, o un altrove, per citare uno scrittore a noi più prossimo, dove rifugiarsi nei rari momenti autentici con se stessi.
Manuela Bertoncini, il ‘suo’ spazio, se lo è ritagliato in un piccolo locale in via XX Settembre. Un luogo magico, sulla via ‘parigina’ di Castelnuovo di Garfagnana, che evoca un mondo, purtroppo, in dissoluzione; una poesia colorata che arde nascosta sotto la cenere di un tempo prosaico che ha tinto di grigio ogni cosa.
Entrando, si è investiti subito da un profumo antico. Di fieno, di miele. Un abbraccio dolce, una stretta calorosa. Un invito ad entrare in casa lasciando fuori la maschera della civiltà. All’apparenza sembra un laboratorio, un atelier. Uno di quelli artigianali, dove oltre il lavoro viene fuori il mestiere dell’artigiano-artista. Il locale è un campionario di odori e colori. Richiede lentezza e profondità per coglierne interamente l’essenza. L’ambiente riconosce lo spirito nobile predisposto a questo tipo di sensibilità.
Da Manuela si entra in punta di piedi. Come quando ci si addentra in una storia d’amore. Lei è lì, sorridente, ha già pensato alla sedia da riservare agli ospiti – ma non alla sua. I suoi lineamenti fini, i suoi occhi celesti, la sua grazia. Una delicatezza nei modi che si traduce in un parlare sommesso, in un’arguta intelligenza che non ostenta e in un rispetto sacro per la vita.
Per 41 anni ininterrotti – 41! - ha regalato sorrisi con il suo lavoro. Nella storica gelateria “Baiocchi” in Piazza Umberto I, alla quale è rimasta sempre legata da un cordone ombelicale invisibile mai reciso, ha visto crescere intere generazioni di ragazze e ragazzi venuti su con i gelati suoi e di Oreste. Nel 2012, a 57 anni, la fine dell’attività lavorativa ha coinciso, per lei, con l’inizio di una nuova passione travolgente: quella per la natura.
“Ho sempre provato – confessa Manuela – una fascinazione segreta per il verde. Per i giardini, per l’orto. Per il profumo aromatico dei fiori, delle piante, delle erbe. Per l’odore acre e pungente del bosco. Così, una volta raggiunta la pensione, ho deciso di recarmi in montagna attratta dal desiderio di luce e di libertà che le alture sanno soddisfare. Salendo, mi sono imbattuta in panorami mozzafiato e in una miriade di varietà vegetali che ho cominciato, piano piano, a raccogliere”.
Dalla pianta del sorbo alla santoreggia, fino al tiglio: un irresistibile richiamo alle radici, alla terra e al borgo di Fosciandora, dove è nata e cresciuta prima di trasferirsi in Santa Lucia con Marco, l’uomo della sua vita, e aver dato alla luce Francesca, il frutto della loro unione. Un tempo perduto e ritrovato – utilizzando un’immagine proustiana – attraverso, non una madeleine, ma una pianta, l’elicriso, che, con la sua fragranza, ha rievocato in lei i dolci momenti vissuti in casa di nonna Assunta (sotto in una foto in bianco e nero scattata nel 1936).
“Da piccola andavo spesso a trovarla – ricorda Manuela -. Aveva una cassapanca con sopra dei cuscini ricamati. Ho sempre associato la sua figura ad un aroma particolare. Un giorno, parlando con mia mamma, chiesi quale fosse quella pianta di montagna che emanava l’odore che collegavo a nonna. E lei mi rivelò che era elicriso e che sua mamma lo utilizzava perché si diceva facesse bene alle vie respiratorie. È stato così che ho cominciato ad interessarmi a questa materia e a volerne saperne sempre di più informandomi dalle persone più anziane sugli usi di queste piante”.
Manuela ricava sciroppi, infusi, olii, creme, tisane, camomille dalla preziosa materia prima che i generosi declivi offrono spontaneamente in dono. Tutti i suoi prodotti emanano odori rilassanti, discreti, mai invadenti. I sapori sono buoni e genuini, familiari alla tradizione locale. E il loro uso, oltreché alimentare, ha anche proprietà benefiche: sono un toccasana per la salute e un rimedio naturale già conosciuto e sperimentato dai saggi avi.
Affissa alla porta di ingresso del suo piccolo ‘altrove’ c’è un cartello che recita: “Santa Lucia – Un rione da amare”. Ed esposta in vetrina campeggia una poesia che Manuela ha ispirato con il magico potere di una fata. Un sentimento candido trasuda da quelle rime che scacciano via con un sorriso ogni tristezza. Una preghiera elevata al cielo, sotto forma di versi, con la fanciullesca innocenza professata dal Pascoli.
Questo anelito di pace e di serenità che si respira varcando la soglia del ‘rifugio’ di Manuela chiunque potrà sperimentarlo quando il rione di Santa Lucia finalmente si animerà per il primo, atteso week-end della festa che, ogni anno, celebra la santa protettrice della vista alla quale è intitolata la suggestiva chiesa rionale.
Manuela e il suo piccolo ‘altrove’ in Santa Lucia: “Il profumo dell’elicriso mi riporta ai giorni di Fosciandora con nonna Assunta”
Scritto da andrea cosimini
Castelnuovo
02 Dicembre 2024
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