Quanto può essere salato il “prezzo” della fedeltà per un uomo che ha deciso di dedicare la propria vita al servizio degli altri e delle istituzioni? Nel caso del maresciallo monrealese, ma da anni residente in Toscana, Giuseppe Giangrande ciò ha comportato moltissimo, al punto da dover convivere ancora oggi col peso delle azioni compiute da altri. La sua unica colpa? Essere stato ligio al proprio mestiere e alle prerogative che esso esige.
Correva il 28 aprile 2013, Giangrande faceva parte del sesto battaglione carabinieri Toscana inviato in rinforzo a Roma per attività di ordine pubblico. L’evento era dei più solenni, la cerimonia del giuramento al Quirinale del nuovo governo di Enrico Letta, e il maresciallo era di servizio nei pressi di Palazzo Chigi. Ordinaria amministrazione, verrebbe da dire, ma a un certo punto un uomo, Luigi Preiti, esplose alcuni colpi d’arma da fuoco verso i carabinieri, colpendo Francesco Negri e lo stesso Giangrande. L’attentatore si prenderà 16 anni di carcere, ma la condanna “riservata” al maresciallo fu ben più dura: le ferite riportate lo costrinsero a una paralisi parziale e alla sedia a rotelle.
Per qualcuno potrebbe essere la fine, ma Giangrande, decorato successivamente con la medaglia d’oro al valor civile, insignito del titolo di cavaliere di gran croce e medaglia d’oro al merito della Croce Rossa italiana, seppe fare i conti con la sua nuova condizione e intraprendere una nuova vita, fatta di incontri con i più giovani per raccontagli la propria esperienza e discutere con loro in merito alle più attuali problematiche legate proprio all’adolescenza.
Il “tour” educativo di Giangrande è arrivato anche in Garfagnana, ed è andato in scena questa mattina, dalle ore 11, al teatro “Vittorio Alfieri” di Castelnuovo.
L’evento, pensato per tutte le undici classi della scuola media locale, ha visto la presenza dell’Associazione nazionale dei carabinieri in pensione, e gli interventi dello stesso Giangrande, della figlia Martina, del sindaco Andrea Tagliasacchi e del comandante della compagnia locale dei carabinieri Biagio Oddo, senza dimenticare il breve cameo riservato al comandante provinciale Arturo Sessa.
“Poter ascoltare la testimonianza del maresciallo Giangrande – afferma il sindaco Tagliasacchi rivolgendosi ai giovani studenti – è una grande opportunità per poter comprendere più approfonditamente il valore e l’importanza di fare sempre la cosa giusta. È doveroso che una storia di questo tipo venga raccontata, ed è altrettanto necessario rifletterci sopra. Ciò che ha dovuto subire il maresciallo, e nello stesso tempo ciò che è riuscito a creare dopo, rappresentano l’esempio perfetto di come si possa essere convinti delle proprie idee senza calpestare quelle degli altri, evitando qualsiasi tipo di violenza e cercando a prescindere un dialogo costruttivo”.
“Giuseppe – esordisce il capitano Oddo – è un portatore eccezionale d’esempio, eroe sia prima che dopo l’attentato subito. È davvero importante che la sua esperienza sia arrivata anche nelle scuole del nostro comune, e ringrazio per questo l’amministrazione per la prontezza a concederci questo meraviglioso spazio e a sviluppare con noi l’evento”.
Sono parecchi i temi affrontati dal maresciallo-eroe: dall’infanzia passata tra le colline palermitane all’amore per la divisa, fino ovviamente all’attacco subito a Roma e il lungo periodo di convalescenza, condito da riflessioni legate alla sua nuova condizione e le difficoltà che una persona con disabilità deve affrontare ogni giorni nel nostro paese.
Non ci si è fermati però solo alla vita di Giangrande: come sempre fa nei suoi incontri con le scolaresche, il maresciallo, coadiuvato dal capitano Oddo e da sua figlia Martina, è entrato nel merito di alcune questioni spinose legate alla sicurezza dei più giovani, come i pericoli derivanti dall’utilizzo dei social network e l’utilizzo di sostanze illecite.
Tra alcune domande poste dagli studenti, e la toccante lettera scritta da Giangrande alla figlia e recitata dalla giovane Giada, quello che più si denota è la schiettezza e la naturalezza del maresciallo: una personalità sì forte, ma anche disponibile al dialogo e venata da un’incredibile dolcezza. Dopotutto, come dice lui stesso, ha sempre provato, a dispetto delle avversità, a restare sé stesso: il compito forse più difficile per ognuno di noi.
“Sono rimasto sempre io, nonostante tutto. Non sono i titoli a cambiare le persone, ma quello che facciamo di noi stessi”.