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Scritto da aldo grandi
Borgo a Mozzano
07 Ottobre 2023

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Yamila Bertieri non è solamente un buon consigliere comunale - il termine consigliera lo lasciamo ai neofiti del pensiero unico dominante - ma è anche una bella persona. Onesta intellettualmente, convinta delle proprie idee, senza il timore di poterle manifestare anche quando sono piuttosto scomode come quelle che ha abbracciato ultimamente accettando di presentare il libro del generale Roberto Vannacci 'Il mondo al contrario'. Dai banchi dell'opposizione ha bacchettato più volte un altro della covata Marcucci, quel Patrizio Andreuccetti che, finito di fare il sindaco di Borgo a Mozzano, il consigliere provinciale e il segretario territoriale del Pd, chissà cosa mai sarà destinato a fare. Chissà, magari lo storico, come, dicono, si autodefinisce, con tanto di cattedra all'università. Non sarebbe il primo né, tantomeno, l'ultimo visto che numerosi docenti universitari in materie storiche provengono da esperienze politiche e amministrative legate alla sinistra. 

Bertieri non ha voluto coinvolgere, nella sua iniziativa, gli altri consiglieri della lista civica cui appartiene, per una forma di giusto rispetto. Così, annusando che non le sarebbe mai stata concessa la sala consiliare da parte della giunta, è andata al teatro Cristoforo Colombo di Valdottavo e, senza tanti complimenti, ha tirato fuori i soldi necessari e si è presa in affitto per tutta la giornata, da mane a sera, l'11 novembre sabato. Non appena aggiudicatasi il teatro, ecco la polemica e le proteste più o meno velate di alcuni componenti la maggioranza.

Lei, però, non ha mosso un dito anzi, ne ha mossi due: ha trovato il ristorante dove, dopo l'intervista-presentazione, la comitiva sovversiva come la definirebbero i sinistroidi verniciati di fucsia ancor più che di, ormai, rosso, si recherà a cena in compagnia di Vannacci e signora. Un locale che ha predisposto una tavola in grado di ospitare, a pagamento, 45 persone e, a quanto pare, si è già al tutto esaurito o quasi.

Immagino che il sindaco non sia interessato alla presentazione e che non verrà - spiega Bertieri - ma io, che lo ritengo uno storico e un appassionato anche di filosofia, lo inviterò ugualmente perché penso che il confronto sia importante. Se poi non vorrà venire, pazienza. Io sono una persona perbene ed è mio dovere invitare il mio sindaco e sindaco del comune che anche io rappresento sia pure in maniera minoritaria.

Patrizio Andreuccetti storico e, addirittura, filosofo? Questa non la sapevamo. Non ci vengono in mente suoi libri editi da case editrici a vasta diffusione né titoli di biografie o similari, ma può darsi che sia colpa nostra. L'unica cosa che abbiamo letto, di storia, del sindaco nonché segretario del neo Pd targato Elly Schlein, è quanto apparso qualche giorno fa sul suo profilo facebook a commento dell'iniziativa di Bertieri-Grandi, ma ci torneremo fra un attimo. 

Per ora vogliamo proporre quanto sta scritto nella sua, di biografia, presumibilmente scritta o dettata da Egli stesso, sul sito del Pd toscano. Ad un certo punto così sta scritto: Patrizio Andreuccetti propone la regola del 5... 5 politici italiani da tenere d’occhio (oltre ad Andrea Marcucci e Raffaella Mariani, nostri parlamentari, ed al segretario nazionale Pierluigi Bersani…): Matteo Renzi, Debora Serracchiani, Pippo Civati, Nicola Zingaretti, il cambiamento che verrà…

Parole profetiche. Ma Andreuccetti, quando parla o quando scrive, si rende conto, successivamente, di quello che ha detto e scritto tempo prima? Vero che i politici montano e smontano tutto con una facilità disarmante e una memoria che quella di un elefante è impensabile da concepire, ma a tutto dovrebbe esserci un limite. Dobbiamo dire che la sua regola del 5 ha preso una cantonata pazzesca. Da nascondersi... E dov'era la Elly Schlein quando il sindaco del Borgo, storico e, pare, anche filosofo, manifestava questi pronostici politici puntualmente smentiti dalla realtà dei fatti? Boh.

Ma torniamo alla Storia. Nel suo post su facebook il Nostro così scrive: 

Sul punto voglio essere estremamente chiaro: non condivido minimamente il pensiero del generale Vannacci, non lo ha invitato l'amministrazione comunale e, come giunta, non abbiamo dato e non daremo patrocinio all'evento.
Quanto al fatto che, in termini burocratici, sia stato concesso lo spazio del Teatro di Valdottavo, è perché, chiaramente, non esiste (e menomale, direi) il modo di non concedere un locale pubblico a qualcuno per pregiudiziale contrarieta' politica. Potrebbe esistere se questo qualcuno esprimesse pensieri contro la Costituzione (è questo il caso?), ma qui apriremmo un vaso di Pandora, che prima di tutto dovrebbe coinvolgere chi per anni ha sostenuto che Mussolini è un grande statista (e simili baggianate) e oggi ha ruoli di primo piano nel paese.
E' evidente che Andreuccetti non ha letto il libro di Vannacci altrimenti non avrebbe scritto quello che ha scritto. E per uno storico è imperdonabile. Quando si vuole affrontare un tema, si legge e ci si documenta fino alla esasperazione se si vuole essere credibili. Non è un caso per noi che la politica e la storia facciano a cazzotti e siano come il diavolo e l'acqua santa. Anzi, siano proprio l'opposto, il contrario, l'antitesi. La politica vuole piegare la storia ai propri voleri, la storia non può sottostare alle pressioni della politica.
Ma andiamo oltre. Mussolini è un grande statista: per Andreuccetti si tratta di una baggianata. Noi non sappiamo se quando impugna, metaforicamente, la penna, ha la premura di informarsi sufficientemente. Mussolini è stato uno statista tutt'altro che stupido, ignorante o folle e su questo non c'è dubbio. Basterebbe, per scoprirlo, andarsi a leggere i suoi discorsi e i suoi scritti che sono stati pubblicati dalla Hoepli di Firenze e che noi conserviamo in duplice copia, tanti volumi che, se Andreuccetti vuole, possiamo prestargli. Non solo. Mussolini è stato socialista e ha diretto non soltanto Il Popolo d'Italia, organo del Pnf, ma, addirittura, nel 1912 fu nominato direttore de l'Avanti il quotidiano del partito socialista e ricordiamolo, all'epoca il partito comunista italiano era ben lungi dall'essere ancora nato. Era un insegnante elementare, divenne primo ministro. Certo, provate ad andare a chiedere se era un grande statista a tutti quelli che morirono in Albania, in Grecia, in Russia, in Africa Orientale e Settentrionale. Vi sputerebbero in faccia e avrebbero ragione. Alla fine, nella vita e anche in politica, contano i risultati e quelli di Mussolini furono tragici senza attenuanti. Chi si tiene il busto del duce in casa è soltanto un imbecille. O un collezionista di militaria, ma il busto deve essere originale, però. 
Battute a parte, Mussolini è stato uno statista di indubbio e robusto rilievo per i suoi tempi, ma, come spesso accade, ha finito per abusare delle sue capacità, soffocando il Paese in una dittatura che ha prodotto non soltanto violenze e privato gli italiani della libertà - cosa che, almeno fino alla sconfitta nella guerra, la maggioranza nemmeno se ne era accorta - e di altre cose, ma ha condotto l'Italia come se fosse una sua proprietà - circondato dal servilismo degli sciocchi e degli avidi di potere - allucinato dalle manie di grandezza e di onnipotenza con cui l'ha portata all'alleanza con Hitler e col nazismo, alle guerre e alla devastazione-distruzione totale. Ma, soprattutto, ha provocato nei giovani, migliaia dei quali sono andati a farsi ammazzare per lui senza nemmeno sapere perché, l'assurda convinzione dell'eguaglianza tra Italia, patria e fascismo al punto che, poi, quando apparve evidente che il suo era stato solo un castello di sabbia senza fondamenta, molti, troppi, scelsero per onore, per delusione, per coerenza assurda, per sciocco romanticismo, di continuare a militare sotto le bandiere del Male Assoluto ossia quel nazismo affiancato dai servi straccioni e sciocchi della Repubblica Sociale che solo un folle come Mussolini poteva ancora pensare di guidare.
Un conto è il giudizio morale, un conto la ricostruzione storica oggettiva. Uno storico non è un qualunquista, ma non può essere un politico e nel raccontare la storia deve attenersi, soprattutto, ai fatti. Che, lo sappiamo, parlano da soli.
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