Settore duramente colpito dal lock down da coronavirus è quello dello spettacolo e del teatro: parliamo di settori in cui è difficile navigare in condizioni normali, figuriamoci oggi in emergenza. Soprattutto quando sei considerato quasi l’ultima ruota del carro e gli aiuti sono scarsi se non inesistenti: è un po' la “condanna” di chi fa l’attore, una professione – passione, che non deve trarre in inganno. La gente comune conosce la star che recita nelle produzioni cinematografiche, nelle serie televisive o sui grandi palcoscenici ma in provincia (e in Valle del Serchio) è tutta un’altra vita.
Mestiere complicato soprattutto nelle zone “di confine” come la nostra, dove Michela Innocenti, attrice di teatro, si sta ritagliando un suo spazio.
Ciao Michela, partiamo dal presente: cosa fai, anzi cosa “non fai”? “Cerchiamo di non abbatterci troppo, perché io sono positiva per natura. Mi sono saltate 400 ore di laboratorio con le scuole, i saggi teatrali e due spettacoli già programmati, uno a Pistoia e uno a Castelnuovo l’8 di marzo contro la violenza di genere. E’ ovviamente saltata l’edizione 2020 della storica rassegna Teatro Scuola a Bagni di Lucca. In questo periodo avrei programmato il lavoro estivo, con tanti progetti da svolgere in diversi comuni della Valle del Serchio, invece non ci sarà niente o, almeno, sono in attesa di capire gli sviluppi”.
A livello di aiuti, si dice che il mondo dello spettacolo è stato dimenticato, è così? “Teatro e cultura sono l’ultima ruota del carro, gli unici a salvarsi sono quelli più affermati e famosi, per gli altri è dura. Basta pensare al bonus da 600 euro dell’Inps, che dipendevano da parametri troppo stringenti e hanno penalizzato i lavoratori già in difficoltà”.
Cosa ti aspetti dalla ripresa? Come lo vedi il tuo settore? “Voglio essere ottimista, noi attori siamo animali da palcoscenico, abituati alla mancanza di certezze e a reinventarci ogni volta. Per esempio in questi giorni mi sto affidando alla tecnologia, telefono e internet per svolgere corsi on-line. Probabilmente non sarà più il teatro di sempre, ma ritengo triste recitare in uno spettacolo davanti a poche persone o tutte distanziate tra loro. Sicuramente la crisi costerà posti di lavoro, meno spettacoli significa meno posti di lavoro. Oggi si naviga a vista, attendendo i nuovi decreti per capire quali margini di azione avrà il nostro lavoro”.