Ma chi è, alla fine dei conti, che in Italia non conosce davvero il Quartetto Cetra? Le generazioni più giovani, forse, non sanno i nomi dei membri dello storico gruppo italiano, né riescono a figurarsi le loro facce; eppure, alcune delle loro canzoni risuonano nel sentire popolare in modo ininterrotto da decenni, una tradizione silenziosa che, nonostante stia perdendo il contatto con chi quelle canzoni le cantava e le scriveva, si protrae di generazione in generazione ancora oggi.
Dopotutto, il Quartetto Cetra è un vero e proprio patrimonio artistico e culturale del nostro paese, e non sarebbe un male se la formidabile bravura canora e compositiva e l’ironia dei suoi membri storici (Virgilio Savona, Lucia Mannucci, Giovanni "Tata" Giacobetti e Felice Chiusano) avessero più considerazione all’interno del palinsesto nazional-popolare.
Quel che è certo, però, è la presenza di un numeroso, forse sarebbe meglio dire numerosissimo, gruppo di persone che ama ancora molto il Quartetto, così com’è altrettanto nutrita la schiera di artisti contemporanei che hanno preso ispirazione da loro per lanciare la propria carriera.
Dal teatro al cinema, dalla televisione alla musica: tutti hanno attinto, chi più chi meno, dai “Cetra”, e tra questi figurano anche Stefano Fresi, sua sorella Emanuela e Toni Fornaro, i quali hanno addirittura iniziato a calcare i primi palcoscenici rielaborando le canzoni e la satira dello storico quartetto.
Per i tre attori, il legame coi “Cetra” non è semplice ispirazione, ma vero e proprio amore e ammirazione. Non è un caso, quindi, che i fratelli Fresi e Fornari abbiano deciso di sviluppare lo spettacolo “Cetra una volta”, un meraviglioso tributo (ma non solo) che ha già incontrato pareri positivi in tutti i teatri d’Italia e che molti sperano di vedere, in un futuro non troppo lontano, persino in televisione.
L’opera, nella serata di ieri, è andato in scena al teatro Dei Differenti di Barga in occasione del secondo appuntamento della nuova stagione teatrale, e anche in questo caso gli spettatori hanno concluso lo spettacolo con un sorriso stampato in volto e, specialmente tra chi i “Cetra” se li ricorda ancora, anche con una dolce e nostalgica lacrimuccia.
Dire che lo spettacolo dei tre artisti, supportati alla regia da Augusto Fornari e dal responsabile di scena Alessandro Chiti, sia un semplice omaggio al quartetto sarebbe però riduttivo.
Infatti, i Fresi e Fornari vanno ben oltre, non solo riportando “in vita” alcuni dei grandi successi del gruppo musicale e sciorinando succosi aneddoti da dietro le quinte, ma provando loro stessi a rievocare quella verve satirica e quel gusto per lo stravolgimento di testi e situazioni da sempre marchio di fabbrica dei “Cetra”.
Il Quartetto Cetra “rielaborato” in suo stesso onore: un esperimento affascinante, dal risultato eccezionale ed esilarante.
E così si passa da spassosi medley in pieno stile Anni ’50 a “riletture” dei classici di Shakespeare in cui trovano posto anche le canzoni di Tiziano Ferro e Mahmood, da improvvisazioni “pensate” a telegiornali letti “in contemporanea”.
Lo spettacolo è incalzante, si prende i suoi tempi ma non ne dà allo spettatore, gli artisti si vestono e si svestono nel giro di pochi secondi, passano dall’opera lirica alla musica leggera senza che si riesca a capire la differenza. È tutto una gioiosa confusione ma con un piano ben preciso, e ciò che più risalta è un irresistibile sincretismo tra le forme artistiche ed espressive di un tempo e la cultura popolare di oggi.
Una ventata di aria fresca che fa sorridere con intelligenza, ancor di più in un momento di grandi cambiamenti (non solo artistici) e musi lunghi. C’è solo un difetto: quell’ora e quaranta è davvero troppo poco.