Mercoledì è arrivato e oggi, come mesi fa, le serrande di ristoranti, bar, gelaterie si chiudono non sapendo, in molti casi, se mai verranno rialzate mentre vengono riorganizzati da chi può i servizi da asporto. L'ingresso nel gruppo delle "zone arancioni" è l'ennesimo choc per un settore che ha vissuto la crisi economica portata dalla pandemia direttamente dalla prima linea, con una stagione estiva che aveva dato speranze di ripresa, ma che ormai è alle spalle mentre i ristoratori annaspano tra aiuti statali e l'attesa della fine della pandemia, che sembra non arrivare mai.
"Questo è un durissimo colpo: di inverno noi gelaterie si cerca di "sopravvivere" normalmente, certo se ci levano anche quel poco che ci rimane non ci resta nulla da fare" afferma Paola Moriconi, titolare della Gelateria Il Giardino di Barga.
Per quanto riguarda la possibilità di consegne da asporto Moriconi è scettica: "Vogliono darci la possibilità di restare aperti da asporto ma non so quanto sia conveniente per noi perché le spese per una gelateria sono veramente tante, decideremo in questi giorni però non penso lo faremo perché il gelato di inverno non vende ovviamente e non la vedo come una possibilità di sopravvivenza".
Preoccupazione anche sul fronte degli aiuti, in vista del Decreto Ristori 2 infatti il pensiero è andato al primo dei provvedimenti presi in supporto alla categoria che non sembra essere stato sufficiente: "Era previsto un aiuto per la chiusura alle 18 che comunque non ha coperto le perdite, ora con questa chiusura totale ci sarà veramente bisogno di altri aiuti".
Nicola Alfiero del ristorante La Pergola sottolinea invece una situazione ormai al limite, dove la chiusura definitiva non è più un fantasma lontano ma un qualcosa di concreto, troppo vicino ad avverarsi: "Abbiamo accolto la notizia di questa chiusura non bene e proviamo ad andare avanti, faremo anche a mezzogiorno un menù d'asporto per famiglie e operai a 12 euro ma è dura, ci proviamo non dico per l'ultima volta ma quasi sicuramente la penultima volta a ripartire, perché comincia ad essere grave la situazione".
Per quanto riguarda gli aiuti statali arrivati in questi mesi Alfiero è lapidario: "Il Decreto Ristori è caduto nel nulla, ci daranno dei soldi il 16 novembre mentre il 15, domenica, dobbiamo pagare più di 9000 euro di tasse, quindi non ci hanno dato veramente nulla. L'unica cosa che avrebbe dovuto fare lo Stato, anche se sono l'ultima persona che può parlare, sarebbe stato abolire le tasse per la categoria quest'anno, soldi non ce ne possono dare perché non li hanno ma in questo modo almeno potevamo andare avanti con l'asporto e riuscivamo quantomeno a pagare i fornitori".
Ulteriore preoccupazione per il proprietario della Pergola sono le sorti dei suoi dipendenti: "La situazione è dura e lo è per i nostri dipendenti, qualcuno di loro ci ha già detto che se abbiamo bisogno per un mese o due lavoreranno senza stipendio ma io non lo accetto, non è possibile fare una cosa così".
Situazione critica anche secondo il ristorante "Elisa", aperto nemmeno due anni fa nel cuore del centro storico barghigiano, dove la proprietaria Elisa Da Prato ha già chiuso da una settimana in vista di tempi migliori: "Non siamo stati sorpresi, si sentiva che questa cosa stava per arrivare ed io mi sono iniziata a creare in anticipo delle occupazioni di riserva, era ovvio che l'economia del settore non sarebbe tornata ad essere normale in tempi brevi".
"A settembre – continua Elisa - i numeri sono crollati e si vedeva che era necessario inventarsi qualcosa, io onestamente non ne sono rimasta sorpresa e ho avuto fortuna a iniziare questi nuovi progetti in anticipo perché così ho trovato qualche ingresso. Non credo si uscirà da questa cosa prima di primavera" ha affermato la proprietaria, che in questo periodo ha iniziato a fare dei corsi di cucina online per l'estero e sta così riuscendo ad avere almeno "un minimo di entrate almeno per coprire le spese".
Nessuna pietà ancora una volta verso gli aiuti statali: "Non bastano per nulla, le cose sono riaperte per un paio di mesi abbastanza liberamente in estate e abbiamo avuto 3 settimane di lavoro "normale", questa è l'unica cosa fatta che possa essere considerata in qualche modo un aiuto. Quando non stai incassando normalmente infatti gli altri aiuti non cambiano molto la situazione" Un'idea sul come uscire da questa drammatica situazione è arrivata anche da Da Prato: "Io penso che debba essere organizzato un vero e proprio pagamento mensile, non qualcosa di confuso come adesso, dove non sai se l'aiuto arriva, se ne avrai accesso, se verrà ritirato... Io che ho aperto da nemmeno due anni non ho potuto accedere ad alcuni fondi perché non avevo la storia degli incassi – ha commentato la proprietaria - ma non è giusto, io sono arrivata, ho investito, ho aperto un nuovo ristorante ed ora devo essere penalizzata solo perché sono un'attività giovane? Non ha senso. Se avessero organizzato un aiuto mensile le attività si potrebbero organizzare in base a quello con una stabilità che non c'è al momento: questo "aperto, chiuso, orari, asporto, non asporto" e simili creano instabilità, come fai a cambiare ogni mese business, cambiare ogni quattro settimane modo di fare ristorazione? Devono esserci regole chiare e aiuti concreti e costanti" ha concluso la ristoratrice.