Prima c’è stato il Covid, e ora il conflitto russo-ucraino. Le traversie degli ultimi 24 mesi sono state una vera e propria mazzate per il costo delle materie prime e della vita in generale. Le aziende spendono sempre di più per produrre i loro prodotti, e di conseguenza i lavoratori e le famiglie si ritrovano ad affrontare rincari, certe volte proibitivi, persino sui generi alimentari di prima necessità.
Nessuno è riuscito a scampare alla mannaia dei rincari, Kme Fornaci di Barga compresa. Il colosso metallurgico vive infatti una stagione difficile, con una produzione ovviamente limitata (visti i costi) e una manodopera molto spesso lasciata a casa per più di un giorno a settimana.
La crisi della produzione è ormai un fatto assodato, ma chi paga i lavoratori per restare a casa? La cassa integrazione è una vera e propria panacea in queste situazioni, ma nonostante il grosso aiuto alle aziende, e ai dipendenti, l’introito non può che risultare decurtato alla fine del mese.
Un problema grossissimo se ci mettiamo di mezzo anche il rincaro del costo della vita, e per il quale la Fiom del gruppo Kme chiede pubblicamente all’azienda metallurgica di utilizzare con parsimonia la cosiddetta banca ore, provando a capire, e vedere, se l’equilibrio produttivo all’interno dell’azienda possa dare a tutti i dipendenti le stesse opportunità di guadagno.
“Alla Kme di Fornaci di Barga, dal 31 ottobre, è stato fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria per 8 settimane. Ci risulta – si legge nel comunicato Fiom formato dal coordinatore nazione Massimo Braccini – che sia utilizzata in media per almeno due giorni a settimana, con specificità ulteriormente sfavorevole per i lavoratori che svolgevano le turnazioni. Questo determinerà un impatto negativo importante sui salari dei lavoratori, che già vedevano gli stipendi decurtati dall’impennata del costo della vita. Bisogna però comprendere, anche a seguito dell’acquisizione di altre imprese, come sono distribuiti i carichi di lavoro nel gruppo Kme, e se vi è un giusto equilibrio produttivo, pur nella contingente flessione, tra i vari stabilimenti in Italia e in Europa. Bisogna riconoscere elementi concreti di sostegno al reddito ai lavoratori: lo strumento della banca ore proposto dall’azienda, e sostenuto da alcune organizzazioni sindacali, appare completamente fuori luogo”.