Massimo Braccini, coordinatore nazionale FIOM gruppo Kme, Mauro Rossi, segretario generale FIOM Lucca, Angelo Paternó segreteria FIOM Alessandria, Alessandra Scoscini, segreteria FIOM Firenze, rispondono con un comunicato congiunto all'azienda Kme dopo l'ultima uscita sulla stampa.
"Una cosa, del comunicato della direzione Kme, la condividiamo pienamente - esordiscono -: l'intenzione di convocare al più presto un incontro in cui chiarire anche la tipologia di relazioni industriali ma soprattutto per conoscere la situazione aziendale e le sue prospettive".
"La direzione di Kme - affermano - sembra voler dire che le cose vanno bene ma noi non ne siamo convinti e continuiamo ad essere preoccupati a fronte del calo di ordini che si annuncia per i prossimi mesi. Nel piano industriale presentato al Ministero nel 2016 si prevedeva di raggiungere una produzione di 80.000 tonnellate in tre anni, ad oggi non si arriva a 50.000. Esistono ancora 30 lavoratori al massimo della riduzione di orario (e di salario) a Fornaci di Barga ed anche alla SCT a Serravalle Scrivia circa il 40% della forza lavoro è interessata ad ammortizzatori sociali".
"La pandemia e l'emergenza sanitaria - sottolineano - hanno sicuramente influito negativamente sullo sviluppo e sulle produzioni (e purtroppo continueranno per un po' ad incidere). A questo proposito, in effetti, riconosciamo che le misure messe in campo dall'azienda sono state all'altezza della situazione, ma per ottenerlo i lavoratori, all'inizio, hanno dovuto scioperare e comunque non si è voluto condividere il relativo Protocollo di sicurezza, come invece è avvenuto nella generalità delle aziende".
"Giovedi 25 giugno - dichiarano i sindacalisti - ci sarà, a Roma, una manifestazione nazionale che porterà in piazza le rappresentanze di 100 vertenze che attendono di essere risolte e che fanno capo ai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico: una di queste e proprio Kme. Non ci sembra proprio una situazione per cui poter dormire sogni tranquilli".
"La crisi di Kme - concludono - si trascina ormai da 10 anni ed è difficile, anche con buona volontà, intravvedere chiari segnali di inversione di tendenza. Sembra quasi che tutto si sia fermato in attesa di capire cosa succederà sulla vicenda dell'autorizzazione relativa alla costruzione del pirogassificatore. E questo sarebbe un grave errore. Il piano industriale deve avere una propria sostenibilità a prescindere da questa ipotesi".