“Leggete, studiate, e lavorate sempre con etica e con passione; ragionate con la vostra testa e imparate a dire di no; siate ribelli per giusta causa, difendete sempre la natura e i più deboli; non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore; siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi e deboli rimpiangerete le montagne che non avete salito e le battaglie che non avete combattuto”. Queste parole, che Mario Rigoni Stern diceva ai ragazzi di una scuola vent'anni fa, hanno riecheggiato nelle aule delle scuole superiori che durante i mesi di novembre e dicembre appena trascorsi, hanno vissuto nuove criticità legate alla situazione globale.
Ogni materia o disciplina ha la sua specificità, ha la sua metodologia di insegnamento e ognuna di esse ha dovuto fare i conti con la didattica a distanza, con i 40 minuti previsti dai vari regolamenti interni.
40 minuti sono meno di un tempo di una partita di calcio, che ne dura 45, eppure quel momento in una classe virtuale è prezioso, utile, l’unico possibile. Riuscire ad interessare gli studenti diventa una sfida quotidiana. Appello e poi…Tutti i file sono già aperti per mostrare ai ragazzi video, documenti vari, presentazioni, letture, caso mai dovesse saltare la connessione. Tutto è improntato all’ottimizzazione dei contenuti e di minuti, e soprattutto nel suscitare l’interesse dei ragazzi da uno schermo, di fronte al quale, dovranno stare almeno altre 5/6 ore durante la giornata.
La storia dell’arte è una di quelle materie, che difficilmente si pensava potesse essere trattata online, se non in brevi e misurati corsi ad hoc. Eppure, così è stato.
La domanda, a cui si è cercato di dare risposta, è stata quella di trasmettere conoscenze attraverso nuove modalità. Dove conoscenza non è sinonimo di nozione, ma di frammenti di vita vissuta dagli artisti e dalle loro opere d’arte in epoche diverse, con diverse concezioni e visioni del mondo, con le stesse inquietudini umane, professionali e familiari che ogni persona ha vissuto e vive tuttora.
Come e con cosa interessare ragazzi e ragazze adolescenti, nel pieno della loro gioventù?
E’ nata così, per opera di una professoressa di storia dell’arte, Riccarda Bernacchi, l’idea di discutere, parallelamente al programma ministeriale, con gli studenti della Digitalizzazione dei Musei, argomento cult in primis per il MIBACT e poi in diversi ambiti della cultura, dell’arte e dell’economia.
Una boarding class, formata da 16 studenti della terza, quarta e quinta F Liceo Classico Ludovico Ariosto di Barga, ha indagato l’esistente. Ha visitato i siti dei più grandi musei in Italia e nel mondo che durante il 2020 hanno incrementato la loro presenza in web, ha scaricato l’App Google Arts & Culture, ha letto in classe e a casa documenti, riviste specializzate e interviste, non ultima quella rilasciata dal Ministro Franceschini proprio sull’argomento alla fine del mese di novembre. Si è fatto riferimento al Piano triennale per la digitalizzazione e l’innovazione dei musei. Ha guardato i video promozionali nati durante il lockdown dei più grandi istituti museali al mondo.
Se inizialmente questi adolescenti erano smarriti e stupiti, è bastato poco per attivare la loro creatività e immaginazione.
Gli studenti si sono interrogati su cosa si sarebbero aspettati da un museo o da una mostra online e hanno dato il meglio di sé.
Ne è nato un documento articolato secondo i loro gusti e le tendenze del momento.
Oltre 20 pagine in cui ognuno di loro ha proposto soluzioni alternative.
C’è chi si è ispirato ai modelli museali per l’Acropoli di Atene o della Reggia di Caserta, chi ha pensato ad un blog che si apra per le opere d’arte visitate, chi ha ideato percorsi tematici o del colore, dedicati alla sensorialità. C’è chi ha scelto un testimonial per la promozione del museo, come è stata la Ferragni agli Uffizi, ma anche compositori e musicisti che oggi hanno attinto all’asset del patrimonio culturale per promuovere la loro arte. Chi ha pensato a brevi ed emozionanti narrazioni orali per i visitatori virtuali, racconti di aneddoti e curiosità nascoste sulle opere d’arte o sugli artisti, oppure chi ha pensato ad un gioco o ad un app da creare appositamente. Se alcune di queste proposte sono già realizzate negli istituti più lungimiranti, altre potrebbero essere tutte messe al vaglio e in campo affinché questa situazione critica diventi un’opportunità reale di crescita e sviluppo.
Digitalizzare un museo, infatti, non è una mera trascrizione di contenuti sul web, dalla museologia alla museografia, significa indossare i panni del pubblico, quello già interessato e quello ancora da catturare, per età e per interessi. Significa ricercare, indagare, intuire ciò che la cultura ha ancora da raccontare nel presente, nel passato e nel futuro.
Riccarda Bernacchi (in foto) classe 1975 è una storica dell’arte, di origine lucchese. Laureata a Pisa in Conservazione dei Beni Culturali, specializzata a Roma negli studi sui Restauri della Cappella Sistina, a Firenze in Restauro del dipinto su tela e poi in Organizzazione di mostre ed eventi cultuali. Fino al 2016 ricercatrice presso il Sistema Museale Fiorentino di Ateneo, nel 2017/2018 borsista presso Il Sole 24 Ore in Management dei Beni Museali e delle imprese culturali. Oggi è fondatrice, insieme a Lucia Morelli, della Collana Editoriale EdaKIDS per Aracne Editrice a Roma, dedicata alla didattica dell’arte per bambini, curatrice in Italia e all’estero di mostre di arte contemporanea con artisti di fama nazionale ed internazionale, consulente scientifico per diversi istituti culturali pubblici e privati. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni in ambito storico e artistico.
Attualmente docente di Storia dell’arte presso il Liceo Classico L. Ariosto di Barga.