Cosa farai da grande? Il giornalista! Questa è la classica domanda che, se l’avessimo posta a Corrado Formigli nella sua tenera età, avrebbe avuto una risposta unica e inequivocabile: da grande voglio fare il giornalista!
Non sorprende quindi l’interesse e il trasporto che ha suscitato sul pubblico presente in sala che ha ascoltato attentamente le risposte alle domande incalzanti fatte al noto conduttore di “piazza pulita” in occasione della tredicesima edizione del premio giornalistico “Arrigo Benedetti – città di Barga.
Un premio dedicato al noto giornalista lucchese fondatore dell’Espresso e dell’Europeo consegnato sabato 25 novembre alle ore 11 presso il Teatro dei Differenti a Barga. Perché proprio Barga? Perché è la città che ospita, presso la Biblioteca comunale “Fratelli Rosselli”, il fondo librario appartenuto a Benedetti. Un’iniziativa di prestigio e alto valore culturale organizzata dal Comune di Barga in collaborazione con la Provincia di Lucca, la famiglia Benedetti e Toscana Energia.
Edizione numero tredici che l’ha visto protagonista della giornata proprio Corrado Formigli al quale è stato consegnato meritatamente un simbolo, il premio, di riconoscimento di una professionalità e dedizione a un lavoro che lo appassiona da sempre.
Una carriera significativa la sua: nell’ottobre 2014 è stato il primo giornalista italiano a entrare a Kobane durante l’assedio dello stato islamico. Poi ha coperto ruoli da inviato nei principali fatti nazionali e internazionali per Rai, Mediaset, Sky Tg24 e La7.
La professione di giornalista e noto conduttore di “piazza pulita” sul canale di La7 nasce tanti anni fa, come lui stesso ha dichiarato. In età giovanile si improvvisava “inviato speciale” da luoghi geografici del nostro pianeta studiati e letti con tanto di fotografie dei libri piuttosto che nelle riviste e giornali che trovava, luoghi mai visitati. E’ proporio da questa passione e ricerca che nascevano i primi articoli e servizi di un inviato che sarebbe stato “molto speciale”.
E’ da questo momento che la passione si trasforma in un interesse sempre maggiore per questo lavoro. Un lavoro, quello del giornalista, che il noto anchorman rifarebbe –a detta sua- se “rinascesse venti volte”. Ed è per questo che il pubblico della sala del teatro “dei differenti” di Barga, gremita soprattutto da giovani delle scuole ISI e scuola media, ha ascoltato in un incredibile silenzio, attenta e spesso attonita da un’ esposizione e una descrizione del lavoro del giornalista fatta di entusiasmo, di serietà e soprattutto di una grande professionalità.
Come ha consigliato Formigli ai giovani presenti, ognuno di noi dovrebbe fare quel lavoro che desidera e lo entusiasma; solo così si raggiungono dei bei risultati. E lui si ritiene fortunato di poter fare quel lavoro che ha sognato da piccolo.
Alla presenza di autorità locali, forze dell’ordine e di un folto pubblico costituito, come abbiamo sottolineato, soprattutto da giovani, la mattinata ha visto l’avvicendarsi di tante domande poste da vari soggetti al noto giornalista.
In tutte le risposte si è potuto cogliere un insegnamento che dovrebbe andare a segno soprattutto nei cuori delle nuove generazioni. E quale miglior contesto di quello offerto della mattinata al teatro “dei differenti” di Barga, dove l’età media della platea era, fortunatamente, molto bassa? Il giornalismo, come del resto ogni mestiere, che di per sé stesso è importante, deve essere fatto con amore e passione.
Il giornalismo di guerra, altro tema affrontato in questo tremendo periodo storico da Corrado Formigli. Quel giornalismo che oggi, purtroppo, ci racconta di conflitti alle nostre porte di casa, prima in Ucraina e più recentemente a Gaza e Israele. Un giornalismo, però, spesso viziato dall’una e dall’altra parte in guerra. Parti in conflitto che frequentemente non ammettono che a raccontare i fatti siano giornalisti indipendenti, ma solo quelli schierati dalla propria parte.
Un giornalista che ha assistito a eventi da una parte non ottiene il visto per seguire il conflitto dalla parte opposta. Un modo di vedere il giornalismo, a detta di Formigli, che danneggia un’informazione libera.
Un imbarbarimento della professione di giornalista che purtroppo si ritrova spesso anche in altre circostanze, a cominciare dal giornalismo politico. Il giornalista viene schiacciato su un lato, bollato ed identificato senza appello, frenando così in modo inequivocabile quell’informazione libera e critica che può creare un’opinione sana sull’evento, quell’informazione che proviene da un medesimo soggetto al quale gli è permesso di vedere i due lati della medaglia.
Sicuramente un giornalista deve essere “con la schiena dritta“ come sarebbe piaciuto ad un maestro del giornalismo come Arrigo Benedetti che, con la sua figura, ci ricorda oggi come ieri i principali valori di questo mestiere.
Regole ben precise e universali, come ha sottolineato proprio Formigli, debbono stare alla base di una giusta informazione.
Una su tutte: l’indipendenza. La lezione dei grandi padri del giornalismo italiano come Benedetti -ha ribbadito- è di perseguire l’indipendenza nello spirito critico. Una lezione, quella di Arrigo Benedetti, che ci dobbiamo portare nel cuore perché unico grande principio che deve prevalere nel giornalismo. Essere indipendente da condizionamenti di qualsivoglia natura.
Altra premiata alla tredicesima edizione è stata Silvia Boccardi. Giornalista, autrice e presentatrice che non era presente per gli innumerevoli impegni professionali. Collaboratrice con testate nazionali e internazionali tra cui Vice Media, The New Yorker, Channel 4, Deutsche Welle, Euronews, Rolling Stone, Rai e Sky, ritirerà il premio alla prossima edizione.
Un momento importante per Barga, per il suo premio ma anche per l’informazione in generale. Un appuntamento che nelle prossime edizioni verrà probabilmente spostato come data, dove la cultura dell’informazione viene esaltata e vengono premiati i meritevoli. Un giornalismo che deve evolversi, raccogliendo quanto di buono ci puo’ essere nelle moderne tecniche mediatiche e tecnologie informative evolute e alla portata di tutti, mantenendo però quella formazione identitaria di ognuno e soprattutto quella libertà informativa spesso soggiogata da false notizie non approfondite a sufficienza oltre che dall’appiattimento e dalla scarsa professionalità di chi divulga le stesse.