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Scritto da Redazione
Sport
06 Maggio 2020

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Franchi, Cipolli, Coppola, Benedetti, Fanani, Venturelli, Rossi, Garfagnini, Micchi, Barsotti, Galli, Cavalcante, Fiori, Felici e Francini sono nomi rimasti scolpiti nella memoria degli sportivi del capoluogo garfagnino: esattamente venti anni fa l’Us Castelnuovo, guidato da mister Favarin, chiudeva al terzo posto con 57 punti la sua stagione d’esordio in C2, il primo di nove campionati indimenticabili tra i professionisti. Soltanto Spezia e Alessandria seppero far meglio dei gialloblù, capaci di mettersi alle spalle e regolare squadre del calibro di Prato, Mantova, Novara, Pro Vercelli, Pro Patria e Viareggio. La “creatura” del presidente Mauro Marchini, numero uno di un club che sotto la sua guida salì dalla Prima Categoria fino al calcio professionistico, si avvaleva del lavoro di Paolo Giovannini, ad oggi il miglior direttore generale della Serie C.

Il dirigente di Bagni di Lucca può essere considerato, a tutti gli effetti, come l’architetto di quella rosa che impressionò gli addetti ai lavori per la qualità del gioco espresso. Proprio con Giovannini, il principale artefice delle ultime brillanti stagioni del Pontedera, La Gazzetta del Serchio, ha voluto ripercorrere quella indimenticabile stagione culminata con la sfortunata semifinale play-off contro il Prato di Maccarone.

Direttore, a venti anni da quella indimenticabile stagione quali ricordi le vengono in mente?

Una grande gioia e tanto affetto per la società gialloblù; sono stati cinque anni indimenticabili, con il sottoscritto che ha avuto la fortuna di lavorare con l’indimenticato presidente Mauro Marchini, dirigenti come Marco Scaltritti, Franco Pedreschi, Renato Tolaini, Silvano Lombardi e di conoscere persone che nutrono un grande amore per questi colori come Francolino Bondi. Assieme ad un pubblico caloroso ed entusiasta abbiamo conquistato due storiche partecipazioni ai play-off, regalando tanti dispiacere a formazioni dal blasone storico, oltre che conquistare tre salvezze assolutamente tranquille. Noto un linea comune tra Castelnuovo e l’attuale Pontedera

Nell’estate 1999 ai confermati senatori del gruppo storico si unirono Andrea Cipolli, Massimo Garfagnini, il rientrante Pacifico Fanani da Pontedera, Matteo Rossi e nel mercato invernale Michele Coppola. Si sarebbe mai aspettato di chiudere il campionato al terzo posto?

Pronosticare alla vigilia del debutto assoluto tra i professionisti un campionato d’alta quota, onestamente, era difficile. Il nostro obiettivo era la salvezza ma devo dire che coltivavo la sensazione di una permanenza in C2 senza particolari patemi. È stato fondamentale mantenere l’intelaiatura della squadra che aveva dominato la Serie D, con mister Favarin in testa. Per quanto riguarda gli acquisti menzionati, ero abbastanza sicuro del loro rendimento poiché si trattava di elementi di ottima qualità, oltre che di un certo spessore umano avendo avuto modo di conoscerli quando svolgevo il ruolo di procuratore. Diciamo che sono andato sul sicuro anche perché il Castelnuovo era un club molto solido. Merito della famiglia Marchini e del lavoro svolto pure da Marco Scaltritti.

L’inizio però fu traumatico. Quattro sconfitte in Coppa Italia e un k.o. all’esordio al “Picco” contro lo Spezia degli “invincibili” di Mandorlini

Il precampionato fu per noi una sorta di rodaggio traumatico. Non dimentichiamoci che nel girone di Coppa affrontammo tre formazioni di Serie C1 come Livorno, Carrarese e Siena, con i bianconeri che ha fine stagione ottennero la storica promozione in B. Ricordo bene il match in terra ligure, perso 4-1 contro la formazione più del girone A che non a caso salì di categoria senza mai perdere una partita. A fine gara il presidente Marchini giunse negli spogliatoi preoccupato per il proseguo della stagione: fummo io e Franco Pedreschi a rincuorarlo poiché conoscevo il valore del gruppo. Avendo personalmente esaminato il valore delle rivali, ero fiducioso della nostra forza con un tecnico preparato come Favarin che già conoscevo l’ambiente. La forza di quel club era di avere dirigenti in grado di analizzare con raziocinio ogni partita, così da mantenere sempre un fondamentale equilibrio.

Terzo posto finale, miglior attacco del torneo con 59 goal e tre elementi in doppia cifra: quanto contò il lavoro di Favarin?

L’impronta di Giancarlo fu evidente con una bella manovra offensiva, avvantaggiata dal fatto che la squadra, metabolizzato lo stop di La Spezia, ripartì con il piglio giusto sconfiggendo, in campo neutro, Meda e Montichiari, passando a Pontedera e infliggendo un 3-1 alla Biellese nella prima gara giocata al “Nardini”. Era un gioco in grado di esaltare la tecnica della nostra rosa che poteva, alla luce della classifica, scendere in campo libera mentalmente. Non mancarono, inoltre, le efficaci innovazioni tattiche di Favarin con la squadra che mutava, a match in corso, il proprio vestito tattico. In tante occasione, proprio accade nel calcio di oggi, Benedetti si abbassava tra i due difensori Venturelli e Fanani

Quanto è stato importante avere un base di calciatori locale formata dai vari Fiori, Franchi, Micchi, Fanani, Venturelli e i lucchesi Barsotti e Benedetti?

Fu un aspetto fondamentale per creare quel grande spirito di attaccamento alla maglia che legaava la squadra ai tifosi. Ricordo che per una stagione abbiamo portato sulla maglia la scritta “Valle del Serchio”: il Castelnuovo era l’emblema di una zona intera, il team sportivo nel quale tutti si indentificavano. Una valle intera era unita nel tifare gialloblù.

Quale partita di quella stagione le è rimasta impressa nella mente?

Sono stati tanti i momenti indimenticabili: dal 4-1 rifilato nel derby al Viareggio, ai successi esterni sui campi di Mantova, Prato e Vercelli per arrivare alla vittoria contro l’Alessandria, l’altra promossa del nostro girone. Può sembrare paradossale, però, la gara indimenticabile per me fu il 2-2 (i marcatori dei gialloblù furono Rossi e Benedetti nda) contro lo Spezia del 6 gennaio 2000. A quattro mesi di distanza dal rovescio subito in terra ligure, era bello osservare dalla panchina i progressi compiuti dalla squadra che andò vicinissima dallo sconfiggere la capolista. È stato gratificante vedere realizzare sul terreno di gioco il progetto che avevo in mente. In Nardini stracolmo subimmo, infatti, il definitivo pareggio di Igor Zaniolo (doppietta per lui), papà di Nicolò stella della Roma mentre in tribuna stavamo scoppiando dei tafferugli tra i nostri tifosi e quelli spezzini. Credo che la squadra incassò il gol proprio a causa di un calo di concentrazione dettato da quel motivo.

A tanti anni di distanza, resta ancora un pizzico di rammarico per l’esito della semifinale play-off contro il Prato?

Con l’esperienza maturata in questi anni (all’epoca Paolo Giovannini era alla seconda stagione da direttore generale nda), avrei sicuramente gestito in maniera diversa la settimana successiva alla sfida di andata, vinta dal Castelnuovo 1-0 al Lungobisenzio. Ricordo il grande entusiasmo dei tanti sostenitori arrivati in massa a Prato, già convinti di aver strappato il pass per la finalissima. Sarei dovuto intervenire per far sì che la squadra arrivasse con più tranquillità ai 90’ decisivi. Sono situazioni simili a quello che viviamo a Pontedera: dopo una bella vittoria esterna, ad esempio, può succedere che nella gara interna il team non renda come previsto. È da 22 anni che faccio questo mestiere: posso affermare tranquillamente che certi errori si correggono grazie all’esperienza. Al ritorno, comunque, fummo molto sfortunati vedi il palo colpito da Cipolli sullo 0-0 e il brutto infortunio alla spalla subito da Franchi.

Pensi che il Castelnuovo versione 1999-2000 sia stato il migliore nei tuoi cinque anni di gestione?

Alla luce del lavoro svolto nel biennio 1998-2000, del gioco espresso e del contagioso entusiasmo, credo che quel Castelnuovo abbia fatto vedere le cose più belle. Ci tengo a menzionare, comunque, anche il Castelnuovo edizione 2002-2003, nuovamente tornato ai play-off e soprattutto l’unica formazione del girone B della C2 a rimanere imbattuto contro la Fiorentina (allora Florentia Viola nda) pareggiandovi, tra Coppa Italia e campionato, in tre occasioni (1-1 al Franchi in due occasioni sempre con gol di Martelloni e 0-0 al Porta Elisa nda). Contro la nostra difesa neppure bomber Riganò riuscì a segnare.

Come si piazzerebbe quella squadra nella Serie C dei giorni nostri?

Onestamente questo tipo di paragone lungo un arco temporale di venti anni non mi appassiona. Ritengo, comunque, che quella formazione sarebbe stata protagonista di un campionato di terza serie come quelli odierni. Basta pensare ai tanti elementi di quella rosa che si sono affermati in altre piazze, vedi Venturelli nella Triestina, capitan Massimo Barsotti, il grande Edoardo Micchi, Pacifico Fanani, Michele Coppola, Matteo Rossi e Alessandro Galli che ha fatto incetta di campionati tra Venezia, Sangiovannese e Lucchese. Come non menzionare Luigi Grassi, ancora decisivo in un campionato difficile la Serie D, la carriera e i successi di Giancarlo Favarin parlano da sola così come quella del sottoscritto. Sì, quel Castelnuovo era davvero una grande squadra.”

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