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Scritto da Redazione
Sport
12 Giugno 2020

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Re dei bomber gialloblù con 192 gol all’attivo e secondo nella graduatoria delle presenze di tutti i tempi con 385 caps Edoardo Micchi è il Castelnuovo. Reduce dallo storico passaggio in Eccellenza con il River Pieve, con questo fanno tre campionati vinti in quattro anni da allenatore, l’ex centravanti ha ripercorso per la Gazzetta del Serchio la prima storica stagione tra i professionisti del club del capoluogo garfagnino. Un’annata storica con una squadra che sapeva vincere e convincere, mettendo in luce un calcio offensivo. Anche in quella circostanza l’apporto di Micchi, al secondo campionato di C2 dopo la parentesi di Pontedera, si rivelò determinante con 11 centri in 33 match.

A distanza di venti anni, quali sensazioni le tornano in mente ripensando a quel campionato?

Pensieri indimenticabili. Credo che solo il tempo ti faccia rendere conto di quello che siamo riusciti a fare in quella stagione, grazie all’unione tra staff tecnico, dirigenza e tifoseria. Finire al terzo posto con 57 punti dietro soltanto a Spezia e Alessandria, con all’attivo il miglior attacco con 59 reti la dice lunga sulla qualità di gioco che esprimevamo in campo. Mi piace ricordare anche la stagione precedente, quando vincemmo la Serie D con due turni di anticipo lasciandoci alle spalle avversari del calibro di Massese, Grosseto e Latina. Ho giocato in altri Castelnuovo tra i professionisti, ma devo dire che quello versione 1999-2000 sia stato il migliore. Sono stati campionati difficilmente ripetibili, purtroppo, dalle nostre parti nel calcio di oggi.

Se si pensa ai quei nove anni di professionismo, la mente non può che tornare al presidente Mauro Marchini?

Tutto questo è stato realizzato grazie lui: il suo nome resterà scolpito nella storia del Castelnuovo. Soltanto un imprenditore appassionato come Marchini, allo stesso tempo anche tifoso, poteva porre il club gialloblù sulla mappa del calcio italiano. Avrebbe voluto raggiungere la Serie C1, andandoci vicino in due occasioni

Quali erano le vostre aspettative per il campionato, alla luce della buona campagna acquisti estiva?

Il direttore generale Paolo Giovannini fu molto bravo a portare a Castelnuovo elementi esperti per la categoria come Cipolli, Galli, Rossi, Garfagnini e Coppola, ma obiettivamente l’obiettivo iniziale era quello di ottenere la salvezza. L’approccio alla C2 fu traumatico, con quattro sconfitte nel girone di Coppa Italia e il 4-1 subito al “Picco” di La Spezia contro i futuri vincitori del campionato. In quel frangente emerse, oltre alla forza del gruppo, il pregio principale dell’ambiente gialloblù, ossia lasciare lavorare in tranquillità e con fiducia lo staff tecnico. I due successi consecutivi contro Meda e Montichiari, disputati sui neutri di Camaiore e Lucca, ebbero un peso specifico importante per permetterci di inanellare un filotto di risultati utili consecutivi. A suon di vittorie ricche di gol, vedi quelle contro Viareggio (4-1), Prato (4-2 al Lungobisenzio) e Novara (4-2), occupammo stabilmente i piani alti della graduatoria. Fu una stagione quasi perfetta, con il piccolo neo della semifinale play-off di ritorno contro i lanieri. Eravamo, forse, troppi sicuri dei nostri mezzi, senza nulla togliere al Prato che annoverava due giovani Maccarone e Antonini, entrambi in prestito dal Milan. La sfortuna ci mise lo zampino sotto forma del palo di Cipolli e dell’infortunio di Franchi.

Com’era per una prima punta giocare in quel Castelnuovo votato all’attacco?

Senza dubbio divertente poiché avevo la possibilità di giocare tanti palloni essendo supportato da Galli e Barsotti, giocatori di qualità. Così come avevamo due ali devastanti come Cipolli e Rossi, non a caso decisivi a loro volta nelle aree avversarie. Favarin riuscì a creare questo 3-4-2-1, non in voga all’epoca, che si adattava alla perfezione alle qualità della rosa. Avevamo tante armi offensive per colpire gli avversari; da Venturelli (10 gol) a Fanani (4 centri), passando per i nostri mediani Garfagnini, Fiori e Benedetti alle ali tutti potevamo trovare la via della rete. Merito, a mio avviso, di un pressing fatto in maniera giusta. Di contro lasciavamo qualche spazio alle ripartenze avversarie, ma questo faceva parte del gioco. Voglio sottolineare il lavoro fondamentale svolto dai nostri centrocampisti, Fiori, Benedetti e Garfagnini sempre pronti a coprire i varchi e dare manforte alla nostra difesa.

Che ricordo ha di Giancarlo Favarin?

È stato uno dei migliori allenatori con cui ho lavorato nella mia carriera; non a caso ha fatto bene e vinto in tutte le piazze dove ha avuto modo di allenare. Potevamo contare in quelli anni su un gruppo sano, un ambiente ideale e su una società modello, ma l’innovazione tattica di Giancarlo fu una svolta imprescindibile. Con Favarin ho avuto un ottimo e leale rapporto.

Quanto fu importante aver un blocco di calciatori garfagnini anche per agevolare l’inserimento dei nuovi acquisti?

Era ed è tuttora una peculiarità rara nel calcio professionistico. L’integrazione tra noi giocatori locali, i gruppi dei lucchesi e dei pisani fu molto semplice. Di Pacifico Fanani ed Emanuele Venturelli, entrambi classe 1972 come il sottoscritto, mi ricordo le sfide ai tempi della nostra militanza nei settori giovanili, io a Valle di Ottavo loro nell’Atletico Lucca. Furono importanti figure come Renucci, Giannotti, Tolaini e Fontana; eravamo veramente un gruppo unito.

Quale dei tuoi undici gol di quel campionato ti è rimasto più impresso?

Un gol ti trasmette una sensazione fantastica, che sia da fuori area che ad un metro dalla porta. Rammento con affetto il colpo di testa che aprì le marcature nel 4-1 rifilato al Viareggio in un “Nardini” vestito a festa. Una rete segnata ai bianconeri aveva un gusto inebriante. Anche la doppietta che ci permise di passare a Firenze sul campo della Rondinella merita una menzione.

Per concludere, invece, quale partita ricordi con maggiore affetto?

Ne indico due: il 6-4 contro il Mantova, quando abbiamo giocato per 70’ in inferiorità numerica a causa dell’espulsione di Franchi. Furono tre punti che ci permisero di concludere il torneo al terzo posto. Pochi giorni ho avuto modo di rivedere il 2-2 contro lo Spezia, il giorno di Befana del 2000; di fronte ai primi della classe giocammo una match splendido accompagnati da uno stadio “Nardini” gremito in ogni ordine di posto.

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