Il viaggio dei sapori si apre con una frase del giornalista toscano Giulio Piccini, in arte "Jarro", secondo il quale il mondo cominciò con un peccato di gola.
La cucina è l'arte più antica del mondo - al contrario di quanto si pensi - perché Adamo nacque a digiuno. Gli italiani, in particolare, amano il cibo: in parte, perché è il loro strumento di socializzazione e convivialità; e, in parte, perché la cucina italiana è quella con più tradizioni gastronomiche regionali.
E, a proposito di tradizioni, merita esplorare il mirabile paesaggio della Toscana: un territorio così vasto, tra vallate e corsi d'acqua, così ricco di bellezze artistiche, borghi incantevoli e di ghiottonerie senza pari.
La cucina toscana rimane semplice e umile anche nei cibi più elaborati. I piatti a cui viene attribuita la "toscanicità" sono: la "ribollita", una zuppa co' fagioli del giorno prima, ribollita appunto ed arricchita di verdure e pane raffermo; poi c'è il signor "castagnaccio", il cosiddetto sfama famiglie o pane dei poveri, per la semplicità degli suoi ingredienti: la farina veniva ricavata dalla macinazione delle castagne essiccate e si mescolava con l'acqua fino a ridurla ad una crema densa, olio, uvetta e rosmarino.
Un'altra pietanza, diventata anche cibo street food, è la "cecìna": una torta a base di farina di ceci. Dove sia nata, se prima in Liguria o in Toscana, non si sa di preciso; ma sappiamo che si parla di cecìna sin dal XIII secolo. La sua storia rievoca la battaglia della "Meloria" - la più grave sconfitta subita dai pisani - che portò il declino della potenza marittima di Pisa. Si narra che, nel caldo agosto del 1284, una galea (tipo di nave), carica di pisani ai remi, incontrò una terribile tempesta ed imbarcò molta acqua; questa, ammollò i sacchi di ceci nella cambusa, dove c'erano anche vari barili d'olio, di cui alcuni si sfasciarono nel rollio della nave. Per qualche giorno la nave rimase in balia delle onde e nessuno si ricordò di togliere i ceci dall'acqua; fu così che, quando tutto tornò alla normalità, il risultato del legume era una purea resa salata e condita.
Non per meno importanza - ma non potevano mancare - la torta di farro della Garfagnana, la pappa al pomodoro ed infine la bruschetta con cavolo nero.Il tema della gastronomia è molto ampio, ma era giusto dare un'infarinatura. Si può dire che la migliore ricetta di ogni pietanza sia quella in cui si riconosce il sapore d'una volta, perché solo con la pazienza, l'umiltà ed il cuore si riesce a ritrovare i sapori perduti.
Ricette
Bruschetta con cavolo nero
Ingredienti: cavolo nero, aglio, peperoncino,olio evo, sale q.b.
Sbollentare le foglie di cavolo in acqua leggermente salata per una ventina di minuti, scolarle e tagliuzzarle grossolanamente. In una padella, soffriggere aglio tritato fino ad imbiondirlo. Saltare il cavolo nel soffritto, insaporendo con poco sale, ed aggiungere qualche mestolo di acqua di cottura, se necessita. Infine, tagliare fette di pane, tostarle, strofinarle secondo i gusti con altro aglio, e servirle con il cavolo sopra ed un filo d'olio.
NOTA BENE: Pepe o peperoncino è facoltativo. A chi piace una nota di piccantezza, può provare - dà una spinta maggiore al gusto del cavolo nero.
Torta di farro garfagnina
Ingredienti: 1 Pasta brisée, 200 gr di ricotta vaccina, 350 gr di farro, 2 uova, 3 cucchiai di formaggio grattugiato, Sale q.b, Pepe q.b .
Far cuocere il farro in acqua salata, poi scolare e fare raffreddare. Sbattetere le uova e unirle con la ricotta, il formaggio e il farro; infine, regolare di sale e pepe. Srotolare la pasta brisée con la carta da forno, adagiarla in una teglia e bucherellare con una forchetta, così durante la cottura non rischia di gonfiarsi troppo. Versare il composto e livellarlo, dopodiché infornare - a forno preriscaldato a 180°. Far cuocere la torta per circa 30 minuti. Et voilà.
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