Siamo nel cuore di Bologna, in via Nosadella. Qui, sotto le volte dei portici, sorge una piccola realtà gastronomica che ha fatto della sostenibilità la propria vocazione: si chiama "La svolta" e il suo logo è una grossa zucca con una saliera accanto, chiara allegoria del cosiddetto 'sale in zucca'.
Il ristorante promuove infatti una 'cucina di ragione', esclusivamente biologica e a chilometro zero, con materie prime selezionate e attenta alla stagionalità con la collaborazione dei produttori locali. Una filiera corta volta a limitare la grande distribuzione e l’inquinamento che da essa deriva.
Varcato il piccolo ingresso del locale, troviamo ad accoglierci una cordiale signora, Enza, che, con il suo calore, ci fa sentire subito a nostro agio. Veniamo indirizzati alla sala, ma prima, alla parete di un breve corridoio, notiamo fissate al muro una serie di fotografie ritraenti i piccoli produttori che hanno realizzato le materie prime che poi ritroveremo nel piatto: un segno di trasparenza che tutti i locali dovrebbero adottare per infondere fiducia nei propri clienti.
Accediamo quindi alla sala e subito veniamo colpiti dall'atmosfera semplice, familiare, ma, allo stesso tempo, curata nei dettagli. Il locale si presenta con colori tenui e caldi, lampade artistiche ed è dotata di una mini libreria che è possibile consultare nell'attesa.
Il locale offre piatti curati, equilibrati e colorati. Il menù si rifà alla tradizione, quindi non possono mancare, essendo in terra bolognese, le proverbiali tagliatelle di carne, ma rivisitate sia nell'impasto, ai tre cereali, che nel sugo, con l'utilizzo di un ragù marinato nell'Armando: una delizia. Quindi un altro piatto forte (ma anch'esso rivisitato nella forma) della cucina emiliana: delle fantastiche polpette di mortadella su fonduta di parmigiano (reggiano va da sé), uovo poché e tartufo nero: una goduria. E ancora: risotto con canocchie, bisque di granchio e zeste di limone; funghi cardoncelli grigliati su dahl di lenticchie e fagioli con mandorle tostate. Insomma, si vede che nella testa dello chef c'è l'impegno di offrire ricette della tradizione ma rivisitate in chiave unica e originale.
Enza è veramente una dinamo. Simpatica, sorridente, disponibile: ha una grinta invidiabile e, con grande professionalità, ci ha spiegato una ad una tutte le portate, peraltro impiattate con estro e cura, aiutandoci, con apprezzata sincerità, nella scelta del vino (ricaduta poi su un formidabile rosato, "Arcade", della Liguria).
Ci alziamo da tavola sazi, soddisfatti e rigenerati. A riaccompagnarci all'ingresso, la musica di un magnifico pianoforte che i clienti possono suonare in assoluta libertà e una scritta che decidiamo di fare nostra: "Aiutiamoci a non essere egoisti, incomprensivi, orgogliosi, trascurati e saremo uniti con amore". Che dire di più. Au revoir.
Foto Josette