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Scritto da Redazione
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08 Dicembre 2021

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione dell'avvocato castelnuovese Angiolo Masotti relativa ad un evento verificatosi esattamente cinquecento anni fa (7/8 dicembre 1521 - 7/8 dicembre 2021), interessante anche alla luce del fatto che a febbraio 2022 ricorreranno i 500 anni della venuta di Ludovico Ariosto in Garfagnana come governatore:

"Molteplici sono i personaggi celebri che hanno soggiornato a Castelnuovo ed in Garfagnana nel corso della storia.

Il più famoso  di tutti è sicuramente Ludovico Ariosto che fu governatore della Garfagnana Estense dal febbraio 1522 al giugno 1525. Egli parlando di Castelnuovo nella quinta satira così si esprime: “Dove da diverse fonti, con alterno rimor, confondono l’acque. La Turrite col Serchio fra due ponti”. Durante il suo soggiorno a Castelnuovo di Garfagnana Ludovico Ariosto, inviò molte lettere al Duca di Ferrara in cui espose la situazione della Garfagnana di quegli anni.

Tali lettere rappresentano un meraviglioso spaccato della storia della Garfagnana in quel triennio, anche con riferimento ai rapporti con gli Stati confinanti.

Fra gli avvenimenti degni di ricordo è anche l’episodio direttamente collegato con la successiva venuta in Garfagnana di Lodovico Ariosto, rappresentato da quanto accadde la sera del 7 dicembre 1521 o secondo lo storico Domenico Pacchi il giorno successivo.  In tale data i castelnuovesi, guidati dal medico Giovan Pietro Attolini,  dai fratelli  Sandrino e Niccolò Martelli, Ercole Vanugli, Aumenio e Gismondo Filippi, Attolini Badassare, Lodovico Gherardi, Simone Simonelli, Pierino Magnani, Stefano Fattori, Bastiano e Niccolò Cavani, Vangelista  Silici e molti altri diedero l’assalto alla Rocca, non ancora ariostesca, ma già sede dei governatori della Garfagnana. All’interno di essa, si trovava in qualità di governatore, messer Bernardino Ruffo inviato dai Medici . Dal 26 settembre 1521 Castelnuovo era infatti caduta sotto il dominio fiorentino.

Il Papa era Leone X che su sollecitazione (come dice il Pacchi) del Cardinale Giuliano (o Giulio) de Medici, fece occupare la provincia estense dalle truppe fiorentine  (ad eccezione della fortezza delle Verrucole, che resistette valorosamente agli invasori).

I castelnuovesi però, mal sopportavano tale dominio, in quanto erano molto legati agli Estensi, famiglia regnante all’epoca a Ferrara. Appena quindi giunse notizia a Castelnuovo di Garfagnana della morte del papa Leone X, avvenuta il 01.12.1521 molti degli abitanti della città decisero di cacciare il governatore Ruffo. A questo scopo, gruppi di ribelli, di cui alcuni armati di pugnale, nascosto  sotto gli abiti, guidati dal dottor  Giovan Pietro Attolini, dopo essersi concentrati in vari punti del centro fra cui la chiesa di S. Pietro,  si portarono di fronte alla Rocca. Con uno strattagemma, alcuni di essi, sempre guidati dal dottor Attolini, riuscirono ad entrare all’interno dell’edificio diedero al governatore ed alla sua famiglia il seguente ultimatum: “Abbandonare la Rocca entro un’ora o esporsi a ben  più gravi conseguenze”. Altri dicono che l’ultimatum  dato dai rivoltosi  al governatore fu molto più esplicito,  con il seguente   dilemma “o andarsene entro un’ora o saltar dai “finestroni”.  Messer Bernardino Ruffo, che evidentemente temeva per la sua incolumità e quella della sua famiglia, allo scadere dell’ultimatum si allontanò dalla Rocca con la famiglia ed i suoi servitori.

Fra l’altro le cronache raccontano che un suo fedelissimo, molto probabilmente una specie di guardia del corpo, definito “bravo” vistosi circondato dai rivoltosi armati di pugnale, si arrese immediatamente chiedendo la grazia della vita, che gli fu concessa.

Nel frattempo Baldassare Attolini, fratello di Giovan Pietro era salito sul tetto della torre della Rocca ed aveva tolto lo stendardo, la bandiera che vi aveva posto il governatore Ruffo  e che furono distrutti. -  Al suo posto Baldassare Attolini innalzò lo stemma degli Estensi inneggiando (sempre come dicono le cronache) al nome del Duca Alfonso d’Este

Il Governatore  fu accompagnato anche da alcuni dei congiurati, fino a Monteperpoli, senza che gli fosse torto un capello o come dicono le cronache dell’epoca “cortesemente”. - I capi della ribellione, dottor Attolini in testa, spedirono subito degli inviati  a Ferrara, dal duca Alfonso chiedendo di tornare a far parte degli Stati Estensi e la nomina di un governatore.

Il Duca accolse di buon grado la richiesta. Nel febbraio del 1522 , arrivò come governatore estense, messer Ludovico Ariosto (che per la verità  era già stato in precedenza in visita a Castelnuovo di Garfagnana). Ogni anno, per commemorare l’insurrezione dei castelnuovesi, fu deciso di tenere il giorno 7 dicembre una processione, e che per voto si solennizzasse il giorno seguente, dedicato alla concezione di Maria Vergine come ricorda Domenico Pacchi nel suo bel volume “Ricerche storiche sulla provincia della Garfagnana”.

Inoltre a ricordo della cacciata del governatore Ruffo e del ritorno di Castelnuovo Garfagnana sotto gli Estensi, fu posizionato presso “La Porta Miccia” (che consentiva anche all’epoca l’accesso al Ponte Castruccio), un bassorilievo  di marmo nel quale si vedeva l’aquila estense che artigliava il leone (che rappresentava Papa Leone X) assieme ad alcune armature. Tale scultura, come le armature, andò dispersa nel corso dei secoli.

Alcuni anni fa, fu fatta sistemare dall’amministrazione comunale dell’epoca, una riproduzione dello stesso bassorilievo  nell’atrio della Rocca Ariostesca (accogliendo quello che era stato un desiderio di Domenico  Pacchi), eseguita da un artigiano locale  del marmo e fu effettuata una ricostruzione dell’evento.

L’Ariosto, come ricorda il Raffaelli, scrisse a proposito di questi avvenimenti, le seguenti rime: “Per custodir come al signor mio piacque il gregge garfagnin, che a lui ricorso ebbe tosto che a Roma il Leon giacque, che spaventato, e messo in fuga, e morso l’aveva dianzi, l’avria mal condotto se non veniva dal ciel nuovo soccorso” (Satira V).

La venuta di Ludovico Ariosto in Garfagnana fu quindi “in primis” originata da un moto di ribellione dei castelnuovesi.

Ma questa è un’altra storia".

Sotto il bassorilievo che ricordava la cacciata del governatore Ruffo dalla Rocca

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