Riceviamo e pubblichiamo questo intervento, a firma Anpi – Sezione Val di Serchio e Garfagnana, in merito allo stato della sanità nel nostro paese:
"Poco più di un mese fa eravamo già intervenuti come Anpi sullo scottante tema della sanità in Valle del Serchio; quelle che avevamo definito preoccupazioni stanno purtroppo diventando realtà.
Ormai non fa più notizia ma il nostro sistema sanitario pubblico è vicino al collasso. Il problema è nazionale e viene da lontano, da decenni di politiche ultraliberiste, ma ci permettiamo di pensare che la situazione sia drammaticamente peggiorata nell'ultimo triennio. Nelle rispettive sfere di competenza ci sembra che né Giani in Regione, né Draghi al Governo, abbiamo messo in atto alcuna azione per invertire la tendenza; anzi ci sembra che si stia accentuando un divario a danno delle zone periferiche, quali appunto la Valle del Serchio. E' uno stillicidio continuo di notizie negative e di segnali che dimostrano la progressiva dismissione della sanità pubblica: le carenze di personale medico ed infermieristico sono ormai generalizzate e riguardano i pronti soccorsi, i servizi di guardia medica, i reparti ospedalieri ed i servizi sul territorio; la precarietà del reparto di Cardiologia a Castelnuovo Garf. è all'attenzione di tutti; è di pochi giorni la notizia che, a fronte della ripresa significativa dei contagi da Covid, le unità Usca lucchesi sono in parte smantellate; i medici di base non riescono più a svolgere dignitosamente il proprio lavoro alla prese con pensionamenti, aumento degli anziani e del numero di pazienti da seguire. Nel frattempo anche in Valle del Serchio crescono le struttura private, vedi la recente nuova apertura a Piano di Coreglia, e quelle già esistenti si rafforzano e si arricchiscono di collaborazioni prestigiose, spesso di medici che hanno esercitato nel pubblico e da pensionati mettono lucrosamente a frutto le conoscenze acquisite (forse pensare a dei limiti in tal senso non sarebbe così sbagliato). Mancano i medici ma non si mette mano al meccanismo del numero chiuso per l'accesso alla facoltà di medicina.
Il quadro è desolante e risulta difficile non pensare ad un disegno organico per americanizzare la sanità italiana, per sostituire progressivamente il privato al pubblico, creando peraltro ghiotte opportunità di guadagno al mondo finanziario ed assicurativo.
Come Anpi pensiamo sia necessario uno scatto di rabbia e di orgoglio, anche in Valle del Serchio. Ci sembra, almeno da alcune cronache di questi giorni, che finalmente anche i Sindaci comincino ad avere qualche dubbio sulla sostenibilità di questa situazione; non si può difendere l'indifendibile.
La Costituzione, affermiamo come Anpi, è ridotta a straccio. La Repubblica non è più in grado di garantire, o sceglie di non garantire, la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo ed interesse della collettività, come invece prescriverebbe l'art. 32 della Costituzione.
A fronte dei necessari ed improrogabili investimenti che sarebbero necessari in ambito sanitario (e non solo), si è scelto invece consapevolmente di imbarcarsi in un conflitto, dove, abbandonando ogni ruolo di neutralità e mediazione, con una classe politica diplomaticamente incapace, prendiamo parte attiva con l'invio di aiuti militari ed armi a vantaggio di una delle parti, mentre all'altra riserviamo embargo economico e culturale. Riteniamo che l'azione dell'attuale governo sia in assoluto contrasto con l'art. 11 della Costituzione; l'invio di armi ed aiuti militari non favorisce certo una soluzione pacifica del conflitto, anzi ne acuisce gli effetti. Ferme restando le innegabili responsabilità della Russia in questo conflitto, il ruolo del nostro Paese non può essere a fianco di un'organizzazione militare, la Nato, che in questi anni ha esercitato politiche aggressive ed espansionistiche in molte parti del mondo; non può essere a fianco di una potenza imperialistica, gli Usa, che su procura all'Ucraina sta combattendo una guerra finalizzata a riaffermare la propria supremazia militare ed economica. La pace si costruisce con il dialogo e fermando le armi".