Riceviamo e volentieri pubblichiamo la risposta dell’Asl alla lettera-segnalazione della Gazzetta del Serchio “Chi ha ucciso l’ospedale Santa Croce” a firma della collega e paziente Barbara Pavarotti:
In merito all’articolo della Gazzetta del Serchio dal titolo “Chi ha ucciso l’ospedale Santa Croce”, l’Azienda USL Toscana nord ovest, rispondendo punto per punto, precisa quanto segue.
Intanto, in linea generale, l’Azienda non ha mai negato che esistano problemi di affollamento delle strutture di Pronto soccorso e che il personale sia sotto pressione.
Vanno però sottolineate sia la grande capacità dei punti di emergenza aziendali di aver resistito con eccezionale efficacia, da tutti riconosciuta, alla recente pandemia, sia le grandi capacità professionali dimostrate dagli operatori di Pronto soccorso, che riescono a prendere in carico ogni giorno molte persone.
La carenza di personale è un problema reale, che riguarda tutta Italia (ci risulta anche Roma, citata nell’articolo) ed è costantemente all’attenzione della Asl e della Regione, che stanno mettendo in campo tutte le azioni possibili per reperire nuovi operatori.
L’attenzione dell’Azienda, della Regione e della Conferenza dei sindaci sugli ospedali della Valle del Serchio è poi massima, come confermano anche gli ultimi importanti investimenti. Per restare al “Santa Croce”, basti pensare ai milioni di euro stanziati per le nuove sale operatorie e, nei prossimi anni, alla realizzazione del nuovo Pronto soccorso.
Anche sull’attuale sede del PS l’Asl ha investito molto, circa 70mila circa, per renderla più moderna ed efficiente.
Il servizio garantito dal personale di Pronto soccorso è tra l’altro molto apprezzato dalla comunità, come dimostrano le donazioni di materiali e denaro, per oltre 100mila euro complessivi, effettuate durante il Covid dalla popolazione della Valle del Serchio. Una conferma chiara della stima e della fiducia nei confronti della struttura e dei suoi professionisti.
Sempre per quanto riguarda il Pronto soccorso di Castelnuovo Garfagnana, di cui è responsabile la dottoressa Piera Banti, c’è da ricordare che serve 55mila abitanti in inverno ed il triplo in estate (2 su 10 stranieri): dal 2021 al 2022 nel periodo estivo estate ha risposto a un 10% in più di richieste da parte dei cittadini, con un numero assai rilevante di codici 4 e 5 (a bassa priorità), che vengono comunque tutti valutati e presi in carico, con la misurazione di tutti i parametri vitali, con l’esecuzione del tampone anti-Covid (se necessario) e di eventuali altri esami specifici. La loro permanenza nella struttura è quindi successiva a questa valutazione complessiva e dipende dal numero di casi più gravi presenti in quel momento in Pronto soccorso.
Entrando più nello specifico, si fa presente che nella giornata di sabato 27 agosto, a cui si riferisce la segnalazione, si è registrato il doppio degli accessi rispetto ai giorni precedenti con una buona percentuale di pazienti con alti livelli di priorità e alcuni anche positivi al Covid.
Queste le altre precisazioni sull’articolo.
La centrale operativa del 118 “Alta Toscana”, che gestisce tutte le “missioni” sui territori di Lucca, Versilia e Massa Carrara è a Lido di Camaiore e non a Firenze e i tempi di intervento per questioni rilevanti non sono certamente quelli indicati (le telefonate sono registrate e gli orari consultabili).
Il pre-triage, che cita la giornalista, è stato istituito proprio per selezionare le situazioni e chiedere ai pazienti se sono vaccinati o meno non è una banalità: se non lo sono, deve essere effettuato il tampone rapido per escludere i casi positivi asintomatici e nello stesso tempo per tutelare ogni persona da eventuali contatti con pazienti sospetti. Il pre-triage serve anche per capire la priorità di accesso al Pronto soccorso e la valutazione viene fatta da personale formato ed esperto.
È vero che l’autrice dell’articolo ha aspettato perché, come sottolineato in precedenza, nella giornata di sabato 27 agosto gli accessi sono stati in numero superiore rispetto al solito, ma il codice 4 assegnato risulta corretto, visto che il trauma era avvenuto il giorno prima (più di 18 ore prima).
Inoltre in Pronto soccorso non si può entrare liberamente, anche perché ci sono ancora pazienti positivi al Covid.
Per quanto concerne la persona anziana in barella, si ricorda che in Pronto soccorso il personale fornisce acqua e bevande calde o anche cibo quando il medico lo ritiene opportuno. In alcuni casi, è bene non dimenticarlo, ci può essere anche una contro-indicazione nel dare da bere a un paziente.
La giornalista parla di una dottoressa “bravissima” che l’ha visitata e dei molti esami che le sono stati fatti “con estrema professionalità e gentilezza”. Ma per eseguire tutti questi accertamenti e per avere le risposte ci vuole comunque tempo.
Si conferma anche che i pazienti devono stare nelle loro stanze (da qui l’invito ricevuto da un’infermiera) e questo soprattutto per evitare contagi: la pandemia si è attenuata ma non è ancora finita.
Sulla dimissione dal Pronto soccorso, avvenuta alle ore 22, si fa presente che la dottoressa aveva già stampato tutto per dimetterla e comunque alla paziente era stato somministrato un antidolorifico alle 19.45.
La Asl risponde a Barbara Pavarotti: "Al pronto soccorso quel giorno accessi oltre il normale"
Scritto da Redazione
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30 Agosto 2022
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