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Scritto da Redazione
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15 Giugno 2020

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Riceviamo e pubblichiamo questo intervento del Comitato per l'attuazione della Costituzione della Valle del Serchio in cui si parla della posizione dell'attuale presidente del consiglio regionale, Eugenio Giani, in merito ai termovalorizzatori.

"Il quadro politico della Toscana è stato "scosso" negli ultimi giorni dalla comparsa della minaccia dei carrarmati. E' chiaro che si tratta di una metafora, ma il candidato del Pd alla Presidenza della Regione Toscana, nonché attuale Presidente del Consiglio Regionale, quindi non un qualunque­­­ avventore di bar che abbia alzato un po' il gomito, ha chiarito quale sia il suo concetto di democrazia. Infatti durante una recente intervista ha messo sul tavolo un nuovo e moderno strumento di partecipazione popolare "il carrarmato". Nell'ambito di un ragionamento sulla tematica rifiuti, ha esplicitato il suo convincimento della necessità di realizzare in Toscana un grande termovalorizzatore, utilizzando il "ricatto" dell'aumento della Tari ed abusando ancora impropriamente del concetto di economia circolare, dove le Direttive Europee chiariscono che lo smaltimento non è la principale, ma solo l'ultima delle azioni per la gestione corretta del ciclo rifiuti, dopo "non uso, riduzione, riparazione, riuso, riciclo". In conclusione dell'intervista ha chiarito come intende procedere, dichiarando " farò l'impopolare, ma scelto il sito, su quello vo' a diritto, coi carri armati".

In un'altra epoca politica una dichiarazione di questo tipo avrebbe portato il partito di riferimento a cambiare immediatamente il proprio "cavallo da corsa" con un altro "più democraticamente presentabile". Ma oggi siamo nell'era del decisionismo e dell'uomo solo al comando, che trova riscontro in modalità di comunicazione verbali urlate, violente ed irrispettose del confronto democratico. Non ci siamo dimenticati delle tante "sparate" leghiste di salviniana memoria, assolutamente eversive da un punto di vista democratico, anche quando costui rivestiva un ruolo istituzionale che avrebbe dovuto portarlo a sanzionare se stesso. Ma ormai questa concezione della politica alberga anche in altre forze politiche, come dimostra ampiamente quel figuro del Presidente della Regione Campania, lo "sceriffo" De Luca, i cui metodi di governo e comunicazione sono semplicemente un'aberrazione della Costituzione.

Tornando al "nostro" Giani, sarebbe troppo facile  ironizzare, come altri hanno già fatto prima e meglio di noi, sull'iconografia del Giano bifronte. Certamente però, le sue ultime dichiarazioni, sono in apparenza quantomeno contraddittorie rispetto ai suoi interventi in Valle del Serchio a proposito della questione del pirogassificatore di Kme. Ricordiamo l'entusiasmo (e l'esposizione mediatica) con cui accolse fuori dalla sede del Consiglio Regionale le delegazioni locali che consegnavano le migliaia di firme raccolte contro tale progetto, nonchè l'enfasi con cui aveva presenziato ad alcuni passaggi del processo partecipativo. E' chiaro che l'uscita dei carri armati ci preoccupa, sia da un punto di vista della concezione di democrazia,  che nella sostanza della specifica questione del pirogassificatore di Fornaci di Barga; evidenzia ancora una cultura della gestione rifiuti basata sull'incenerimento, sulla distruzione di materia, anziché sul suo riutilizzo; una politica più attenta alle logiche del profitto e delle lobbies industriali, che alle esigenze del territorio e delle popolazioni. Se anche qualche Sindaco della Valle del Serchio facesse sentire la sua voce in questa vicenda non sarebbe poi così male!

Ma cosa è successo a Giani? Voltafaccia o sdoppiamento di personalità?

Forse niente di tutto questo.  Rientra probabilmente in una concezione della democrazia che è semplicemente formale, lontanissima dall'essere sostanziale.  Viene alla mente il dibattito sul sistema elettorale, dove a fronte della mancata rappresentanza dei partiti minori e delle istanza più radicali, causa le assurde  soglie di sbarramento, qualcuno ipotizza un cosiddetto "diritto di tribuna"; cioè una presenza puramente teorica, che consenta semplicemente di parlare, ma, in quanto sottorappresentata, senza alcun peso o funzione sostanziale. Non vorremmo che anche nella questione pirogassificatore le varie istanze della popolazione fossero intese, da Giani o da altri, come un mero diritto di tribuna; si fanno tanti discorsi sulla necessità di consultare le popolazioni interessate dal progetto, si prende atto delle firme raccolte, si sponsorizzano e si organizzano forme anche innovative di democrazia dal basso, come "il processo partecipativo" e "l'inchiesta pubblica", ma poi le decisioni si prendono sulla base delle solite logiche del business, degli interessi dei poteri forti e delle lobbies inceneritoriste ed industriali.

Alle popolazioni ed ai territori, prima il diritto di tribuna, poi i carri armati!!!"

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