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Scritto da giulia del chiaro
gazzetta's got talent
24 Marzo 2022

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Comincia da un sogno in giovane età, di solito, l’aspirazione di diventare giornalisti o fotogiornalisti. Non è questo il caso di Giacomo Mozzi, il fotografo divenuto giornalista pubblicista proprio a La Gazzetta di Viareggio e che adesso ha instaurato importanti collaborazioni con quotidiani locali, gallerie e molte altre realtà.

Giacomo, infatti, diversamente dalla maggior parte degli altri collaboratori che sono stati raccontati in questa rubrica, ammette senza vergogna di non aver mai sognato di fare questo mestiere, ma di essercisi ritrovato per, poi, innamorarsene e farne una professione.

Ricordo – racconta – la prima macchina fotografica: me la regalò mio zio tornato dal Giappone quando avevo appena sei anni. Ho cominciato a fare fotografia a livello professionale intorno ai 20 anni, ma con tutta onestà non sono cresciuto con il sogno di fare questo mestiere; quindi, non ho seguito nessuna linea tracciata e mi sono creato un lavoro dal nulla”.

Il giovane viareggino, dopo aver finito l’apprendistato come fotografo, ha fatto diversi corsi e master professionalizzanti, ottenendo spesso borse di studio che gli hanno permesso di crescere in questo settore: da un corso di videomaker finanziato dall’Unione Europea a un master in fotografia per la moda e la posa, all’Istituto Europeo di Design di Milano, fino a un master specifico in fotogiornalismo a Roma.

“Nel frattempo – prosegue – avevo cominciato a lavorare come freelance e a farmi un giro di clienti tale da cominciare a parlare di lavoro vero e proprio. Infatti, già nel 2010, a soli 23 anni, ho aperto la partita Iva e fatto tanti sacrifici per avviare la mia attività: ricordo che la prima macchina fotografica professionale l’ho comprata rinunciando ad un viaggio a cui tenevo molto. Questo lavoro fin dall’inizio mi ha insegnato il sacrificio e la dedizione”.

Un percorso, quindi, che lo ha visto arrivare al giornale online viareggino con un grande bagaglio di conoscenze, esperienze e con un livello professionale già molto maturo: “Dopo il corso in videomaker – spiega – avevo cominciato a lavorare per un’emittente del territorio, TeleCamaiore, occupandomi di riprese e interviste. È in quel momento che ho iniziato a maturare davvero il desiderio di diventare giornalista pubblicista, ma sette mesi prima che riuscissi ad avviare la procedura per richiedere il tesserino, l’emittente fallì e io mi trovai ad accantonare questo desiderio”.

L’obbiettivo del tesserino restava, però, un chiodo fisso e da lì a poco lo spinse a contattare la redazione viareggina delle Gazzette per avviare una collaborazione: “Per la Gazzetta mi occupavo di ogni cosa: tutto quello che succedeva a Viareggio io lo sapevo. L’aspetto più bello e significativo dell’esperienza è stato il fatto di lavorare in una redazione libera che ti dà la possibilità di proporti e proporre. I due anni di collaborazione mi hanno regalato anche un’altra cosa bella: quella di conoscere persone che facevano il mio stesso lavoro e che per me erano icone del giornalismo cittadino e di scoprire che alla fine, icone o no, siamo tutti lì, ogni giorno, a cercare la notizia e a raccontarla nel miglior modo possibile”.

Dopo aver preso il tesserino da giornalista, per Mozzi iniziano ad arrivare importanti collaborazioni che porta avanti tutt’ora: ha collaborato con Il Corriere della Sera e oggi collabora come fotografo con La Nazione e Il Tirreno. Si occupa, inoltre, dell’ufficio stampa di Barbara Paci per la quale ha fatto anche la campagna elettorale e con la quale cura anche gallerie d’arte. Oltre al giornalismo, infatti, continua a coltivare anche la sua esperienza nel settore artistico occupandosi della curatela di mostre e avviando, tra gli altri, un format al museo Guidi dal titolo In contemporanea.

Ti sei creato un mestiere senza che fosse una strada prestabilita, senza sognarlo finché non ti ha preso dal dentro. Cosa consiglieresti a quei giovani che, invece, vivono con il sogno di fare ciò che fai tu?

Gli direi di avere passione, di essere curiosi senza fermarsi mai all’apparenza, di essere sinceri e più chiari possibile. Gli direi, poi, di non arrendersi perché nel farsi strada in questo mondo troveranno necessariamente degli ostacoli e sono proprio quegli intralci che non li devono fermare, sono gli ostacoli che devono essere messi a frutto”.

Oggi – conclude – posso dire di essere un ragazzo fortunato perché fare qualcosa che non ti pesa come, nel mio caso, fotografare o scrivere è una cosa rara da trovare. Chi riesce a far diventare un hobby o un talento una fonte di reddito è fortunatissimo!”

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