Sono le 11 donne uccise in Italia in circa due mesi di quarantena, dal 4 marzo all’8 maggio. Uccise non dal virus, ma dai loro uomini, tra le mura di casa. Quella casa in cui si sono trovate rinchiuse a causa della pandemia. È un vero e proprio grido di allarme quello lanciato dalla vice-presidente della Commissione regionale pari opportunità della Toscana, Lara Baldacci, dalla presidente dell’associazione Non Ti Scordar di Te di Gallicano, Stella Adami, e dall’assessore regionale, Marco Remaschi.
“L’allarme che arriva dall'Oms, che ha registrato un aumento della violenza domestica durante il periodo di emergenza Covid-19, non è difficile da comprendere - spiega Stella Adami-. La violenza, là dove è presente, non si ferma di fronte all'emergenza sanitaria, anzi il pericolo aumenta durante il periodo di convivenza "obbligata". Per donne e figli che già vivono in un contesto di violenza domestica, diventa difficile anche chiedere aiuto; difficile liberarsi dal controllo, spesso "asfissiante", del loro aggressore. Il nostro numero 0583.766094 ha una segreteria attiva 24h dove poter lasciare lasciare un messaggio con giorno e ora migliore in cui possiamo richiamare, per poter organizzare un colloquio o telefonico, su Skype o di persona in caso di emergenza. In questo periodo siamo anche reperibili sul numero di cellulare 350.5800110 nelle fasce orarie feriali 9-12 e 14-18. Sullo stesso numero di cellulare possono essere inviati messaggi SMS e Whatsapp. Possiamo essere contattate anche tramite email e messaggi sulla nostra pagina Facebook. Le donne devono sapere che noi ci siamo e non sono sole, parlare con qualcuno è il primo passo per uscire dalla violenza”.
In Italia la violenza di genere e il femminicidio sono problema strutturale, non occasionale: in questo periodo, purtroppo, hanno trovato una situazione ancora più favorevole. “Di questo si parla colpevolmente troppo poco - aggiunge l’assessore Remaschi -, ma questo è un tema importantissimo, che ci riguarda tutti e sul quale tutti noi dobbiamo tenere costantemente alta la guardia. È opportuno adottare tutti i provvedimenti necessari per fuggire da uomini violenti, è importante sensibilizzare il territorio, donne e uomini, a partire proprio dai più giovani, sul valore sociale della denuncia: chi alza le mani, chi esercita violenza - sia essa economica, psicologica, fisica o sessuale - non prova amore, non commette atti di amore. Il problema più grave del femminicidio resta la mancanza di una legislazione su misura, la mancanza della certezza della pena: questo è un appello rivolto al Governo e al Parlamento, affinché prevedano pene certe e severe e affinché garantiscano la massima tutela e il massimo supporto sociale, lavorativo, economico, familiare alle donne che decidono di denunciare. Noi come istituzioni, a tutti i livelli, abbiamo inoltre il dovere di stare accanto, di essere un costante punto di riferimento e di sostenere le tante associazioni impegnate sul territorio: associazioni preziose, che forniscono risposte, portano avanti progetti educativi nelle scuole, creano rete nelle nostre comunità e garantiscono un approdo sicuro e protetto per tutte le donne che subiscono violenza. Un lavoro immane, svolto con la rete dei centri antiviolenza della Regione Toscana, che garantisce la continuità dell’assistenza alle vittime di violenza di genere e stalking anche nell’attuale fase di emergenza sanitaria. Numeri, persone, esperienze, storie: un patrimonio inestimabile a disposizione di chi ha più bisogno”.
"L'emergenza sanitaria, sociale ed economica che tutto il mondo sta vivendo colpisce ancora una volta più duramente le donne - aggiunge la vicepresidente Baldacci -. Penso alle donne impegnate in prima linea negli ospedali, nelle RSA, nelle farmacie, nei supermercati ma anche a quelle che, a casa, si trovano a dover conciliare lo smart-working con la gestione della famiglia e soprattutto dei figli da seguire anche dal punto di vista scolastico. Mai come ora è importante che le istituzioni riconoscano il loro ruolo chiave e si trovino soluzioni per conciliare famiglia e lavoro in modo che non siano lasciate ai margini e non debbano ancora una volta essere costrette a scegliere a scapito delle loro professionalità. Alle donne vittime di violenza, ai loro figli costretti spesso ad assistere inermi ai soprusi subiti dalle loro madri, a loro va tutto il sostegno della commissione di cui ho l'onore di far parte e che nonostante l'emergenza continua il suo lavoro "a distanza" anche, e soprattutto, in questi giorni per contrastare questo fenomeno tanto dilagante quanto disumano”.
A questo proposito occorre ricordare che il numero antiviolenza e stalking 1522 è sempre attivo, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e collegato direttamente ai centri antiviolenza e alle forze dell’ordine, anche nell’attuale fase di emergenza sanitaria. Il 1522, inoltre, è anche un’app: se una donna non può chiamare o ha paura a farlo, può scaricare l’app e chattare direttamente con le operatrici, in totale sicurezza.