"Ci vogliono coraggio e buonsenso: ora che la Toscana si appresta a diventare zona arancione, bisogna che il governatore Eugenio Giani e in generale la Regione Toscana prevedano un vademecum chiaro di cosa sia possibile fare e cosa no, prendendo esempio anche da quanto già stabilito e normato durante il primo lockdown". Lo dice il coordinatore regionale di Azione, Marco Remaschi, che, da ex assessore regionale all'agricoltura, punta in particolare i riflettori su due attività oggi sospese, come la pesca (amatoriale e sportiva) e la caccia. "Mi riferisco, per esempio, alla pesca e all'attività venatorie: la prima oggi è vincolata solo all'aspetto professionale, la seconda, invece, è del tutto sospesa, nonostante che entrambe siano svolte in modo individuale e nonostante che abbiano entrambe dei benefici effettivi anche per quanto riguarda la cura del territorio. Mi auguro che sia trovata una soluzione al più presto e mi auguro che il presidente Giani, al contrario di quanto avvenuto fino a ora, preveda subito - con l'ingresso della Toscana in zona arancione - la possibilità di svolgere l'attività venatoria e l'attività di pesca anche al di fuori del comune di residenza e non solo per motivi professionali. Abbiamo già perso tanto tempo e tante settimane, i problemi e i danni che verranno fuori, soprattutto per il mancato contenimento degli ungulati, si vedranno in tutta la loro gravità nella prossima primavera, è quindi opportuno che la Regione intervenga subito".
"Il Presidente Giani, infatti, fino a oggi, invece di chiarire e di normare anche gli aspetti amatoriali, come lo stesso governatore si era impegnato a fare con le associazioni regionali dei pescatori, ha alimentato confusione consentendo sul territorio regionale solo la pesca "professionale", che, peraltro, rientrando tra le attività lavorative consentite, non aveva alcun bisogno di ordinanza per essere praticata, esattamente come la raccolta professionale di funghi e tartufi. Non si fa invece menzione della pesca amatoriale sportiva, come da più parti richiesto: un punto che deve essere chiarito al più presto anche in vista del prossimo ingresso della Toscana nella zona arancione. Si tratta infatti di un'attività che viene svolta in modo individuale, con distanze di decine di metri tra un pescatore e l'altro, quindi del tutto assimilabile alle attività di cura e coltivazione dei terreni, cosa quest'ultima consentita. E lo stesso dobbiamo dire per quanto riguarda l'attività venatoria, sopratutto per le azioni di controllo faunistico degli ungulati che già ad aprile erano state individuate dalla regione come attività urgenti e necessarie per salvaguardare gli equilibri faunistici, per evitare il proliferare dei danni alle produzioni agricole, per tutelare le stesse aziende agricole e anche per garantire la sicurezza stradale e pubblica.
Questo tipo di attività rientrava tra quelle che si potevano svolgere anche durante il lockdown seppure con le adeguate misure di precauzione ed è quindi incomprensibile il motivo per cui non siano state normate a dovere anche in questa seconda ondata. Forse tutto si risolverà domenica con il ritorno della Toscana in zona arancione, o forse ci sarà ancora bisogno di un'ordinanza che faccia chiarezza e consenta questo tipo di attività: ecco, io mi auguro fortemente che il presidente Giani mostri più coraggio e più senso di responsabilità nell'autorizzare questi interventi di controllo faunistico che hanno anche un carattere di necessità". "Le persone hanno bisogno di trovare certezze nelle istituzioni e di avere indicazioni chiare e tempestive da chi li governa - conclude Remaschi -. Questa emergenza rischia invece di farci restare invischiati in un ginepraio di burocrazia, che non fa il bene della nostra Toscana: o abbiamo una visione complessiva capace di dare al Paese prospettive credibili per il futuro, oppure sarà veramente complicato venire fuori da questa situazione".