È stato solo grazie a un lavoro certosino del presidente Marco Remaschi, coadiuvato da esperti in materia, che si è capito come nel bilancio dell’Unione dei comuni della Mediavalle del Serchio qualcosa non tornasse.
Dalle analisi, ancora in corso, è emerso un disavanzo sostanzioso (dovrebbe aggirarsi sui 740mila euro), che pone la stessa Unione in una situazione finanziaria quantomeno delicata.
La giunta in carica ha provato a correre ai ripari per tamponare le perdite, ricorrendo al collocamento in disponibilità dell’unico dirigente con funzioni di segretario dell’ente per ben due anni, chiaramente con l’erogazione delle indennità previste per tale periodo, ma con il rischio di licenziamento in caso di mancata ricollocazione.
Gli ultimi eventi, e le conseguenti manovre, hanno fatto scoppiare una vera e propria polemica tra i consiglieri, con cinque di questi (Francesco Feniello, Claudio Gonnelli, Yamila Bertieri, Claudio Gemignani e Pietro Tosi) che hanno addirittura depositato un emendamento alla stessa Unione per rimarcare la grave situazione venutasi a creare e per proporre soluzioni diverse dalla messa in disponibilità.
Nella nota, i consiglieri non hanno timore nell’affermare che questa problematica sia l’esemplificazione più lampante di una gestione quantomeno fallimentare dell’Unione nel corso degli ultimi anni: un ente fondamentale usato, secondo i firmatari dell’emendamento, come un qualcosa da spremere per fini elettorali.
“La situazione finanziaria critica emersa, venutasi a creare negli anni, è sintomo di una cattiva gestione amministrativa e di poca attenzione degli amministratori che si sono succeduti. Inoltre – rimarcano i consiglieri – l’ente vanta residui attivi ancora non onorati dai comuni facenti parte dell'Unione della Mediavalle, relativi a interventi e lavori richiesti anche dai singoli sindaci che si sono succeduti nella carica di presidente. Lavori effettuati nei rispettivi territori anche in periodi pre-elettorali, probabilmente alla ricerca di consensi. L' Unione è stata utilizzata per l'erogazione di servizi e prestazioni a costo zero come una puppora da mungere a proprio piacimento fino alla spremitura dell'ultima goccia di latte. Ora però ci chiediamo: chi è che ne paga le conseguenze? Il personale, o meglio il dirigente con funzioni di segretario che resta a casa, senza fare nulla, con le indennità pagate da noi?”.
Chi pagherà adesso, si chiedono i consiglieri, le difficoltà economiche dell’Unione dei comuni? Non sarà di certo una passeggiata rientrare delle copiose uscite, ma nella nota si fa un esplicito riferimento a inadempienze e residui ancora attivi che i comuni membri dovrebbero ancora corrispondere all’ente, ovviamente in quote e misure ancora tutte da chiarire. Ci sarebbe anche un altro modo, secondo i firmatari, per tamponare l’attuale disavanzo senza arrivare alla messa in disponibilità del segretario: il trattenimento delle quote Bim spettanti ai singoli comuni, che verrebbero trattenute proprio in relazione a quanto le stesse amministrazioni comunali devono ancora all’Unione.
“Vista la situazione sopra indicata, e le responsabilità oggettive e soggettive richiamate – sentenziano i cinque – si propone di non procedere alla collocazione in disponibilità del segretario, e di ripianare, ove possibile, l'eventuale quota recuperata dall'eliminazione dalla dotazione organica della figura dirigenziale con una congrua ripartizione tra i comuni facenti parte dell'unione, come previsto dall'articolo 40 comma 4 del vigente statuto, preservando così anche il posto di lavoro. Inoltre, data la situazione finanziaria deficitaria, chiediamo, quanto prima, di procedere al recupero dei residui passivi dai comuni facenti parte dell'Unione, trattenendo anche, ove possibile, i fondi Bim spettanti ai singoli comuni in misura congrua in relazione ai singoli debiti.