Nel giornalismo, falsamente giudicato una sorta di regno dell'aldilà dove vigono innocenza e solidarietà, vige, generalmente, la regola di non dare fastidio ai colleghi di altre testate. Una sorta di patto tacito che ha sempre regolato, ma nemmeno tanto, i rapporti, spesso, in realtà, pessimi, tra gente che faceva lo stesso mestiere. Noi non vogliamo accusare nessuno, né, tantomeno, farci gli affari degli altri visto che ne abbiamo già parecchi da sbrigare per conto nostro. Tuttavia, quando stamattina ci siamo alzati e siamo usciti, dopo nemmeno 200 metri ci siamo imbattuti in questa locandina del quotidiano Il Tirreno che ci ha destato, immediatamente, una reazione di rabbia.
Covid - Morta una donna. Ci chiediamo dove sia la notizia. Potrebbe esserlo, giornalisticamente parlando, se la donna fosse morta e avesse particolari caratteristiche. Non perché ci sia un valore diverso dal punto di vista umano, bensì perché, senza fare ipocrisie, ci sono morti e morti ossia morti che finiscono sulla locandina e altri che, al contrario, restano nelle pagine interne. Gente non vi arrabbiate, questo è il giornalismo e se non ve lo hanno ancora spiegato e pensate che siano tutte rose e fiori, Montanelli e via dicendo, allora svegliatevi.
Bene. Poiché noi riceviamo ogni giorno il bollettino della Asl Nord Ovest con i dati relativi al Covid, ci siamo rammentati che l'unica donna deceduta a Lucca per o a seguito di Covid era una signora di 82 anni della quale, però, altro non sappiamo.
A questo punto la domanda è legittima: perché i caratteri cubitali per un decesso che non ha niente di particolare se non, purtroppo, per la famiglia e coloro che la conoscevano? A cosa serve 'gridare' che una donna è morta, peraltro senza aggiungere l'età perché se fosse stata aggiunta, non avrebbe meritato certamente la locandina. Né più né meno, cari signori, dei dati che ogni giorno ci forniscono a livello nazionale. Parlano di centinaia di decessi, senza, però, spiegare nemmeno per cosa sono morti realmente e quali fossero le caratteristiche delle persone. Per di più, essendo vietate le autopsie, neanche si riesce a risalire alla causa vera e unica del decesso.
Allora, cari colleghi del Tirreno, che senso ha questo titolo? Serve forse a incutere paura del virus come se non ce ne fosse già abbastanza? Serve a stimolare la curiosità del lettore che correrà in edicola a spendere 1 euro e 50 centesimi per sapere nome e cognome della persona morta? Se così fosse resterà deluso, visto che, in genere, non vengono diffuse le generalità. E allora, perché sparare così una non notizia? Poi ci lamentiamo, come categoria, se la gente non acquista più i giornali...
E' questo il giornalismo con la G maiuscola? E' questo il mestiere che l'ordine dei giornalisti si guarda bene dal commentare? Siamo, allora, solo noi che dobbiamo rispondere di ogni minima critica anche se forte? O, forse, c'è qualcosa che non va nella nostra professione e nel modo di rapportarsi ai lettori?
Se qualcuno in via S. Croce vuole accontentarci e farci sapere il motivo della scelta, a noi che conosciamo benissimo i meccanismi dell'informazione, non potrà farci che piacere.