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Scritto da aldo grandi
Mediavalle
18 Agosto 2024

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La truppa gaudente che ogni mese o giù di lì si ritrova per partecipare ad abbondanti libagioni nel segno di Bacco questa volta, in pieno agosto, ha voluto accettare la proposta invero interessante e accattivante, avanzata da Ugo Donati, vice presidente Basket Club Lucca, con la moglie Simona, di raggiungere il paese di Corsagna frazione di Borgo a Mozzano. Qui, in via di Fulcina, c'è un ristorante-pizzeria che si chiama Branduzzi dove i tordelli sarebbero qualcosa di inumano e devastante nel senso che una volta assaggiati, fai fatica e che fatica!, a fermarti. Il locale festeggerà i suoi primi sessant'anni di vita nel 2026, adesso al timone ci sono Elisabetta Cappelli con i figli Narciso e Giovanni. Il marito e papà Giulio, il re dei tordelli, è morto, purtroppo, nel 2023.

18 commensali in tutto alla scoperta di quello che, a tutti gli effetti, si dice sia un tordello da urlo, con un ripieno favoloso e una pasta talmente sottile che nemmeno sembra esserci. Li prepara e i cucina sempre lei, la Elisabetta regina della cucina che stende la pasta e la spiana non una, ma una infinità di volte al punto che quando mandi giù i tordelli nemmeno te ne accorgi. 

Questa volta new entries accolti con entusiasmo come, ad esempio, Federico Lanza con la moglie, carissimo amico di quando sui campi di calcio la squadra dei giornalisti Scoop! lo annoverava nelle proprie file. C'è anche Alessandro Bianchi, veterinario di Altopascio e habitué con Loreno Bertolacci che da queste parti è di casa. Manuela Giuliani è un gradito rientro insieme ai figli Stefano e Beatrice e con loro c'è la presidente dell'Inner Wheel Lucca Iliana Nutini. 

380 tordelli al ragù tanto per cominciare, ma è evidente che ne serviranno altri che, infatti, più tardi ricompaiono su vassoi di ceramica. Nessun prigioniero in nessun vassoio, tutto va giù senza che ci siano defezioni o, peggio ancora, ripensamenti. La pasta è tanta roba, donna Elisabetta merita il plauso e le curiosità degli astanti che ammettono essere stata, l'idea di venire quassù, straordinaria. Dopo una bottiglia di bollicine magnum di prosecco superiore Bisol 1542 che avrebbe meritato una temperatura decisamente inferiore, ecco comparire sul tavolo una bottiglia che suscita la curiosità di tutti gli amanti del vino: è un vino rosso argentino, El Enemigo Malbec, una bottiglia del 2021 regalo di un caro amico che abbiamo voluto testare questa sera. Ebbene, nonostante ci siano anche un paio di Bolgheri rosso Campo al Noce, tutti i commensali restano basiti per la squisitezza e il sapore oltre al retrogusto che questo nettare lascia in bocca. La presentazione del vino recita così: La tenuta si trova a sud di Luján de Cuyo, a Mendoza ed è gestita da Adrianna Catena e Alejandro Vigil, enologo che ha studiato nel sud della Francia e ha lavorato nella famosa azienda di Mendoza, Catena Zapata. I due proprietari producono insieme dei bellissimi Cabernet, Merlot e Chardonnay . La filosofia della tenuta si basa sul rispetto della tradizione per produrre dei vini semplici e gradevoli. Chapeau.

La conversazione fila via liscia come l'olio, ci sono anche gli amici di vecchia data come Gina Truglio e suo marito Ferdinando. Elbana lei di Portoferraio, labronico lui di scoglio e medico all'ospedale San Francesco di Barga dopo essere stato a lungo al S. Croce di Castelnuovo Garfagnana. 

Donne su un lato e uomini sull'altro, ma contigui anche se, tutto sommato, non è che si avverta questo gran bisogno di comunicare impressioni, sensazioni e considerazioni che sono, indubbiamente e per fortuna, diverse. 

Arriva il turno del secondo e Ugo Donati che funge da patron, ordina per tutti patate fritte, fagioli schiacciati al forno e tagliata con scaglie di grana e filetti al gorgonzola e radicchio che fanno impazzire i golosi tra cui ci annoveriamo da sempre. Nel girone dantesco dell'Inferno, saremmo i primi e, probabilmente, finiremo per cascarci dentro in automatico.

A fine pasto c'è la sorpresa se così la vogliamo chiamare. Prima, però, tutti, uomini e donne, maschi e femmine, sono invitato ad andare a lavarsi le mani. Perché? Semplice, dovranno servirsene per la prossima portata che è il dolce o déssert che dir si voglia. Incredulità, meraviglia, disappunto. Poi, però, tutti si assogettano al rito.  Bene, sul tavolo compare una scatola di cartone con su scritto Fiore, panettone artigianale a lievitazione naturale. Dal 1827. Un panettone d'agosto? Già, proprio così. Si tratta di un panettone ossia del dolce più conosciuto e amato all'estero, che da alcuni anni alcune aziende producono anche durante l'estate e il risultato è fabulous. A noi lo ha fatto conoscere il solito, effervescente, unico Gianni Mercatali che al Bagno Silvio di Forte dei Marmi lo presenta ormai da qualche estate. Sul sito web dell'azienda ecco la descrizione: Panettone Estivo Pesca e Albicocca. La versione estiva del nostro panettone artigianale, reso fresco e gustoso dalle pesche e dalle albicocche candite al suo interno.

Ebbene, il panettone Fiore 1827 è soffice e sfizioso, più ne mangi e più ne vorresti, una vera e propria droga gastronomica. Davide Paolini, il Gastronauta di Radio 24, spiega bene come va mangiato. Con le mani, afferrandolo senza forzare, ma stando bene attenti a sentire la polpa sotto le mani nel momento in cui si strappa dal corpo intero del dolce. Un'esperienza, è solito dire, che coinvolge tutti i sensi: olfatto, per il profumo che emana; gusto, per il sapore che ha in bocca; vista per la bellezza dei colori e del prodotto finito; infine, tatto, perché non va assolutamente tagliato col coltello, ma afferrato con le dita. E così, esitando dapprima, con convinzione, poi, parte la degustazione che suscita consensi e approvazione oltre a divertire un sacco. Si abbandonano le costrizioni e le paure e ci si tuffa nel morbido dell'impasto. Una goduria. Annaffiata, poi, con uno zibibbo proveniente dall'isola di Pantelleria.

Anche Elisabetta e i figli sono chiamati al rito e approvano. Un'esperienza davvero unica. 

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