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Scritto da Redazione
Mediavalle
25 Settembre 2020

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L'ex candidato sindaco della lista "Rialziamo la testa - Insieme", oggi consigliere comunale di minoranza, Giorgio Daniele, interviene dopo il voto a Coreglia per analizzare la sconfitta e spendere due parole sulle polemiche che hanno visto al centro il coordinatore provinciale di Cambiamo! Simone Simonini. 

"Il voto a Coreglia “secondo” Giorgio Daniele - esordisce il nuovo consigliere di opposizione -: già un gioco di parole, "secondo" nella classifica, "secondo" come giudizio sul risultato elettorale. Due chiavi di lettura che si intersecano, suscitano in questi giorni dibattito, polemica e qualche cattiva interpretazione. Un classico dopo ogni elezione che si rispetti. Provo a dire la mia, spendendo due parole anche sul caso “Cambiamo di Marsili e C.”, o meglio sulle polemiche riguardo a Simonini".

"Prima di tutto - afferma Daniele -, ringrazio sentitamente i 1438 elettori che hanno dato fiducia a me ed alla mia lista. Quasi il 50 per cento dei votanti che ha capito il mio messaggio ed il mio impegno. Un risultato eccezionale che indica chiaramente la strada che dovremo seguire nel ruolo che ci è stato assegnato in consiglio comunale. Veniamo però alle precisazioni e se necessario anche ai dettagli, lo faccio con la chiarezza che di solito contraddistingue i miei interventi: la mia lista era ed è una lista civica, ovvero un patto fra candidati per amministrare un comune - a nostro avviso mal gestito e portatore di gravi criticità – al di là di ogni riferimento partitico ed ideologico. Al nostro interno vi erano, - così come lo sono oggi fra i consiglieri eletti – rappresentati tutti i principali riferimenti ideologici dell’arco costituzionale, tuttavia chiaro era e chiaro è che l’obiettivo da perseguire è l’agire “secondo il buon padre di famiglia” e non secondo quel o quell’altro partito. Nessuna bandiera, nessun parlamentare, nessun politico ha interferito o presenziato ai numerosi nostri impegni elettorali. Come poteva essere accettato all’interno di questa compagine elettorale, un gruppo, per semplificare quello di Simonini, che si definisce la vera destra? Non siamo stati e non siamo la destra, figuriamoci la vera destra! Che poi non ho ben capito cosa voglia dire".

"La querelle "Simonini” - chiarisce l'ex candidato sindaco - semplicemente non esiste perché non abbiamo mai accettato di aprire ad un accordo che ponesse le sue basi su una spartizione di posti, più che di idee e di programmi. Chi ha fatto parte della mia squadra non ha chiesto posti, incarichi, assessorati in caso di vittoria - chi vi è entrato, lo ha fatto per un motivo di interesse generale, comune e condiviso -: ridare dopo 25 anni di guida politica Remaschi, una alternativa alla gestione del comune. Remaschi, si badi bene, non come persona fisica, ma ideologica, politica, amministrativa, più che il Pd in quanto tale, era secondo noi una esperienza da chiudere, riconoscendo al candidato anche i molti meriti che il suo operato ha avuto per il territorio. Semplicemente, ritenevamo fosse un diritto, dopo un quarto di secolo, portare aria nuova, fresca nel palazzo comunale, il ricambio è il sale della democrazia e, guai a quella comunità che non riesca a trovare al suo interno le energie per rinnovarsi e supinamente debba affidarsi come un inevitabile destino alla stessa persona. In questo progetto vi sarebbe stato posto anche per “Simonini” ma avrebbe dovuto accettare e anzi essere portatore di questo spirito innovativo e democratico".

"Così non è stato - incalza Daniele -, ho rifiutato quel contributo perché, nei due incontri avuti, si è parlato di posti in lista, di assessorati, di rappresentanza politica... Siamo stati l’alfa e l’omega o, se si fosse giocato a tre sette, io ho scartato picche è lui mi è venuto a picche… Queste le ragioni di un mancato "accordo", brutta parola, preferisco di una mancata sintonia, altro che vera destra".

"Comunque - sottolinea il consigliere - le cause della mia sconfitta non vanno ricercate secondo me nel ruolo che avuto legittimamente la lista “Cambiamo della Sig.ra Marsili”: siamo in democrazia e le regole del gioco sono queste e vanno accettate. Se, a posteriori, dovessimo trovare delle ragioni a quei -27 voti, dovremmo guardare altrove. Dove? Alle 138 schede bianche e nulle, al perché una parte della montagna è rimasta attaccata al vecchio pur avendone pubblicamente detto ogni male, alla scarsa convinzione di alcuni nel credere nella vittoria. Di tutto questo io me ne assumo la responsabilità oggettiva: un capo deve essere colui che su di sé converge pregi e difetti, vittorie e sconfitte e certamente io non intendo sottrarmi"

"Tuttavia - conclude - mi sento orgoglioso del risultato ottenuto, ringrazio i tantissimi cittadini che all’indomani del risultato mi hanno dimostrato affetto, commozione, apprezzamento. Questa è la benzina per il mio motore, da qui partirò per un lavoro attento, corretto, collaborativo, ma puntuale e senza sconti. Remaschi ha vinto, viva Remaschi, ma ora amministri. A Simonini l’augurio sincero di trovare nel suo impegno politico la strada giusta che lo porti ad essere capito dall’elettorato, a raggiungere traguardi al momento lontani così come lo sono i miraggi: nella vita ho imparato una cosa, mai dire mai, coraggio dunque e in bocca al lupo".

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