Alla fine tutti nodi vengono al pettine. E il nodo che Andrea Marcucci fa fatica a sciogliere è quello di restare all'interno di un partito nel quale si sente sempre meno un valore aggiunto e sempre di più qualcosa di troppo. Lo avevamo intuito da tempo, già quando era Enrico Letta il segretario, ma adesso che al potere è arrivata Eddy Schlein, la sensazione di una specie di inadeguatezza reciproca, è divenuta, per noi, una certezza. Ed evidentemente nemmeno ci sbagliavamo di troppo.
Avremmo potuto annunciare, in esclusiva e per primi, la clamorosa rottura dell'ex capogruppo al Senato con quello che, per così tanti anni è stato ed è ancora il suo partito, ma avremmo ricevuto una pronta e secca smentita così ci siamo limitati a riportare ciò che, inevitabilmente, ci pare l'anticamera di una scelta che è stata solamente rimandata nel tempo in attesa di conoscere quale sarà lo sviluppo degli eventi, sia nel Pd, ma non soltanto.
58 anni, una vita a tutto gas dietro le spalle e un'altra ancora tutta da vivere, Andrea Marcucci è reduce, in politica, da una sconfitta elettorale che non l'ha particolarmente angustiato. Così come non lo preoccupa più di tanto - io non ho bisogno degli altri per andare avanti, vivo del mio - l'evoluzione che prenderà il partito democratico a seguito della elezione di Eddy Schlein a nuovo segretario. Ovvio che, come dice senza esitazioni, la Schlein è anni luce lontano dal mio modo di pensare, ma non ha problemi a riconoscere che la sua vittoria rappresenta, probabilmente, una grossa opportunità di rilancio per il Pd con la possibilità di comptere elettoralmente con il movimento 5 Stelle portando verso le proprie posizioni, cosa che Bonaccini, al contrario, non sarebbe riuscito a fare.
Una elezione virtuosa la sua - spiega Marcucci - che potrebbe ridimensionare il Movimento 5 Stelle dando vita ad un polo di opposizione in grado di contrastare il centrodestra. Quanto al mio ruolo, ho la sensazione di non essere più considerato un valore aggiunto e non me ne vergogno a sottolinearlo. Mi sembra che il nuovo partito di Schlein stia benissimo e possa fare tranquillamente a meno di un'area riformista socialdemocratica che riesca a dare una mano magari anche rompendo i coglioni, ma fungendo da stimolo costante. Ho avuto, netta, la sensazione di dare personalmente fastidio a tutti i livelli, locali e nazionali. Per questo mi sto guardando intorno per capire che cosa accadrà sia nel mio partito sia nell'eventuale terzo polo che si sta costituendo così da capire quali sono i partiti e gli schieramenti che maggiormente rappresentano il mio modo di pensare.
Andrea Marcucci, adesso, è fuori e lontano dalla politica cosiddetta istituzionale, ma la cosa non gli pesa per niente, anzi. Sinceramente - confessa - sto benissimo senza anche perché fino a ieri era la politica a determinare la mia vita, i miei impegni, le mie vacanze, i miei rapporti con le persone più vicine. Il lunedì mi svegliavo e partivo da Roma ritornando il venerdì e, nei week-end, dovevo essere presente, giustamente, agli eventi che richiedevano la mia presenza. Adesso, invece, non immaginavo di stare così bene senza la politica che, tuttavia, resta una grandissima passione. Ho ritrovato soddisfazione a lavorare nelle aziende di famiglia, poi, mi creda, quando la mattina mi sveglio e scendo a prendere un caffè al bar del Ciocco, vedendo in lontananza il monte Forato e la Pania e, poco distante, il centro storico di Barga, tutto questo mi basta a riempirmi metà della giornata.
Quindi se scriviamo che lei ha rotto col Pd non ci smentirebbe? Invece no - replica prontamente - la smentirei immediatamente e non vedo perché lei, persona intelligente, dovrebbe scrivere una cosa non vera. Se vuole, scriva pure. testuale, che sto seriamente pensando di andare via dal partito, questo sì che è vero.
Sposato, tre figli e due nipoti, non si può certo dire che, nella vita, si sia fatto mancare qualcosa: ma, allora, che cosa vorrebbe fare, da grande, il senatore? Aiutare - risponde senza indugio - i miei figli a crescere e a realizzare i propri sogni.
Una famiglia tradizionale la sua, per convinzione oltreché per inclinazione e scelta. Un po' lontano, si potrebbe dire, dalle aspirazioni gender fluid del novello segretario Pd il quale non fa mistero della sua predilezione per i diritti delle coppie dello stesso sesso e delle loro aspirazioni genitoriali: Guardi, la fermo subito. Io sono sempre stato un liberale strenuo difensore dei diritti civili, delle libertà individuali e del rispetto della legge. La società si va modificando ed è inutile corrergli dietro per impedirglielo. Fa bene, quindi, la Schlein a sostenere certe battaglie, il problema, casomai, sta nel pensare o dedicarsi solamente a questo aspetto trascurando tutto il resto ossia gli aspetti economici, ambientali e di altro genere. Ed è quello che sta facendo il nuovo segretario. Ci sono questioni impellenti che meritano attenzione programmatica dalle quali non si può prescindere in un partito che ha sempre avuto la vocazione a governare e amministrare. In fondo, c'è sempre stato una sorta di 'corpaccione' che al di là dei mutamenti, resiste e si dimostra capace di governare il Paese e i suoi enti locali.
La Mediavalle e la Garfagnana sono due parti di un unico, immenso amore. C'è qualcuno che accusa Marcucci di aver abbandonato il territorio con la vendita di Kedrion. Bugie - dice prontamente - Ci siamo solo resi conto, io e i miei fratelli, che non avremmo potuto continuare a gestire un'azienda di quel tipo senza crescere di livello e anche di dimensioni. Così abbiamo ceduto ad un fondo che è divenuto, nel settore, il quinto gruppo al mondo e che ha acquistato quella che era la diretta concorrente proprio di Kedrion. Ora si chiama Kedrion Holding e noi siamo rimasti anche con un quota rilevante che abbiamo comprato con il ricavato, all'interno della società. Paolo, ad esempio, è il presidente del consiglio di amministrazione, io e mia sorella siamo nel cda. Non avremo la maggioranza, ma dentro ci siamo eccome.
E poi c'è il Ciocco, il fiore all'occhiello, il buen retiro voluto fortissimamente da papà Guelfo: In troppi - spiega Marcucci - dimenticano che cosa significa il centro del Ciocco per l'economia della nostra terra. Non c'è Versilia che tenga. Il Ciocco è l'albergo che fa più presenze di tutti a livello provinciale. Il nostro è un turismo sostenibile e il territorio si presta perfettamente a questo tipo di attività. Andate pure a controllare e vedrete che a fine anno ottiene il fatturato più grosso di tutte le strutture della provincia di Lucca. La proprietà della tenuta, circa 700 ettari, è nostra mentre la gestione dell'albergo è stata affidata a Marriott. Se c'è una cosa che vorrei fare è proprio quella di sviluppare ancora di più quel che c'è all'interno della tenuta, 700 ettari che si estendono dai 200 metri ai 1200 sul livello del mare. Organizzare eventi, non solo sportivi anche se rally, Mtb e motocross trovano spazio. Anzi, le dirò che a quota 1000 metri abbiamo ristrutturato la vecchia taverna e non dimentichiamoci che ci sono 12 chilometri di strada asfaltata che permettono di andare ovunque.
Matteo Renzi, un amore sbocciato anni fa e, poi, interrottosi per l'abbandono da parte dell'ex boy-scout fiorentino del Pd: Quando Renzi decise di andarsene, sbagliando a mio avviso tempi e modi, io ero capogruppo al Senato del suo partito, la carica che, con il segretario e il capogruppo alla Camera fissa la linea del partito stesso. Non potevo andarmene. E non me ne sono pentito, assolutamente. Anche se adesso sto cercando di capire che cosa sta succedento e succederà tra il Pd e il polo socialdemocratico che, in un certo senso, Renzi e non soltanto rappresentano. Sono orgoglioso di aver condotto Renzi ad abbracciare all'epoca il tema dei diritti civili e delle libertà individuali.
Sarebbe andato anche lei in Arabia Saudita paese che ai giornalisti indipendenti fa fare la fine di Jamal Kashoggi, ucciso, fatto a pezzi e bruciato per ordine di sua maestà Mohamed Bin Salman? Ascolti - risponde l'ex senatore - io non sono Renzi il quale era abbastanza grande per decidere da solo cosa fare. Glielo ribadisco: io sono per la libertà e il rispetto della legge e Renzi era libero di scegliere e ha rispettato la legge. Comunque, se lei vuole sapere se io ci sarei andato, beh, no, io non sarei andato in Arabia Saudita.
Alle spalle una famiglia numerosa con dieci fratelli tutti immigrati e uno solo, il nonno, che scelse la Garfagnana come luogo in cui creare la propria famiglia. Posso garantirle - spiega - che a quei tempi, a Chicago, la considerazione che avevano di noi italiani non è molto dissimile da quella che buona parte del Paese ha per gli attuali immigrati. Guardi l'andamento demografico del mondo. Ci sono paesi con uno sviluppo dieci volte superiore al nostro e a quello dell'Occidente. Cosa vogliamo fare quindi? E' un meccanismo irreversibile e io credo che piuttosto che opporvisi, inutilmente, sia meglio cercare di gestirlo e di governarlo. Inoltre io non sono spaventato dal fenomeno dell'immigrazione. Di sicuro allargherei le maglie degli immigrati autorizzati che vengono da noi, con i loro diritti, ma anche con i doveri senza il rispetto dei quali non c'è possibilità di accoglienza. Incanalerei la domanda verso la legalità scoraggiando i clandestini. La salvaguardia della nostra storia è fondamentale, ma questo è un fenomeno che non può essere arrestato.
Andrea Marcucci europeista convinto, ma la carne sintetica o la farina di insetti la mangerebbe? Assolutamente no - confessa - ma essendo un liberale, ritengo che sulla tavola e in vendita, se qualcuno vuole mangiare questa roba deve essere libero di farlo. Di sicuro, però, impedirei che venissero vendute con le diciture, quelle sì fuorvianti, di carne sintetica o farina di insetti. Non sono né carne né farina e chiamarle così significa prendere in giro i consumatori. Poi, anche sotto il profilo turistico e faccio riferimento anche al Ciocco, la qualità della vita reale rappresenta e rappresenterà il traino del futuro per il turismo. Secondo lei a Barga troverà nei ristoranti questa roba in vendita? Assolutamente no per cui noi continueremo a crescere proprio tenendo fede alle nostre tipicità.