Nel salotto colto e mondano di piazza Maria Luisa a Viareggio, tra la brezza del mare versiliese e la cornice del Grand Hotel Principe di Piemonte, la rassegna “gli incontri del Principe”, tra temi caldi dell’attualità, confronti serrati e stimolanti assieme a nomi celebri del mondo del giornalismo, dell’imprenditoria e della politica italiana, ha voluto dedicare una serata speciale alla salute e alla prevenzione, affrontando il delicato argomento del tumore al seno.
Il tumore alla mammella è stato per lungo tempo lo “spauracchio” più temuto da ogni donna, sia per l’alta incidenza di casi, sia per la difficoltà nel diagnosticarli e nel curarli con successo.
Ma la ricerca medica in questo campo ha veramente fatto passi da gigante tanto che oggi la sopravvivenza al tumore al seno, anche a lungo termine, è tra le più elevate in ambito oncologico: a 5 anni dalla diagnosi, essa si attesta quasi all’ 88% grazie al miglioramento delle tecniche diagnostico-terapeutiche e all’attenzione sempre più alta verso la prevenzione e le sue attività.
Il professor Corrado Tinterri – Direttore Clinico del Centro di Senologia Humanitas University – Direttore Scientifico Accademia di Senologia Umberto Veronesi, spiega infatti come pure essendoci un’alta incidenza di casi - nel 2021 addirittura sono stati attestati circa 60.000 casi - , sia altissimo anche il numero delle guarigioni e questo grazie alla diagnosi precoce ed all’informazione, vera ed unica arma efficace per combattere e vincere su questo “mostro” che, da studi statistici, già nel 2050 aumenterà del 35% mentre la soglia di età dei casi si sta abbassando anche al di sotto dei 50 anni.
In particolare sembra che sia la popolazione femminile in occidente ad essere la più colpita mentre nelle donne africane questa patologia non esiste. Purtroppo ancora poco chiare sembrano essere le cause anche se è considerato soggetto più a rischio chi ha una storia familiare caratterizzata da questa malattia. Secondo il professor Tinterri inoltre, questo tipo di tumore non è riconducibile allo stile di vita ma “c’è l’idea abbastanza consolidata ormai che le gravidanze rappresentano un fattore fortemente protettivo per il tumore al seno, perché la gravidanza e l’allattamento inducono delle modificazioni della ghiandola mammaria e la rendono più protetta da fenomeni displasici calcinogenetici”.
Il Dottor Duilio Francesconi – Direttore Senologica del Versilia e coordinatore breast unit Versilia, ha spiegato come nel territorio versiliese l’incidenza dei casi rispecchi pienamente quella nazionale e come, fortunatamente, nel nostro territorio il 70% delle donne abbia aderito agli screening mammografici. La motivazione di questa confortante percentuale di adesioni, secondo il dottor Francesconi è data dal fatto che il territorio ha dimostrato grande fiducia nel suo ospedale e che il lavoro delle associazioni di volontariato sta avendo un impatto altamente positivo sulle adesioni e sull’informazione e prevenzione. Nel gruppo di lavoro multidisciplinare dell’ospedale Versilia – continua il dottor Francesconi – “operano ben 4 associazioni di supporto: “Per te donna”, la “LILT”, la “Croce Rossa” e “Mi curo di me”. Sono tutte associazioni che collaborano con gli staff medici nel gestire psicologicamente e concretamente le donne colpite da questa malattia supportandole in ogni aspetto durante il lungo percorso di cure mediche. Perché l’aspetto emotivo e psicologico ha un impatto enorme sulla gestione della malattia e nella capacità dei pazienti di affrontarla. Queste associazioni sono la rete che aiutano a non aver più paura della malattia”.
E la stessa Dottoressa Melania Rizzoli – Oncologa e Assessore della Regione Lombardia, colpita da un brutto tumore al sangue risolto positivamente, ha confermato come le sia stato di grande aiuto conoscere i gruppi di supporto soprattutto perché essendo lei stessa medico e paziente, e conoscendo ogni singolo step dei vari passaggi dalla diagnosi alle cure e le relaticve percentuali di guarigione, ha inevitabilmente vissuto un doppio trauma.
Putroppo però i casi di guarigione da cancro si sono drasticamente fermati durante il periodo di Covid che è stato per la patologia oncologica un vero e proprio disastro. Secondo il professor Tinterri – “la pandemia ha ridotto i programmi di screening, in quanto biologi e oncoligi sono stati dirottati nei reparti di medicina interna per gestire il virus e le sale operatorie sono state bloccate per trasferire gli anestesisti nelle rianimazioni”. “noi pagheremo nei prossimi anni - continua Tinterri - quelli che sono i ritardi diagnostici. Nei prossimi 5 anni si vedranno i risultati di questa pandemia anche sui pazienti oncologici e purtroppo, già oggi vediamo tumori che prima non vedevamo perché i programmi diagnostici sono saltati, i programmi di chemioterapia sono stati posticipati e infermieri e oncologi sono stati dirottati in altra sede per gestire i pazienti covid che stavano riempiendo gli ospedali, occupando quindi anche posti letto”.
Detto ciò, se il Covid, ha indubbiamente rallentato i casi guarigione, i medici sul palco, concordano nel sottolineare come, grazie al progresso delle terapie e della ricerca scientifica, non esiste più “il male incurabile”, ma, gli scienziati oggi sono riusciti a trovare il codice genetico dei vari tipi di cancro e grazie a farmaci intelligenti e terapie specifiche è possibile avere la meglio su una delle patologie più diffuse del nostro secolo.