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Scritto da Redazione
L'evento
07 Aprile 2021

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Questo è l'Islam che ci piace. Non smetteremo mai di dirlo e, se necessario, gridarlo a squarciagola. Mohamed El Hawi, 34 anni, musulmano di San Frediano, fiorentino a tutti gli effetti e italiano quanto egiziano, ha dimostrato e sta dimostrando, insieme ai suoi colleghi di #IOAPRO che in questo Paese di eunuchi esiste ancora chi è disposto a metterci la faccia per sostenere i propri diritti che, in questo caso, hanno a che fare con il diritto per eccellenza, quello che nessuno, tantomeno questa classe politica digerente di peracottari, può permettersi di reprimere: lavorare per vivere.

Quello che è accaduto nella giornata di oggi a Roma, di fronte al Transatlantico di Montecitorio, è inaudito e soltanto un Governo e un Parlamento lontani anni luce, con i loro stipendi garantiti a fine mese, dal popolo che dovrebbero tutelare e promuovere, non riescono a comprendere di essere ad un passo dal baratro.

Ristoratori, titolari di esercizi pubblici, la parte più sana e produttiva di questo sfasciato Stivale, quella che, a tutti gli effetti, il mondo ci invidia, trattata a manganellate, come un qualsiasi delinquente da strada. E a farlo, ovviamente su preciso ordine superiore, gli agenti della celere in tenuta antisommossa, anche loro a stipendio fisso e anche loro messi lì per proteggere il potere dalla contestazione di chi non ce la fa più ad andare avanti e vuole ribellarsi ad una dittatura che si è fatta scudo di una emergenza sanitaria per debellare ogni anelito di libertà.

Si erano dati appuntamento per riuscire a farsi sentire, al termine di un tour che dopo Milano, Napoli, Tropea e Palermo doveva concludersi e si è concluso il 6 aprile, oggi, martedì, nella capitale del parassitismo globalizzato. Ebbene, oltre sette, forse ottomila manifestanti neri non perché fascisti, ma perché incazzati oltre ogni limite, hanno chiesto solo di poter riempire la piazza davanti al simbolo del potere costituito e di quella libertà fasulla che viene gestita da chi dovrebbe rappresentare le esigenze del popolo e, al contrario, non rappresenta più nessuno.

Adesso i giornalisti politicamente corretti, quelli che sono costretti a non scrivere ciò che pensano pena il licenziamento e, poi, chi pensa alla famiglia?, chiameranno questi ristoratori fascisti, sovranisti, populisti in segno di disprezzo, ma è chiaro anche agli imbecilli che si tratta di un tentativo, portato avanti dalla politica, di isolare, denigrare e delegittimare chiunque non si adegui ai diktat di chi ha le chiappe foderate di prosciutto e non perché grasse, bensì perché protette da soldi che arrivano a pioggia grazie solo a chi paga tasse e imposte.

Una delegazione di cui facevano parte sia Momi sia Umberto Carriera da Pesaro , uno dei pionieri della protesta made in Italy, ha più volte rivolto una preghiera alla Digos romana affinmché venisse permesso ai protestanti di entrare nella piazza adiacente la camera dei deputati. Non c'è stato verso e, intanto, la rabbia, giusta, comprensibile, condivisibile, della gente, di una intera categoria produttiva che non si fida più delle associazioni ufficiali, ma vuole essere protagonista della propria vita e del proprio avvenire, montava minuto dopo minuto. Inutili i tentativi di spiegare che nessuno voleva fare casino, soltanto, magari, riuscire a farsi sentire da chi sembra sordo ad ogni richiamo.

Niente da fare. Niet. Raus! Ma le migliaia di manifestanti tra cui moltissime donne, hanno detto basta e hanno cominciato a marciare - tranquilli, nessun retaggio fascista di una everntuale nuova marcia su Roma - verso il centro della piazza fronteggiati dagli agenti in tenuta antisommossa. Alla fine lo scontro è stato inevitabile e Mohamed El Hawi si è visto manganellare e afferrare per un braccio, portato di peso con la maglia strappata ad hoc dietro le quinte dello schieramento e lasciamo perdere le parole - la più gentile è stata pezzo di merda adesso a te che fai il galletto te lo facciamo vedere noi - identificato, trattenuto, avvertito della eventuale scelta di chiamare un avvocato e, alla fine, denunciato e rispedito a casa. Sarà il magistrato, gli hanno spiegato, a decidere se procedere nei suoi confronti individuando, attraverso i video girati dalla polizia, ipotesi di reato. 

E' questa la libertà ed è questa la democrazia? No, non sono queste e noi che abbiamo difeso a spada tratta gli agenti della polizia lucchese schierati a difesa del G7 attaccati dai cosiddetti anarcoinsurrezionalisti, ora non possiamo stare più dalla loro parte. Perché qui non ci sono black-block, non ci sono estremisti, qui c'è gente che chiede di lavorare, che non ce la fa più, che si è stancata di vedere chi impartisce lezioni di legalità e buonsenso portarsi a casa dagli 8 ai 12 mila euro al mese mentre loro sono con le pezze al culo. 

Ma come può, un agente di polizia, o anche un militre delle forze dell'ordine, manganellare ristoratori, imprenditori, commercianti, baristi, gente che lavora, che ha famiglia, uomini e donne, giovani e adulti e anche anziani indistintamente, che non hanno mai commesso un reato, che pagano le tasse e le imposte con cui i militari tutti vengono sistematicamente mantenuti?

E come può, come possono, questi uomini in divisa, la sera, andarsene a casa tranquilli e dormire tra due guanciali? Perdonateci, ma non riusciamo a capirlo, forse qualcuno, tra i numerosi amici che abbiamo in questuira a Lucca o tra i militari dell'Arma, può aiutarci a comprendere.

Ma se questa gente, affamata, un domani dovesse scendere in piazza e fare sul serio, che differenza ci sarà, allora, tra i generali argentini e cileni degli anni Settanta e i nostri? Avremo anche noi migliaia di carcerati e, magari, anche qualche desaparecidos?

"Finalmente l'Italia s'è svegliata - ha detto poco fa Mohamed El Hawi - e questa è soltanto la prima di altre manifestazioni che faremo fino a quando non ci verrà restituito il diritto di lavorare. Oggi abbiamo manifestato sempre e solo con le mani alzate perché rigettiamo la violenza. Ma siamo stati manganellati lo stesso quando abbiamo spinto per entrare nella piazza. Anche un agente è rimasto ferito alla testa e proprio lui si è accanito a parole contro di me nonostante gli dicessi che non ero stato io a colpirlo".

E' da oltre un anno che andiamo dicendo la stessa cosa: attenzione. Stanno sbagliando e hanno sbagliato tutto. Qui come in tutta Europa. Stanno 'uccidendo' milioni di persione le quali non riusciranno più ad alzarsi e, soprattutto, stanno scavando l'ennesimo solco invalicabile tra governanti e sudditi, tra chi ha e chi non riesce più ad avere, tra chi non ha mai niente da perdere e chi, invece, non ha più nulla da guadagnare.

L'Italia è divisa tra chi deve lavorare per sopravvivere e chi, invece, non ha questo problema perché appartiene allo stato e dallo stato è mantenuto.

Noi, inutile dirlo, sappiamo bene dove sta il nostro posto. Qualcuno ci ha rimproverato di non essere dalla parte delle istituzioni. Vero, ci vergogneremmo ad esserlo e questo sia perché non possiamo non ragionare con ciò che vediamo e che riusciamo a comprendere sia per la memoria storica che non ci ha mai abbandonato.

Mai la classe politica del fascismo, della monarchia, del secondo dopoguerra e di queste nuove repubbliche delle banane sopraggiunte alla prima, sono state in grado di dimostrare di meritarsi la fiducia del popolo italiano. Mai.

Quello che sta andando in onda da un anno a questa parte è un nuovo 8 settembre 1943 con il popolo italiano o la maggior parte di esso abbandonato non nelle mani del tedesco invasore, ma alla mercè di un virus che uccide non soltanto chi è malato, ma anche e in particolare chi vorrebbe restare... sano, ma non riesce a permetterselo.

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