Nel luglio del 2017, sulla testata da lui guidata, il direttore della Gazzetta di Lucca scriveva un editoriale in cui invitava alla preghiera affinché “prima o poi- meglio prima che poi- Laura Boldrini venga colpita da un male incurabile”. Nello stesso articolo, mi addebitava, in modo falso e strumentale, la presunta invasione di migranti nel Paese e dunque l’essere una minaccia per “la nostra identità nazionale, culturale, storica, religiosa, financo sessuale”.
Un anno dopo, il direttore è stato sospeso per tre mesi dall’Ordine dei Giornalisti per aver contravvenuto alle norme sulla deontologia professionale. Oggi arriva la sentenza di condanna a seguito della mia querela per diffamazione.
È per il senso di giustizia che ho voluto denunciare. E non solo per me, ma per tutte e tutti coloro che sono bersaglio di odio nel dibattito pubblico o in Rete. Continuerò il mio impegno contro l’hate speech perché nel nostro ordinamento la libertà di espressione ha un limite imprescindibile e invalicabile: il rispetto della dignità delle persone.
Nella giornata di ieri, sul proprio profilo facebook, l'ex presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini ha postato questo commento riferendosi all'esito del processo intentato per diffamazione da parte sua nei confronti del direttore delle Gazzette Aldo Grandi per il reato di diffamazione a mezzo stampa.
La signora Boldrini ha voluto annunciare trionfalmente la condanna tralasciando, tuttavia, di pubblicare per intero l'articolo e senza specificare alcuni aspetti che crediamo sia giusto mettere in evidenza al fine di fornire al lettore una panoramica completa della vicenda.
Aldo Grandi, 59 anni, giornalista professionista da oltre 30, autore di numerosi libri sul fascismo e gli anni di piombo, aveva manifestato in un articolo, in maniera decisamente forte, il suo disappunto per la politica portata avanti da coloro i quali vorrebbero una accoglienza indiscriminata di clandestini provenienti dai paesi dell'intero globo terracqueo. E, ovviamente, a chi non concorda, amano appioppare l'etichetta di fascisti, razzisti, sovranisti e via di questo passo.
Chi ci legge sa che siamo sempre contro, fuori dal coro perché gli unici cori che amiamo, nonostante la nostra ignoranza in materia, sono quelli che si esibiscono durante i concerti di musica classica. L'articolo contestato da Laura Bolrdini aveva una forte metafora perfettamente comprensibile e metteva sul medesimo piano, attraverso una similitudine chiaramente 'virtuale', l'invasione sistematica a cui siamo sottoposti da anni, costretti a ricevere e accogliere milioni di persone senza avere la possibilità né la voglia di farlo, ma, soprattutto, senza che nessuno abbia chiesto il permesso all'unica entità sovrana di questo sfasciato stivale, ossia il popolo, e un ipotetico male incurabile che avanza, purtroppo, nell'organismo umano, con la stessa pertinacia, con la stessa intensità, con la stessa violenza senza, appunto, nemmeno chiedere qualcosa all'essere vivente all'interno del quale 'sceglie' di introdursi.
E il riferimento a Laura Boldrini, che è arrivata a sostenere che lo stile di vita degli immigrati sarà inevitabilmente, fra qualche anno, anche il nostro - e permetteteci non solo di dissentire, ma anche di dire, fermamente no, no e ancora no a costo di qualunque sacrificio e ribellione - voleva essere una provocazione e una reazione al senso di impotenza che, di fronte a questi sbarchi quotidiani da parte di persone provenienti da paesi lontani anni luce, come cultura, consuetudini, religione, usanze e che mettono, sostanzialmente, a rischio la nostra identità nazionale - non nazionalista per favore non fraintendete - prova il popolo italiano o la sua maggioranza noi compresi.
Impotenza per via di una classe digerente pardon, dirigente che sembra non avere alcun interesse ad ascoltare la voce della gente comune che non è assolutamente d'accordo con le decisioni adottate dagli organismi sovranazionali e dai politici che vivono a 12 mila euro al mese lontani anni luce dai problemi e dalle esigenze del popolo, arroccati e protetti, spesso, da scorte pagate dai contribuenti per proteggerli nei loro quartieri di lusso.
Detto questo, crediamo sia giusto specificare che Aldo Grandi è stato condannato in primo grado e avverso la sentenza del giudice è stato presentato ricorso in appello dall'avvocato delle Gazzette Cristiana Francesconi, anche lei donna, ma decisa a schierarsi dalla parte di chi sta con il popolo e con la libertà di espressione e di critica anche se forte.
Inoltre, ricordiamo alla signora Boldrini che all'inizio di questa vicenda lei e il suo avvocato volevano la somma di 250 mila euro a titolo di risarcimento e per togliere la querela. Un nostro caro amico, l'avvocato Carlo Cacciapuoti, si offrì a nostra insaputa di proporre una chiusura della storia a 5 mila euro, ma ci fu detto che non bastavano. Rispondemmo che il nostro giornale funziona così, vive, cioè, solo di pubblicità, e ci venne replicato che avremmo potuto e dovuto chiedere i soldi ai nostri sponsor.
Il giudice monocratico presso il tribunale di Lucca ha ascoltato gli interventi del pubblico ministero che aveva chiesto quattro mesi e mezzo di reclusione e l'arringa dell'avvocato Francesconi la quale, a nostro avviso tecnicamente giustamente, aveva, invece, chiesto l'assoluzione in quanto augurare la morte a qualcuno non contempla alcuna fattispecie di reato come anche la corte di Cassazione ha più volte ribadito.
Alla fine il giudice ha deciso per una condanna a 2 mila euro di multa.
Ecco qua. Questa è la pura e semplice verità. Avremmo evitato di tornarci su, ma per amore del vero e poiché non soltanto non abbiamo mai chiesto scusa, ma abbiamo l'abitudine di metterci sempre la faccia e assumerci le nostre responsabilità, questa precisazione ci sembra opportuna.
Cara signora Boldrini non esistono soltanto, come lei ha simpaticamente coniato la frase, leoni da tastiera che scrivono, scrivono e, poi, si pentono o si appellano alla bontà di coloro nei confronti dei quali manifestano, spesso in maniera offensiva, il proprio pensiero per farsi perdonare.
Esistono anche leoni che non hanno paura di affrontare le conseguenze delle proprie scelte. Sono, essi, un po' come le querce che lei, immaginiamo, sa benissimo non si potano mai.
Le auguriamo, sicuramente e sinceramente, una pronta guarigione e le possiamo garantire, anche se le sembrerà assurdo e contraddittorio, di non aver mai pensato minimamente a farle o ad augurarle del male, tantomeno incurabile. Ne abbiamo già avuto abbastanza per conto nostro per sentire il bisogno di augurarlo anche agli altri. Era, la nostra, una forte, fortissima provocazione, un guanto - certamente non di velluto - di sfida verso chi, una intera classe politica, non si accorge di quelle che sono le richieste del popolo e pretende di imporgli le sue visioni globaliste che, come sostenevano Oriana Fallaci e Ida Magli, due donne straordinariamente intelligenti e contro corrente, hanno come unico risultato la disintegrazione sociale cosa che, se non si hanno gli occhi foderati di prosciutto, si vede benissimo nel nostro povero continente.