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Scritto da andrea cosimini
L'evento
13 Dicembre 2023

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Chi l’avrebbe mai detto che un non vedente, di famiglia povera e completamente autodidatta sarebbe diventato un giorno, cent’anni prima del Braille, il primo ingegnere stradale della storia… John Metcalf. Ai più non dirà nulla questo nome. Eppure se andate nel nord dello Yorkshire e chiedete di lui, percepirete una sorta di ammirazione - quasi una venerazione - nei suoi confronti.

Michele Mele c’è andato e ne può testimoniare. Lui, ipovedente dalla nascita, nell’estate del 2022 si è diretto a Knaresborough - la cittadina inglese nella quale Metcalf è nato - per visitare i luoghi dove questa figura quasi leggendaria ha operato per tanti anni, a Spofforth, dove si è spento alla veneranda età di 92 anni, dopo una vita intensa e avventurosa, e in tanti altri luoghi legati all’ingegnere non vedente del XVIII secolo.

Ricercatore in matematica all’Università degli Studi del Sannio a Benevento, education officer e fondatore della campagna Onu 'Science in braille' – Michele ha ricavato un libro dal suo viaggio e da un approfondito studio dei documenti dell’epoca: “Il richiamo della strada. Storia del non vedente che rivoluzionò l'ingegneria” pubblicato da Edizioni Efesto nella collana De ortibus et occasibus. Questa storia lo ha talmente affascinato da spingerlo fin là. In Gran Bretagna. A caccia di informazioni di prima mano, con il supporto di tante piccole istituzioni e biblioteche locali e nazionali.

“Nel mio primo libro “L’universo tra le dita” – spiega il giovane autore salernitano (classe ’91) – avevo raccontato le vicende di 10 scienziati ipovedenti o non vedenti per contrastare gli stereotipi che vorrebbero questi ultimi lontani dalle scienze. Ebbene, nel mio secondo libro - “Il richiamo della strada” - ho voluto approfondire solo una di queste storie. La scelta è ricaduta su quella più amata dai miei lettori e, in generale, da tutti coloro che conoscono queste incredibili figure. John Metcalf ha contribuito, in prima persona, allo sviluppo della rete stradale durante la rivoluzione industriale del 18° secolo. Nel 1751 ha infatti costruito la sua prima strada e, nei quarant’anni successivi, ne ha progettate e realizzate molte altre”.

Ma la vita di questo straordinario individuo racconta di più. Molto di più. Musicista di alto livello, guida, imprenditore della logistica, contrabbandiere. Non si è fatto mancare niente. Pure prigioniero e fuggiasco di guerra. “La storia di Metcalf ci insegna tantissimo - sottolinea Michele -. Innanzitutto ribadisce il concetto per cui è il contesto che determina la disabilità e non un pugno di cellule in meno. Nel suo caso, infatti, il contesto è stato assolutamente inclusivo. Il suo nome, inizialmente pronunciato con simpatia, ha poi conquistato l’ammirazione dei suoi concittadini. Le sue incredibili imprese (anche sportive) gli hanno dato ricchezza e fama; con la costruzione delle sue strade è diventato un mito per il suo paese”.

Quello di Michele è un saggio, ma – per come è scritto – sembra un romanzo. Una storia molto istruttiva che ha come scopo quello di abbattere i pregiudizi sulle persone con patologie della vista e allo stesso tempo dimostrare le potenzialità che queste possono esprimere se calate nel contesto giusto.

Ecco. Forse dovremmo cominciare proprio da qui. Dal non parlare più di handicap o usare termini simili. Perché in un contesto inclusivo non esistono abili o disabili. È una questione di approccio: se si vuole davvero includere, allora bisogna ragionare in termini omnicomprensivi di abilità. 

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