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Scritto da Redazione
L'evento
11 Novembre 2020

Visite: 24

Si sono presentati in due, in borghese, agenti della polizia municipale e hanno spiegato a Mohamed El Hawi in arte Momi, titolare del ristorante Tito Baracca in via Francesco Baracca a Novoli, Firenze, che pur comprendendo le nobili ragioni per cui aveva tenuto aperto il suo locale, erano costretti, vista la violazione della normativa anti-Covid, a somministrargli una multa di 400 euro e un giorno di chiusura. 

Momi non ha battuto ciglio, ha ritirato il foglio della contravvenzione, ha ringraziato i due pubblici ufficiali comprendendo il loro lavoro, ma ha ribadito che lui ha sulle spalle cinquanta persone e che lo stato, lo stesso stato che paga regolarmente i suoi dipendenti pubblici, non paga, invece, quelli a cui impedisce di lavorare ossia i privati e, soprattutto, non rispetta i patti con il pagamento della cassa integrazione.

"Ho pagato subito la multa - spiega - 280 euro in versione ridotta, ma non ho alcuna intenzione di chiudere il ristorante. Io ho cinquanta dipendenti e loro hanno fiducia in me, dipendono da me, credono, soprattutto, in me e si augurano che io non li metta alla porta o smetta di pagarli. E siccome io ho una dignità e una coscienza, a differenza di questo Governo che non ce l'ha visto che impedisce alla gente di lavorare chiudendola in casa, allora io la notte voglio dormire sereno senza sensi di colpa verso i miei collaboratori. Mi chiuderanno per un mese? Non importa. Io rispondo di quello che faccio alla mia coscienza e a qualcuno che è molto al di sopra delle vicende terrene. I miei dipendenti hanno bisogno di me. Ho ricevuto moltissime attestazioni di solidarietà. Ecco invito queste persone e anche quelle che mi hanno criticato fortemente a scendere in strada rispettando le regole, ma andando ad acquistare da mangiare in tutti i ristoranti senza distinzione. Per noi è un momento difficile, rischiamo la chiusura totale allora abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti. E come noi le categorie che questo Governo ha messo spalle al muro".

Mohamed El Hawy ha realizzato un secondo video, dopo quello iniziale, che è un portento e dove spiega ancora una volta i motivi di una scelta che è la stessa del ristoratore di Pesaro dove anche Vittorio Sgarbi è andato a mangiare ultimamente. Ecco, un gemellaggio Pesaro-Firenze al di là e al di sopra di religioni e nazionalità - Momi è musulmano - in nome non solo del buonsenso, ma della consapevolezza che se di Coronavirus si può guarire e si guarisce, dalla miseria, una volta piombatici, non se ne esce più.

Noi siamo con Momi e condividiamo le sue scelte. Troppo facile essere solidali a parole, bisogna imparare a metterci anche la faccia. E qualcosa di più.

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