Gli addii, anche se solo di carattere professionale, sono sempre tristi, soprattutto se chi parte lascia un ottimo ricordo di sé non solo per quello che ha fatto durante la sua permanenza, ma, in particolare, per come è stato capace di restituire ad un ambiente, messo a dura prova dal suo predecessore, serenità e assenza di stress. Ugo Blasi, 49 anni, originario della provincia di Ancona, ma residente con la famiglia a Roma, questa mattina ha voluto salutare i giornalisti nel corso di un simpatico incontro presso il comando provinciale di Cortile degli Svizzeri.
C'era, al gran completo o quasi, la redazione del quotidiano Il Tirreno a partire dal decano Luca Tronchetti, accompagnato da Gianni Parrini e Luigi Spinosi, poi La Nazione, rappresentata da Teresa Scarcella, La Gazzetta di Lucca e non potevamo certo mancare proprio noi, Canale 50 con Gabriele Altemura.
Il comandante provinciale andrà a Roma a Tor di Quinto, ad occuparsi di personale, quindi, in un ufficio e quello di Lucca, probabilmente, è stato e sarà il suo ultimo incarico operativo. Blasi ha voluto ringraziare questa città che lo ha accolto benissimo e nella quale si è trovato a suo agio, una città nella quale, ha spiegato, la qualità della vita non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella della capitale.
Sono stati tre anni intensi, quelli trascorsi in provincia di Lucca da quest'uomo pacato, rispettoso, gentile, educato, ma fermo nei suoi propositi e nei suoi principi. Arrivato a Lucca dopo un periodo che senza ombra di dubbio possiamo definire devastante, provocato dal comandante che lo aveva preceduto, proveniente dalla Sicilia e mai in grado di stabilire con i suoi uomini un rapporto fatto di collaborazione, complicità e fiducia, ha dovuto faticare non poco per restituire al suo comando e alle stazioni la necessaria serenità per poter lavorare senza pressioni esagerate ed esasperate.
Ne sappiamo qualcosa noi: mai era accaduto in oltre 30 anni di professione, che un colonnello dell'Arma di cui non facciamo il nome e cognome perché le dita non riescono a battere sulla tastiera, denunciasse un giornale e il suo direttore al punto, coadiuvato da un pubblico ministero che, evidentemente, mal conosceva la legge sulla stampa e i propri limiti, da chiedere e ottenere un doppio sequestro delle pagine della Gazzetta. Con noi che, ricordiamo bene e con rabbia, fummo convocati loro malgrado, dai carabinieri della stazione di Castelnuovo Garfagnana affinché ci recassimo, trovandoci con 40° di febbre al Casone di Profecchia, a firmare il provvedimento recapitatoci dalla polizia postale.
Una vergogna, uno schifo ed evitiamo di approfondire disposti, ovviamente, a farlo in qualunque sede appropriata. Fortuna volle che il nostro ricorso d'urgenza, presentato al tribunale della libertà, dette ampiamente ragione al nostro avvocato Cristiana Francesconi e in questo l'attuale presidente del tribunale, Gerardo Boragine, dimostrò di conoscere a menadito tutto quello che riguarda la normativa sul sequestro della stampa. Il collegio composto da tre giudici annullò il secondo sequestro disposto dal pubblico ministero mentre per il primo, trovandoci noi in condizioni di salute terribili, facemmo passare i tempi della domanda.
E il tutto, semplicemente, per aver scritto un articolo in difesa di carabinieri e polizia. Indagati per vilipendio delle Forze Armate, tutto finì, dobbiamo pensare, in una bolla di sapone poiché non ne sapemmo più niente salvo, poi, roba da scatenare una guerra termonucleare altro che Putin, trovare tutto il faldone inserito, incomprensibilmente, nel processo intentato contro di noi da Laura Boldrini. Con il pubblico ministero di quest'ultimo procedimento che chiese al giudice come mai tutta quella roba, che non aveva alcuna attinenza con il processo Boldrini-Grandi, fosse finita proprio lì in mezzo. Evidentemente qualcuno, chissà come chissà perché, ce lo aveva infilato di proposito per aggravare la nostra posizione.
Quando è arrivato il colonnello Blasi l'atmosfera in Cortile degli Svizzeri era traumatizzata, con marescialli storici che avevano chiesto e ottenuto di andare in pensione per non sottostare ad una situazione ambientale definita impossibile da sopportare. Noi stessi abbiamo ricevuto parole di conforto e di stima anche da coloro che avevano seguito, costretti, il nostro iter giudiziario.
Arrivò Blasi e nonostante i due anni di Covid, è stato capace di ricomporre, soprattutto, i rapporti umani che sono alla base di ogni realtà professionale. Una persona squisita per la sua capacità di saper ascoltare, di non imporre mai il suo punto di vista. Per questa ragione dispiace che se ne vada, perché tre anni sono stati troppo pochi e non si capisce mai per quale ragione quando qualcuno dimostra di saper far bene in un posto, ecco che, inevitabilmente, lo spostano altrove. Dal 1989 da quando, cioè, siamo arrivati in questa valle di lacrime, mai ci eravamo imbattuti in un comandante come quello sostituito da Blasi mentre, fortunatamente, altri colonnelli-comandanti ci hanno dimostrato di saper gestire, umanamente e non soltanto, la realtà in cui si trovavano ad agire e ci riferiamo a Salvatore Maiorana, scomparso, purtroppo, di recente, all'ex capitano comandante di compagnia Fabio Alessandrini, cinque anni a Lucca, ora in pensione, all'ex capitano Ferdinando Musella, anche lui straordinario, a Stefano Ortolani e alle partite di calcetto che abbiamo organizzato insieme.
Ecco perché abbiamo voluto scrivere queste poche righe che nessuno leggerà o, quantomeno, nessuno a Roma dove, se hanno una specialità, è quella di infilare le persone senza, poi, fare nulla quando sarebbe necessario sostituirle.
A Ugo Blasi il nostro augurio per il suo futuro. A noi, colleghi di lungo o anche breve corso, la speranza che il futuro sia altrettanto positivo come il recentissimo passato.