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Scritto da Redazione
L'evento
02 Aprile 2020

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Giovanni Barco, medico chirurgo, professore di cure palliative e terapie ossidative con ossigeno poliatomico liquido, direttore sanitario dell'istituto internazionale Barco, specializzato in farmacologia, biochimica e biochimica clinica, consulente esperto Aifa (agenzia italiana del farmaco) sezione sanitaria, ama, da sempre, il low profile, ma questa volta ha avvertito il bisogno di dire la sua su come affrontare e cercare di combattere il Covid-19. Eccola.

Professor Barco lei è conosciuto per l'ossigeno poliatomico liquido (OPL). Di cosa si tratta?

E' una terapia che si differenzia dall'ozonoterapia in quanto è una miscela radicalica ossidativa ricca di RNOS (specie altamente reattive dell'ossigeno e dell'ozono) da somministrare in endovena per patologie oncologiche, infettive (virali, batteriche e funginee) e altre patologie riferibili a carenze di ossigeno. Accanto a questo tipo di terapia ossidativa ci sono anni di esperienza sulle terapie farmacologiche e studi di biologia molecolare di laboratorio.

Ci siamo chiesti negli ultimi giorni e in piena emergenza sanitaria causata dal Covid-19, quale sarebbe stato il suo pensiero in proposito.

I virus possono essere suddivisi in due grosse famiglie: virus nudi che, infettando la cellula, si moltiplicano in essa e causano il cosiddetto ciclo litico, uno scoppio cellulare che libera milioni e milioni di virus creando infezioni fulminanti dall'esito infausto. La seconda famiglia comprende i cosiddetti virus con involucro chiamato pericapside che deriva dalla membrana della cellula infettata rendendo il virus quasi invisibile al sistema immunitario. Questi ultimi virus, una volta infettata la cellula, la trasformano in una vera e propria fabbrica virale e, per gemmazione, fuoriescono dalla cellula stessa per infettare altre cellule dando luogo a infezioni croniche. A questi secondi virus appartengono i Coronavirus, i virus della Sars, i virus dell'Hiv, il virus dell'epatite C e dell'epatite B, il virus della mononucleosi e il virus della varicella, del fuoco di S. Antonio e tanti altri che infliggono sofferenze a una infinità di persone.

Tutto ciò è il preludio per spiegare cosa?

Avendo avuto, per anni, come modello di studio malattie come il fuoco di S. Antonio, la mononucleosi, l'Hiv e le epatiti virali, ho ritenuto opportuno trattare, all'interno delle loro case e in quarantena, dei pazienti positivi al tampone e affetti da Coronavirus.

E come li ha curati?

La cura è basata, essenzialmente, per i malati che non presentano alterazioni della respirazione, sull'uso intramuscolare di un grammo di una cefalosporina di quarta generazione, il Cefepime il cui nome commerciale è Cepimex 1000. Può sembrare strano l'uso di un antibiotico per una infezione virale, ma evidenze cliniche e di laboratorio fanno ritenere che l'infezione virale da parte dei virus con pericapside è mediata da particolari batteri ancestrali primo fra tutti i micoplasmi che sono implicati anche in particolari tipi di polmoniti tra le quali quelle interstiziali (micoplasmi pneumonie).

Soltanto questo medicinale?

E' opportuno, come supporto reaologico, somministrare, sempre per via intramuscolare, al mattino 1,5 milligrammi di Betametasone (Bentelan). Molti storceranno il naso in quanto un cortisonico riduce le difese immunitarie, ma come sempre, un farmacologo deve saper valutare i costi e i benefici di una terapia. Pertanto, l'uso di un cortisonico riduce anche la liberazione di citochine responsabili del versamento polmonare e della polmonite interstiziale. Perché, inoltre, l'uso di un antibiotico a largo spettro come il Cefepime potrebbe chiedersi qualcuno? Il Coronavirus, anche se rilevabile con i tamponi a livello del rinofaringe, con molta probabilità agisce anche a livello renale, quindi, a livello dei capillari glomerulari non è da escludere anche una infezione tipo encefalite. Quindi, sì che è importante trattare la polmonite interstiziale, ma si deve anche prevenire la possibilità di eventuali infezioni in questi organi. Infatti tutti i pazienti affetti da Coronavirus hanno sempre osservato un cambiamento di colore delle loro urine passando dal giallo paglierino all'arancio scuro.

Scusi professore, ma, per essere precisi, quando questi medicinali vanno somministrati nell'arco della giornata e per quanto tempo?

Il Betametasone viene somministrato per via intramuscolare la mattina mentre il Cefepime, sempre per via intramuscolare, verso le 14 e questo per almeno una settimana. Il paziente noterà una repentina riduzione della febbre già durante il primo giorno di trattamento. In genere il paziente, dopo una settimana di trattamento e senza febbre, può interrompere la cura.

Ci scusi, ma non esiste il rischio, così facendo, di ricorrere ad una sorta di cura 'fai da te'?

Il rischio è reale come anche l'emergenza sanitaria. E' auspicabile l'interessamento del medico curante sempre, ovviamente, tenendo conto di quali sono le sue disponibilità.

Lei ha premesso che la cura riguarda, soprattutto, pazienti che non hanno alterazioni respiratorie. Che cosa accade qualora si dovessero problemi alla respirazione?

In caso di problemi di respirazione si può aggiungere alla terapia descritta, un broncodilatatore il cui principio attivo è la aminofillina diidrato il cui nome commerciale è Aminomal. In genere si trova in farmacia come fiala orale, ma in caso di mancanza della fiala orale, si può utilizzare una fiala sempre di Aminomal intramuscolare da cui prendere 1 cc e metterlo nella macchina di Aerosol e questo mattina, mezzogiorno e sera, tre volte al dì. Nei pazienti più gravi, ma questo non può essere fatto a domicilio, caratterizzati da ipossia (mancanza di ossigeno nel sangue) si può ricorrere alla somministrazione di ossigeno poliatomico liquido, una miscela acquosa satura di RONS, soprattutto di ione superossido (una molecola di ossigeno con un elettrone in più) in grado di attivare i mitocondri nelle cellule carenti di ossigeno, aumentando, così, la produzione di energia nelle cellule di tutto il corpo.

In questo periodo di crisi sanitaria ed economica, quanto costa questa terapia?

Il medico di base, in presenza di un  paziente affetto da Coronavirus e polmonite, può prescriverla senza alcun tipo di problema visto che l'antibiotico in questione ha una indicazione ben precisa per questo tipo di malattia. Tuttavia se il paziente vuole approvvigionarsi direttamente, il costo totale, per sette giorni, è di circa 60 euro.

Professore sia sincero. E' così grave questa infezione da Coronavirus?

L'umanità ha sempre dovuto fare i conti con il mondo infinitamente piccolo dei batteri e dei virus, tanto è vero che nel nostro DNA abbiamo geni di origine virale molto importanti per la nostra sopravvivenza. Ad esempio le nostre cellule sono provviste di geni virali che codificano 'pompe' con le quali si introducono il glucosio indispensabile per la loro sopravvivenza. Quindi i virus hanno accompagnato la vita da quando è nata. Naturalmente nella storia dell'uomo ci sono state delle pandemie dove il passaggio del virus da una specie all'altra ha creato variazioni genetiche (deriva genetica) che hanno portato ad infettare nuove specie tra cui l'uomo. Nonostante la moltitudine di studi e i soldi spesi per la ricerca, si ricorre ancora a metodologie di mille anni fa come le quarantene. Pertanto, l'uomo moderno deve capire che è bene dedicarsi a cose utili piuttosto che a cose inutili anche se particolarmente remunerative. La mia risposta alla sua domanda è che il Coronavirus c'è e continuerà ad esserci. Solamente una variazione di rapporto tra parassita-ospite può ridurre la contagiosità e la virulenza del virus. Quindi, a mio avviso, bisogna attrezzarsi per imparare a conviverci come conviviamo con la mononucleosi, varicella e altre infezioni.

Peccato che il Covid-19 uccide 800 persone al giorno...

Innanzitutto riducendo la sintomatologia causata dal virus, si abbatte il numero dei decessi e, quindi, bisogna mettere a punto terapie efficaci senza andare a cercare terapie improponibili dal punto di vista economico. Inoltre un aiuto importante arriverà da un eventuale vaccino che aiuterà la popolazione ancora non contagiata.

Una volta che una persona risultata positiva al Coronavirus supera il periodo di malattia, cosa deve fare per non infettare gli altri?

Innanzitutto deve fare il tampone due volte per evitare falsi negativi. In più, dati statistici hanno evidenziato che dopo almeno tre settimane, la contagiosità, il più delle volte, si azzera. Poi, per evidenziare la presenza di immunità nei riguardi del virus, si ricorre allo studio di anticorpi specifici.

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