Il 23 maggio è andato in scena il penultimo appuntamento della stagione ’23-’24 dei “Giovedì al Museo”, l’ormai nota rassegna culturale organizzata dal Museo italiano dell’immaginario folklorico di Piazza al Serchio e da sempre incentrato sulla promozione del patrimonio culturale – passato e presente – della Garfagnana e non solo.
L’ospite di serata, per l’occasione in presenza nella sala della “narrazione” del museo piazzino, è stata la guida ambientale, originario della Val Freddana, Stefano Pucci, da trent’anni vero e proprio punto di riferimento, non solo locale, per quanto riguarda la conoscenza dello spazio geografico e storico-culturale delle Alpi Apuane.
Definire Pucci una “semplice” guida però, non fa onore al suo enorme sforzo divulgativo, che lo ha portato, nel corso degli anni, alla stesura di un volume – dal titolo “Incisioni rupestri, Epifania del pennato. Mito, storia, cultura, tradizione” – e ben due documentari, uno incentrato sugli aspetti naturalistici delle “sue” montagne – “Alpi Apuane. Uniche e Irripetibili” – con l’altro che invece esplora le simbologie millenarie presenti sul territorio: “Erano gli stessi sogni. Storia e mito nelle incisioni rupestri apuane”.
Durante l’evento, Pucci si è rivelato una vera e propria “macchina” di informazioni ma soprattutto di riflessioni e congetture in merito alla storia umana che per millenni ha intrecciato il suo destino con quello delle Alpi nostrane.
Senza seguire un filo cronologico ben definito, lo scrittore è riuscito a collegare in un’unica narrazione l’epoca preistorica alle usanze degli ultimi pastori del Novecento, i periodi etrusco e apuano col mondo romano e in seguito quello cristiano: un flusso di storia e coscienza in cui, a farla da padrone, sono state le centinaia – si parla di più di cinquecento – incisioni rupestri riscontrabili sulle Apuane e di uno dei “suoi” simboli più riconoscibili, il pennato.
Molte le foto di repertorio mostrate al pubblico, persino alcuni spezzoni del suo documentario “Erano gli stessi sogni” sono stati proiettati, rendendo l’incontro un piacevole connubio tra paesaggi naturali mozzafiato e un’archeologia che arriva a figurarsi le credenze astrologiche degli antichi.
Quello che più traspare dalla parole di Pucci, però, è il cercare di non dare per scontato lo sterminato patrimonio storico e naturalistico della nostra terra: uno scrigno rimasto dormiente per troppo tempo e che ora ha tutta l’intenzione di riprendersi la sua meritata scena.