Sono una giovane coppia della Garfagnana ma che, attualmente, vive e lavora a Milano. Lui, Luca Toni (31 anni), collaboratore di studio in ambito commerciale, e lei, Marinela Muca (28), anch'essa collabotratrice di studio, anche se adesso si trova in maternità per via della nascita della loro bellissima bimba, Chloe.
Anche loro, come tanti altri, si trovano a vivere queste ore di apprensione, legate all'emergenza Coronavirus, lontani delle loro famiglie e, soprattutto, in una delle regioni più colpite d'Italia, la Lombardia, dove si sono registrati, ad oggi, oltre 5 mila casi positivi di contagio. La Gazzetta del Serchio li ha raggiunti telefonicamente per raccogliere, direttamente dagli interessati, una testimonianza di come la vita sia cambiata a tutte le latitudini.
Luca e Marinela, dove vi trovate al momento?
"Noi abitiamo a Pero, nell'hinterland milanese, anche se ci rechiamo sempre in centro a Milano per lavorare".
Che mezzo usate per spostarvi?
"La metro".
Sono state adottate misure precauzionali particolari?
"In realtà, non abbiamo notato alcun cambiamento particolare negli ultimi giorni: non sono stati nè limitati gli accessi né sono stati fatti altri interventi. Abbiamo però percepito, una volta entrati nel vagone, che nell'aria si respirava un odore diverso, sintomo che, probabilmente, era stata avviata una procedura di disinfestazione per eliminare i batteri".
Avete notato una diversa affluenza sulla metro?
"Beh, sì. Soprattutto nel momento in cui i media hanno parlato di "assalto ai supermercati", per via che la regione risultava colpita dal virus: da strapiena che era il venerdì, siamo passati al lunedì che era quasi deserta. Senza, insomma, il solito tram-tram mattutino".
Qual è stata la reazione della gente?
"C'è chi ha iniziato a fare la spesa portandosi le mascherine appresso fin da subito. Fino a due settimane fa, però, quando si andava al supermercato, la situazione sembrava normale. Certo, qualcuno aveva già cominciato a fare grandi scorte di generi alimentari, ma a noi, lì per lì, sembrava una misura un po' troppo eccessiva. Senonchè, il giorno seguente, è stata fatta in televisione la dichiarazione dello stato di emergenza. Allora sì che c'è stato un vero e proprio assalto tanto che anche i grandi supermercati, in un primo momento, non hanno saputo rispondere".
Quali sono i prodotti che sono andati più a ruba?
"I reparti verdura e pasta erano totalmente vuoti, così come quello dei generi a lunga conservazione. Noi siamo rimasti perfino senza il latte per la bimba. La maggior parte delle scorte era esaurita, nonostante si trattasse di grossi supermercati. Lì allora ci siamo un minimo impauriti. Poi, però, siamo stati rassicurati dall'annuncio dello stesso supermercato che, il giorno seguente, ha dichiarato di essersi già rifornito".
Ora com'è la situazione?
"Attualmente i supermercati si sono riorganizzati e sono tornati alla normalità. La gente ha cominciato ad entrare in mascherina. In un noto supermercato, che frequentiamo, ci hanno detto comunque di contribuire a montenere un comportamento civico, ad esempio, facendo notare alle persone che stanno troppo vicine di mantenere almeno la distanza di un metro. Questo anche perché, per via della psicosi, in questi giorni a Milano c'è molto nervosismo. Ed è importante evitare che certe situazioni degenerino".
Anche voi avete fatto lo "spesone"?
"No, abbiamo acquistato solo i generi di base che ci mancavano e lo stretto necessario per poter aspettare tre-quattro giorni senza uscire. Eravamo sicuri che non ci avrebbero lasciati con la fame. Sapevamo che ci sarebbero state restrizioni, ma che la spesa sarebbe stata comunque garantita".
Anche a Milano i negozi hanno abbassato le serrande?
"Qui, fino a ieri l'altro, la gente andava a lavoro normalmente. I negozi erano ancora aperti. Ma le persone che entravano e uscivano dalle attività erano molto ridotte. Piazza del Duomo era comunque semi deserta e alla Stazione Centrale tutti i negozi erano chiusi. Non era obbligatoria la chiusura, ma c'è, evidentemente, chi ha ritenuto più responsabile sospendere temporaneamente la propria attività".
E la movida continua?
"Noi, avendo la bimba piccola, non frequentiamo molto la movida. So però che alcuni bar, quando era già uscito il decreto, non avevano chiuso e non avevano comunque rispettato le disposizioni. Ci sono state delle polemiche".
Altre misure che avete notato?
"Alle poste, per esempio, con cinque sportelli aperti, fanno entrare la gente una per volta".
Da quant'è che non tornate in Garfagnana?
"Sono ormai due mesi che non mettiamo piede su. Siamo tornati l'ultima volta per le vacanze di Natale e, da gennaio, non ci siamo più mossi. Dovevamo rientrare questa settimana, per motivi legati al compleanno di un nipote, però, a questo punto, è stato rimandato tutto. Siamo qua, fermi, e non ci spostiamo. Anche perchè sappiamo che ci sono controlli in giro".
Avete saputo che si sono verificati i primi due casi di contagio anche a Castelnuovo?
"Sì, e siamo vicini ai contagiati e alle loro famiglie. La prima cosa che abbiamo fatto è stata chiamare subito i nostri parenti per sapere se avevano avuto contatti con loro".
Quando tornerete in Garfagnana?
"Ancora non sappiamo. Avevamo deciso di fare il battesimo della piccola su, ma, ora come ora, sarà difficile farlo. Se peggiora la situazione, annulleremo l'evento e lo rimanderemo a questa estate. Peccato perché avevamo già organizzato con il ristorante e contattato tutta la gente".
"Noi, garfagnini a Milano, ai tempi del Coronavirus: non ci muoviamo"
Scritto da Redazione
Garfagnana
11 Marzo 2020
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