Rovaiolo, Roghudi, Poggioreale, Apice, Alianello, Canate di Marsiglia, Osini, Santa Chiara del Tirso, Codera, Celleno, Craco, Gairo, Montegura, Ceregate, Narbona, Roscigno, Buonanotte, Tocco Caudio, Consonno, Cavallerizzo di Cerzeto. A uno sguardo poco attento, una lista di questo tipo potrebbe non dire nulla o, nella migliore delle ipotesi, potrebbe far comprendere al lettore come questi nomi così particolari siano legati a paesi o interi comuni presenti sul territorio italiano. La triste verità, però, aggiunge un altro particolare: i venti borghi sopra descritti, infatti, fanno parte degli oltre mille paesi-fantasma disseminati su tutto lo stivale: un vero e proprio cimitero di pietra, storia e cultura in continuo stato d’espansione, specialmente in quelle località lontane dai centri propulsori del paese.
Spazi un tempo pullulanti di vita trasformati al giorno d’oggi in scheletri abbandonati a sé stessi, vestigia di un passato velocemente dimenticato.
Eppure, il fascino e il magnetismo di questi luoghi rimane intatto e, al contrario, cresce ogni giorno di più: non è un caso che siano centinaia, se non migliaia, i creatori digitali in tutto il mondo che condividono sulle piattaforme social i propri itinerari tra questi centri del vuoto.
C’è chi, come il giornalista e scrittore Riccardo Finelli, ha persino deciso di scrivere un libro a riguardo, intitolato “Atlante dei paesi fantasma” e edito nel 2022 da Sonzogno.
Non potendo, per ovvi limiti materiali e narrativi, raccontare tutti i luoghi abbandonati d’Italia, Finelli ha deciso, nel proprio libro, di raccontare proprio i venti paesi sopraelencati in questo articolo, sviluppando un viaggio pan-italiano pieno di storia e aneddoti culturali e geografici.
L’autore e il suo libro sono stati ospiti anche null’ultimo appuntamento dei Giovedì al Museo, in una serata-evento che ha visto Finelli raccontare alcune storie legate ai borghi visitati, esprimere le proprie riflessioni in merito all’emergente passione per i luoghi abbandonati e per rispondere, come da tradizione del format culturale, alle numerose domande poste dal nutrito gruppo di persone che ha seguito l’incontro sia in presenza, al Museo italiano dell’immaginario folklorico di Piazza al Serchio, che da casa.
Nella dimensione contemporanea, in cui ogni nostro aspetto della vita è “occupato” da qualcosa, si crea un rapporto quantomeno ambiguo con gli spazi – fisici o mentali – vuoti e in generale col concetto di vuoto stesso: per Finelli, questo sentimento, spaventa e attrae allo stesso tempo, portando molti a ricercare nei propri viaggi dei momenti e degli spazi per certi aspetti di “libertà”.
D’altra parte, però, quegli spazi vuoti rappresentano anche un rumoroso passato, fatto di gesti e utensili quotidiani, e un inquietante futuro, visto che sono molti i paesi e i comuni montani o periferici italiani che rischiano, nei prossimi decenni, di trasformarsi essi stessi in luoghi-fantasma.
A dispetto di ogni tipo di causa alla base dello spopolamento dei piccoli centri e dello sviluppo del turismo dei luoghi abbandonati, però, le rovine già disseminate nel nostro paese si ergono come pilastri malinconici che tengono viva, a modo loro, la memoria di coloro che abitarono quei luoghi: testimonianze materiali inestimabili di quel frammentato puzzle storico e culturale che chiamiamo Italia.
Il fascino del “vuoto”: Riccardo Finelli racconta i paesi-fantasma italiani ai “Giovedì al Museo”
Scritto da andrea pedri
Garfagnana
11 Maggio 2024
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