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Scritto da andrea cosimini
Garfagnana
12 Agosto 2024

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Un’immagine: le mani tese al cielo che, in un movimento – si oserebbe dire – democratico, accompagnano, da destra a sinistra, il ritmo incalzante della musica, con i soli indice e medio alzati in segno non di resa, ma di pace.

È stato emozionante. Davvero. Se non altro perché sul palco c’erano un italiano e un russo. Il primo, allievo del secondo; il secondo, mentore (e produttore) del primo. Andrea Costa e Sergey Mazayev. Una stima reciproca che si è tradotta in amicizia, per poi sublimarsi – come spesso avviene tra artisti - in una collaborazione discografica. Insieme, sul palco di Villa Bertelli, hanno abbassato un muro ed innalzato un ponte con la loro arte.

Il concerto di ieri sera, a Forte dei Marmi, ha fatto ballare tutti nel Giardino dei lecci: russi e italiani. Perché – che se ne dica – la musica, al pari dello sport, parla una lingua universale che unisce e non divide. Le note non hanno colori politici, gli spartiti non tracciano confini. I musicisti fanno volentieri a meno dell’alfabeto: Andrea non ha bisogno di parole con Sergey, basta l’attacco di un brano per capirsi al volo.

Prima è partito Andrea. Lui, cantautore – ovvero cantante e autore, egli stesso, di canzoni – lucchese, che fosse toscano lo si è intuito subito dal suo accento: “Questa è una canzone che mi garba da morire” ha detto di un suo pezzo. Umile, simpatico, energico. Ha l’aspetto di un crooner, l’animo di un sognatore. Dal vivo è accompagnato da un formidabile gruppo ribattezzato, simpaticamente, “Costa’s Band’.

Se la serata è calda, afosa, sul palco l’aria è incandescente. Andrea canta di un mondo dove i colori sono sette: pochi, ma buoni. Sette, come le note sul pentagramma. “Solo… Nascosto in questo mondo” si confida. E già affiorano le prime sfumature blu(es) del suo carattere. Il tastierista, Fabio Marchiori, accenna un motivo swingato. “Donna, torna perché…” e l’estensione della sua voce si dilata, l’atmosfera si incendia e la sezione fiati – composta dal duo Tommaso Iacovello (tromba) e Sigi Beare (sax) – spinge a fondo (per dirla alla Paolo Conte) “come gregari in fuga…” Ma, si sa, come cantava Vasco: “Non si può spingere solo l’acceleratore…” E allora Andrea ha rallentato con un brano più romantico, sentimentale, scritto proprio al Forte, non lontano da qui. Poi, di nuovo da solo, si concede “…mille passi nella notte, mille passi per sognare…

Ma ecco il gentleman che viene fuori. Andrea cede generosamente il palcoscenico, per un ‘assolo’, alla corista - che definirla semplicemente ‘corista’ le si fa un torto. Elisa Ghilardi, la vocalist, intona “Oggi sono io” di Alex Britti, ma sembra Giorgia tanto ‘black’ è la sua voce. Stupenda. Costa torna per il gran finale: “Esci, la fortuna va cercata; ma dipende cosa hai trovato nella vita…” dice in “Leggera avidità”. Poi esegue “Libero”, un brano estratto dal nuovo album che sta realizzando proprio con Mazay (aka Sergey Mazayev). “Lo scrivere, il leggere, sono cose belle…” ricorda al pubblico in un attimo di pausa. Ma è solo la quiete prima della tempesta. Perché torna subito alla carica con un brano funky dove si mettono in mostra – per abilità - Fabrizio De Luca, al basso, e Francesco Cagnacci, alla chitarra.

L’allievo cede quindi la… cattedra, pardon la scena al maestro. Mazayev, il “Claudio Baglioni russo” - fondatore dei Moral CodeX, un gruppo rock che vanta milioni di dischi venduti - infuoca un palco già rovente. Il suo timbro è suadente. La sua lingua è russa, ma il suo animo è indubbiamente mediterraneo. Con il batterista – Leandro Bartonelli – sembra instaurare una bella complicità artistica. Il ritmo lo hanno nelle vene. Tanto l’uno, quanto l’altro.

La Russia sta vivendo un momento complicato – ammette prima del concerto, dietro le quinte -. Ma là si respira un grande amore per l’Italia e la sua musica”. Occhio, però, perché Sergey – apparentemente così calmo e pacato – può accendersi da un momento all’altro sul palco. Ed è qui che viene fuori il rock&roll che è in lui. La chitarra elettrica suona un giro indiavolato, vorticoso. Il russo, lascia posto all’italiano. La voce allora si fa più rauca. Potente. Sale pure Andrea Costa per sancire con un abbraccio l’evidenza di una forte intesa. Applausi. “Bravi!

All’amica e collega giornalista Franca Dini è impossibile nascondere l’entusiasmo per l’invito. Lei che, con la sua Franca Dini Eventi, ogni volta si prodiga per promuovere serate che restino nel cuore della gente. Come questa. Serate memorabili, di alto livello. Alle quali anche l’avvocato Ermindo Tucci, presidente della Fondazione Villa Bertelli, non può far altro che applaudire.

Tornando alla macchina, si ha come la sensazione di essersi riappacificati con il mondo. Quanto pesa riaccendere la radio per sentire le ultime notizie da un pianeta che sembra aver perso la bussola…

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