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Scritto da Redazione
Ce n'è anche per Cecco a cena
27 Marzo 2020

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A Palermo hanno tentato di fare quella che, negli anni Settanta, si chiamava spesa proletaria. Hanno, cioè, alcune famiglie, dato l'assalto ad un supermercato della Lidl dopo essersi riunite a seguito di un gruppo facebook formato per l'occasione. Forse gli inetti, insulsi, incapaci, inguardabili, incomprensibili, ingiustificabili componenti di questo Governo oltreché di questa classe dirigente e politica di ignoranti, non hanno capito che cosa hanno scoperto sollevando il coperchio denominato Coronavirus ad un Sud che vive, costantemente e già in tempi normali, nell'assistenzialismo e nella precarietà. Hanno pensato che tutti gli italiani fossero come quelli provvisti di soldi sui conti correnti o disposti ad accettare passivamente le restrizioni alla propria libertà personale. Bene, non è così. Ci sono alcune regioni, quattro per l'esattezza - Calabria, Puglia, Sicilia e Campania - dove la legge fa già fatica a farsi, semplicemente, tollerare perché in costante emergenza criminalità, figuriamoci quando essa si vuole imporre a chi, di imposizioni, non vuol sentire parlare. Hanno sbagliato tutto. Quando dovevano blindare la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Veneto, in realtà hanno permesso fino a pochi giorni fa, a cani e porci, di spostarsi liberamente e in tutti i modi per la penisola.

E quando i buoi erano già fuggiti, hanno pensato bene di socchiudere le stalle. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Aumentati i contagi anche al centrosud sia pure in maniera non esponenziale e tutt'altro che simile a quelli del nord. Ma il vero problema è che si sono volute applicare misure draconiane anche laddove, sia per motivi storici, culturali, sociali, economici e diremmo quasi antropologici, si poteva immaginare che non avrebbero funzionato a lungo. In tutto il meridione non siamo a Bergamo e, comunque, la gente se ne frega perché non ha da mangiare visto che campa, spesso, con lavori in nero che, con le proibizioni attuali, non si possono più praticare. E al sud non sono come al nord dove ancor prima di menare chiedono scusa senza nemmeno sapere perché e vengono, poi, bastonati. No signori, al sud prima menano e, poi, nemmeno chiedono scusa. Anzi, menano un'altra volta.

Lo stiamo dicendo da oltre un mese. Gli imbelli al vertice di questo presunto stato che non esiste hanno voluto emettere un decreto dietro l'altro - ridicoli - con cui hanno messo in gabbia gli italiani senza che ce ne fossero i motivi, almeno nella gran parte del Paese. E se anche questi motivi ci fossero, avrebbero dovuto prima di tutto domandarsi come avrebbe fatto, la gente, a non andare a lavorare e a campare se qualcuno, lo Stato, non gli versava sui conti correnti il necessario per vivere.

Invece no. Hanno voluto chiudere tutte le attività seguendo l'onda emotiva delle immagini diffuse dai nostri giornalisti inviati al fronte con il solo risultato di aver trasmesso terrore e disperazione nonostante sia abbastanza chiaro che questo virus è sì, maledetto e pericoloso, ma si può guarire. Eccome se si può guarire. 

Forse i Conte e gli Zingaretti credevano che l'Europa avrebbe aperto le tasche per aiutarci, ma, come stiamo vedendo, ciò è tutt'altro che facile e, in particolare, se anche sarà, ci vorrà del tempo, settimane se non mesi. E che cosa diamo da mangiare a coloro i quali non hanno risparmi né soldi per vivere?

Si fa presto a parlare quando si guadagnano 12 mila euro al mese con o senza Coronavirus. Si fa altrettanto veloce a sciacquarsi la bocca quando si ha lo stipendio fisso. Ma chi non sa come andare avanti, cosa deve fare? Le banche, di questo passo e se dovesse profilarsi il rischio di assalti come ai supermercati, chiuderanno i battenti e nessuno si azzarderà ad avvicinarsi al bancomat sapendo che potrebbe essere, a sua volta, aggredito. A meno che non si vogliano impiegare i poliziotti, i carabinieri e l'esercito a presidiare gli sportelli così da permettere un ragionevole e protetto afflusso.

La nostra lunga rabbia sta nelle parole che stiamo scrivendo da settimane senza che, purtroppo, qualcuno ci ascolti. Del resto in Tv ci mandano i virologi dell'ultim'ora - cazzo, ma quanti virologi c'erano in questo Paese e che cosa hanno fatto fino ad oggi? - o i politicanti da stra(c)azzo, ma nessuno che riesca a spiegare alla gente comune cosa dovrà fare per comprare da mangiare quando le scorte di denaro saranno esaurite o quando i supermercati chiuderanno i battenti o perché c'è la paura del virus o perché si rischia la pelle negli assalti quotidiani.

Già, guardate l'Italia: l'unico Paese dove i sindacati minacciano e attuano scioperi. In piena emergenza sanitaria proclamano agitazioni con quale senso di responsabilità non si capisce e senza pensare che se chiuderà tutto sarà la guerra civile. Anche qui si vede il genio della stirpe. 

Questa contro il Coronavirus non è una guerra e se qualcuno paragona questa condizione ad un conflitto militare vuol dire che non ha mai letto qualcosa su ciò che accade durante una vera guerra oppure che, perdonateci l'ennesimo francesismo, non capisce un cazzo. In guerra non esiste certezza, non ci sono le Tv che trasmettono h24 o l'energia elettrica e il gas o l'acqua potabile che funzionano regolarmente. Si muore sotto i bombardamenti, uccisi senza motivo, massacrati senza pietà. E la paura è il solo minimo comune denominatore.

Anche qui, certo, c'è la paura, ma stando comodamente seduti sul divano di casa.

Facciamola finita di piangerci addosso e lasciamo che a piangere siano coloro che, al nord, ne hanno realmente i motivi. Una epidemia che colpisce, ma che, soprattutto, uccide solamente una minima parte della popolazione non può prescindere dal porre una domanda fondamentale: che cosa cavolo facciamo con l'altra, la parte maggioritaria? Ecco, a volte la miseria e la fame, il trovarsi senza mezzi di sostentamento, provocano reazioni incontrollabili e le folle, lo abbiamo già detto, non sanno dove sta la razionalità ammesso che qualcuno sappia dove si trova.

Cosa farà, adesso, il Conte qualora la gente, con il passare dei giorni, dovesse scendere i strada e ribellarsi? Facciamo fare multe a milioni anche se non c'è nessuno che potrà incassarle? Mandiamo agenti, militari e vigili a recitare il ruolo di carne da macello in mezzo alle strade? E se dovessero esplodere le carceri con una evasione di massa, chi difenderà chi? Non si fa la voce grossa se, poi, non abbiamo gli strumenti per farsi rispettare. Prima di impedire alla gente di lavorare, avrebbero dovuto trovare il sistema per poterle foraggiare durante il periodo di chiusura. E invece hanno ragionato come se tutti avessero la pancia piena e anche qualcosa di più. Dementi.

Siamo ancora in tempo ad evitare questa escalation che potrebbe portarci alla imposizione di una legge marziale con tutte le conseguenze del caso e a incidenti le cui conseguenze nemmeno osiamo immaginare?

Forse, ma non certo a colpi di decreti imbarazzanti. Il sud è una polveriera pronta ad esplodere e se ciò accade, non si salverà nessuno. E la colpa, qualora dovesse accadere, sarà dell'ignavia di chi ha fatto il passo più lungo della gamba.

Un'ultima considerazione, probabilmente cinica, ma realista: di fronte ai contagi e ai decessi delle persone anziane e più deboli, anche e particolarmente se ospitate tutte insieme all'interno delle case di risposo, i cosiddetti ricoveri che nessuno vuole più chiamare così chissà perché, sentiamo personaggi di presunto, elevato spessore dannarsi l'anima e chiedere ragione di ciò al padreterno. Ma dov'era tutta questa gente che si preoccupa degli anziani - i nostri vecchi o i nostri nonni, la nostra memoria storica come ha detto qualcuno - prima dell'avvento del Coronavirus? Chi si preoccupava di questi poveri disgraziati giunti al termine o quasi della loro esistenza e piazzati, malati o sani non importa, per un motivo o per l'altro nemmeno, nelle strutture in attesa soltanto di morire?

Gli anziani o vecchi che dir si voglia, esistevano già prima del Coronavirus, ma quando si facevano i tagli alla sanità, quando si davano 412 euro di pensione sociale a testa, quando si portavano via di casa non soltanto perché malati, ma perché rompevano i coglioni, ecco, dove cazzo erano quelli che, ora, si preoccupano per la loro sorte?

 

 

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