Non gli basta averci terrorizzato, ridotti alla fame, allontanati gli uni dagli altri, insinuato negli animi e nei cuori oltreché, purtroppo, nei cervelli la paura di un virus che agisce a mezzo servizio e uccide soltanto in determinate circostanze. No, adesso che l'epidemia sta progressivamente abbandonando le nostre latitudini, non sapendo o non volendo abbandonare, loro, il potere e la leva del comando, hanno già trovato il modo di farci stare in allarme con una ipotetica seconda, terza e anche, perché no?, quarta ondata in autunno e in inverno. Inoltre, casomai dovessimo dimenticarcelo, ci hanno imposto questa storia delle mascherine obbligatorie, da loro stessi, per settimane, considerata una inutile precauzione se non adottata da chi sta quotidianamente a contatto con i contagiati. Ma tant'è, gli esseri umani sembrano desiderare, soltanto, di essere guidati e gestiti da qualcuno che faccia credere di saperne più di loro. Peccato che, nel frattempo, vengono meno molte certezze, a cominciare da quelle psicologiche per non parlare di quelle economiche altrettanto devastanti. Per incutere timore e sospetti, gridano alla movida persino nei paesi di poche centinaia di anime. Idioti parassiti di uno stato che, grazie ai Pentapallati e ai loro complici ex comunisti, alleva con redditi garantiti generazioni di nullatenenti e incapaci. Mascherine, quindi e in attesa di qualcosa di peggio - il vaccino - a go-go e obbligatorie ovunque, anche sulla tazza del cesso casomai si dovesse pensare che, almeno sulla tazza, ci sia un minimo di libertà e indipendenza.
Noi, lo diciamo senza ombra di paura e con massima convinzione, pensiamo che le mascherine se le debbano mettere in quel posto e non le usiamo perché siamo convinti che non servono assolutamente a nulla, anzi. Provate a tenerle con temperature superiori ai 27-28 gradi e poi ve ne accorgerete. Suda il viso, si respira anidride carbonica, quindi, significa che nei polmoni non entra ossigeno allo stato puro, bensì ciò che noi espelliamo dopo aver respirato, appunto CO2 o giù di lì. E pensate che il sangue, per fare bene la sua funzione di circolazione, ha bisogno di essere ossigenato bene e con costanza. Se mascherine indossiamo, solo per pochi minuti e all'interno di luoghi chiusi, non per noi, ma per gli sconosciuti che rispettiamo pur non condividendone il comportamento.
Abbiamo visto gente che è andata fuori di testa, che viaggia in macchina con finestrini chiusi e mascherine indosso, che gira in mezzo alla campagna con il viso coperto, anticamera del burka di prossimo impiego quando ci avranno fatti tutti musulmani. E ci fa tanta tristezza perché abbiamo e hanno compreso come si può tenere in scacco un popolo senza muovere un dito.
Le mascherine, quindi, se le possono cacciare nel sedere, lo stesso identico posto in cui, però, a nostro avviso è necessario, per proteggerlo, indossare un altro indumento molto, ma molto più utile in questo frangente e indispensabile: le mutande di latta.
Questo articolo intimo se così possiamo definirlo ha, indubbiamente, dei disagi facilmente intuibili, ma in cambio fornisce una protezione pressoché totalizzante nel senso che impedisce quello che, saltati tutti gli altri per i debosciati del Covid-19 a oltranza, è rimasto l'ultimo e unico sport praticabile: l'inchiappettamento sociale ed economico.
In sostanza, gente, lasciate perdere la protezione del viso e pensate, invece, a quella del culo poiché, a dispetto degli appelli alla solidarietà, alla riscoperta vicinanza - ma come?, con il distanziamento sociale che vicinanza è? - la realtà dimostra che, al contrario, la giungla è ancora più fitta e ognuno pensa, giustamente, a sopravvivere come da sempre è avvenuto e come accade ora, soprattutto, quando siamo stati abbandonati da uno stato i cui politicanti da strapazzo non hanno avuto nemmeno la dignità di ridursi - salvo, forse, poche eccezioni - lo stipendio, loro che campano a sbafo da veri parassiti a una media che viaggia tra gli 8 e i 12 mila euro l'anno a seconda degli incarichi ricoperti.
Quindi, gente, avanti con le mutande di latta e, in particolare, occhio al sano detto di una volta: Né per scherzo né per burla 'ntorno ar culo 'un ci voglio nulla